Una giovane donna dallo sguardo vivace e dai lunghi capelli biondi entra in una caffetteria in visibile affanno. Ad angosciarla è la necessità impellente e poco poetica di un bagno. Un diritto sacrosanto che, però, le viene negato visto che non ha acquistato nulla e, di fatto, non è una cliente. Il problema in sé sarebbe anche facilmente risolvibile se non fosse per una fila chilometrica ad attenderla alle casse. A questo punto, come affrontare la piccola ma impellente crisi? La risposta arriva, nemmeno a dirlo, da un giovane uomo che, in tutta la sua avvenente gentilezza, si fa largo tra la folla.
È alto, attraente, dotato di spalle ampie, fisico asciutto, mascella volitiva ed un sorriso accattivante. Come se non bastasse, poi, è secondo all’interno di quella stessa fila interminabile e si offre di acquistare una bevanda per permettere alla “donzella in difficoltà” di conquistare le ambite chiavi del bagno. Inutile dire che tra i due scatta un’attrazione immediata e che, altrettanto prevedibilmente, si tratta della scena iniziale di Tutti tranne te, commedia romantica diretta da Will Gluck. E non sarebbe potuto essere diversamente visto che la possibilità d’incorrere in tanti elementi positivi tutti insieme è praticamente impossibile.
Tutto questo per porre le basi di una realtà conclamata e di cui si deve essere consapevoli: il cinema è davvero l’industria dell’illusione, soprattutto in fatto di sentimenti. Il più delle volte, infatti, il romanticismo proposto ha una confezione perfetta, anche troppo, andando a concretizzare i sogni di un numero infinito di generazioni di spettatrici. Quando, però, le luci in sala si accendono e finisce l’incanto, è bene essere consapevoli che alcuni amori sono possibili solo al cinema e che nessuno correrà da Tiffany per far incidere un anello trovato in un pacchetto di noccioline. Troppo cinismo? Proviamo ad andare nello specifico con alcune delle scene dei film entrati nella storia del cinema romantico.
Il primo incontro non si scorda mai
Prima di procedere, però, è bene fare una puntualizzazione. Gran parte dei titoli considerati non sono propriamente recenti, fatta eccezione per il primo. Questo, probabilmente, dipende dal fatto che le così dette rom-com non sono molto prodotte rispetto al passato. Un’andamento che potrebbe dipendere da più fattori come, ad esempio, la miglior evoluzione del genere nelle serie tv. O, forse, per le rimostranze di un nutrito gruppo di ascolto maschile impossibilitato a soddisfare le aspettative sempre più alte proposte da alcuni film.
Facile ironia a parte, andiamo a considerare l’inizio di tutte le storie d’amore: il primo incontro. Si tratta di un momento essenziale che ha lo scopo di segnare tutta il successivo andamento della vicenda. Per questo motivo, dunque, è possibile fare una distinzione in due diversi incipit: Friends to Lovers e Haters to Lovers. Del secondo gruppo, ad esempio, fa parte proprio la scena iniziale di Tutti tranne te visto che i due protagonisti, dopo una serata ed una notte passata insieme, entrano in un vortice di equivoci tanto da diventare nemici giurati per poi, inevitabilmente, scoprire di amarsi. Ma quella è tutta un’altra storia.
Quello che importa, invece, è il contrasto tra la messa in scena e la realtà dei fatti. Nella maggior parte dei casi, infatti, una ragazza nella stessa situazione avrebbe dovuto affrontare tutto sostenendo l’indifferenza degli altri o, in alcuni casi, anche lo sguardo di biasimo da parte di chi è in fila. Per non parlare, poi, dell’opzione più temuta: l’incontro con il personaggio maschile della propria favola ma che, in realtà, nasconde manie compulsive o una chiara attitudine allo stalkeraggio.
