C’era un tempo in cui si pensava che le donne non avessero ironia. Sembrava, infatti, che la comicità non fosse sufficientemente elegante per loro e che andasse ad interferire con il “nobile” scopo di rappresentare una graziosa, armoniosa ma pur fissa femminilità. In sostanza, dunque, solo gli uomini potevano far ridere in pubblico o in privato, per puro piacere personale o per professione. Fortuna che alcune artiste, nel corso degli anni, non solo hanno scoperto il proprio potenziale umoristico ma, soprattutto, quello insito nella vita stessa e, sopratutto, nella quotidianità di una donna.
Teresa Mannino, dunque, non è solo la pronipote di Medea, come ama definirsi, ma anche la diretta discente di una salda compagine femminile che nella risata hanno trovato potere, espressione e liberazione. E se è riuscita a conquistare un palcoscenico importante come quello dell’Ariston durante la 74.esima edizione del Festival di Sanremo a tutte loro deve molto oltre, naturalmente, al talento personale capace d’interpretare temi universali come il rapporto uomo/donna, sud/nord, la maternità e il terribile passare dell’età in chiave ironica. Perché per affrontare alcuni eventi inevitabili, capaci di trasformarsi addirittura in archetipi culturali, il primo passo essenziale è farsi una sana risata. Stabilito questo, dunque, proviamo a ricostruire il percorso che ha portato una ragazza siciliana come la Mannino prima sul palco di Zelig e poi su quello ancora più ambito di Sanremo.
Dalla Magna Grecia con ironia
Quante possibilità ha una ragazza di Palermo, laureata in Filosofia e proveniente da una famiglia non artistica, di approdare a Milano e conquistare un tempio della comicità come Zelig? A prima vista la risposta non darebbe molte speranze ma la Mannino è stata capace di sovvertire tutti i pronostici negativi. Anzi, quando si trasferisce a Milano nel 1998, inizia a frequentare la scuola di europea di recitazione del Teatro Carcano di Milano. Un’occasione, questa, per mettere alla prova un suon interesse ma anche, come ha rivelato durante uno spettacolo, per sopravvivere alla solitudine della città lombarda.
Qualunque siano stati i suoi veri intenti, comunque, il corso dimostra il suo talento e le procura un esordio tutt’altro che ironico e comico. Si tratta, infatti, di Lisistrata di Aristofane. Certo è che per lei, figlia della Magna Grecia per eccellenza, confrontarsi con un testo antico di questo genere deve essere sembrato quasi un passaggio naturale. La Grecia, poi, continua a rincorrerla anche nella successiva produzione teatrale, anche se con atmosfere completamente diverse. In questo caso, infatti, si tratta dalle commedia Dio di Woody Allen, ambientata ad Atene con al centro due artisti dai bizzarri nomi di Epàtite e Diàbete. In quest’occasione inizia a sondare le sue effettive potenzialità comiche, le stesse che nei primi anni del 2000 la trasforma in una delle protagoniste più amate di Zelig.
One Woman Show
Il programma, diretto per molti anni da Claudio Bisio, ha offerto alla Mannino una grande visibilità che, a sua volta, le ha permesso di partecipare ad alcuni film della commedia italiana come Amore, bugie & calcetto,A Natale mi sposo e Ex – Amici come prima!, ma è il teatro che riesce ad esaltare completamente la sua personalità. Dal punto di vista cinematografico, infatti, viene spesso contenuta, trattenuta e portata verso rappresentazioni completamente diverse da quelle conosciute dal pubblico.
Il risultato è quasi sempre una diminutio del suo potenziale che, invece, si esalta in modo esponenziale sul palcoscenico e grazie a degli spettacoli che scrive per dare forza alla sua voce e a quel personaggio che le somiglia in modo così intimo. Esperienze in cui il pubblico l’ha seguita nonostante la crisi che sembra aver colpito il settore. La dimostrazione è “il tutto esaurito” che ha caratterizzato più di un suo spettacolo come, ad esempio, Sono nata il vestire, in cui costruisce un viaggio nella sua infanzia tipica di una bambina degli anni settanta in cui molti riescono a riconoscersi, e Terrybilmente divagante, in cui diventa arbitro di un match ideale tra Palermo e Milano. Per concludere non si può dimenticare il successo di Sento la terra girare, spettacolo incentrato su una riflessione ambientale e sui difetti umani che hanno portato il mondo verso una condizione di crisi.
Il segreto del successo
Che la Mannino sia riuscita nel corso degli anni a conquistare il pubblico è un dato di fatto trasformatosi quasi in storia contemporanea della televisione. La questione, dunque, è comprendere come questo sia accaduto. Quale sia stata la formula del suo successo in grado di farla brillare tra i molti artisti presenti sulla scena.
Il segreto può essere ricondotto a due elementi essenziali: un’ironia dissacrante e sferzante grazie alla quale reinterpretare sempre se stessa. In sostanza, dunque, la Mannino non ha mai finto di essere altro, non si è costruita alcun personaggio se non quello che rimanda alla realtà delle sue origini e ad una sicilianità che le appartiene. Ovviamente tutto questo è stato messo, almeno all’inizio, al servizio di un umorismo basato sul confronto eterno, ma sempre efficace, tra nord e sud volto ad una ridefinizione del concetto di “terrone” e di “lombardo”.
Ma la Mannino non si è certo fermata a questo punto. Lo stesso stile umoristico e la medesima rappresentazione di se stessa l’ha utilizzata alla millesima potenza all’interno dei suoi spettacoli teatrali in cui si mette al centro del palcoscenico in totale solitudine in un dialogo costante con la sua platea. Un confronto basato su elementi semplici, quasi basici della vita ma sempre essenziali come il maschile e il femminile, il concetto di famiglia, la visione della maternità e il cibo, che diventa sempre veicolo di amore e appartenenza familiare.
In sostanza, dunque, Teresa Mannino è dotata di quella comicità in grado di rendere grandi le piccole cose, di assurgere la quotidianità ad elemento di discussione mostrando non solamente l’ovvio ma anche i significati più nascosti senza dimenticare, ovviamente, di esaltarne l’ironia. Perché, alla fine, nella vita si può ridere di tutto. Volendo.