Altro primo incontro memorabile è regalato da L’amore non va in vacanza. Diretto nel 2006 da Nancy Meyers, la commedia ha probabilmente incrementato in modo notevole dei viaggi verso sperdute cittadine nella campagna inglese, possibilmente durante le feste natalizie e con la neve alta. Tutti elementi essenziali per accarezzare la speranza, anche se vaga, di sentir bussare alla porta del piccolo cottage affittato in piena notte, aprire con assoluta fiducia nel prossimo e trovarsi di fronte un Jude Lowe con il suo miglior sorriso e tanto ebbro da poter essere anche disposto ad entrare e restare. Inutile dire che, nella realtà dei fatti, nessuno aprirebbe mai ad un estraneo scoprendo, solo il giorno dopo, magari, di aver congelato il potenziale amore della propria vita.
Nel gruppo Haters to Lovers, invece, rientrano una meravigliosa ed ancora naturale Meg Ryan e un altrettanto giovane Tom Hanks in C’è posta per te. La commedia è un piccolo gioiello scritto e diretto da Nora Ephron, una donna capace di dotare il romanticismo di un’irrefrenabile senso dell’umorismo. A dire il vero, però, qui c’è già una base di partenza molto forte. Si tratta del film Scrivimi fermo posta, diretto da Ernst Lubitsch nel 1940 e manifesto della così detta screwball comedy con al centro la guerra dei sessi.
Ed è proprio quest’ultimo elemento che caratterizza il primo incontro tra Joe Fox e Kathleen Kelly, divisi da una diversa visione del mondo editoriale ma inconsapevolmente uniti da una serrata conversazione via mail. In sostanza, i predecessori degli amori via social. La differenza è che loro, incontrandosi, finiscono per innamorarsi e baciarsi in un parco newyorkese con tanto di meraviglioso Golden Retriever al seguito, mentre nella realtà dei fatti gli eventi potrebbero avere dei risvolti più pericolosi e nettamente meno romantici.
La dichiarazione d’amore
Non c’è momento più atteso e sognato all’interno di un film romantico della dichiarazione d’amore. Solitamente questa arriva, in tutta la sua magnificenza, alla fine della vicenda, costruendo quel perfetto happy end composto da un mix di parole, colonna sonora di sottofondo e situazione scelta. Non è un caso, dunque, che ci sia praticamente l’imbarazzo della scelta tra tutte le commedie prodotte fino ad oggi.
Lo scettro, però, va ancora ad una storia che ha più di trent’anni ma che mantiene intatto brio, ironia e una modernità senza tempo. Ovviamente si tratta di Harry, ti presento Sally, diretta da Rob Reiner ma dove si sente forte, ancora una volta, lo zampino della Ephron. Soprattutto nella scrittura della più efficace e incredibilmente romantica dichiarazione d’amore che sia mai stata pensata. La stessa che un numero infinito di spettatrici sono capaci di recitare a memoria meglio di qualsiasi verso poetico studiato a scuola. Perché Alessandro Manzoni potrà anche aver scritto I promessi sposi, ma la Ephron ha regalato il sogno d’amore per eccellenza: innamorarsi del miglior amico. Ma andiamo a vedere come sono andati i fatti.
E’ l’ultimo dell’anno e Sally si trova ad una festa con la sua amica Marie e il neo marito Jess. Harry non è con loro perché i rapporti tra i due si sono rovinati dopo una notte trascorsa insieme e l’atteggiamento di lui volto a minimizzare il tutto. La loro storia, dunque, sembra essere arrivata al capolinea ancor prima d’iniziare. Situazione, questa, che nella realtà dei fatti viene sperimentata con una cadenza quasi costante. A quel punto, quando si pensa che la magia non arriverà, ecco il guizzo che riaccende la speranza. Da solo nel suo appartamento, infatti, Harry ripensa a cosa vuol dire avere Sally nella propria vita e scopre di amarla. Per questo motivo esce di casa ed inizia a correre verso la festa perché ha urgenza di dirle che “quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile”. Ecco le indelebili parole finali di una dichiarazione ben più lunga e coinvolgente per la sua semplicità.
Nella realtà, però, cosa sarebbe successo? Partendo dal presupposto che il “cinico” ma simpatico Harry è un’archetipo maschile facile da incontrare, la conclusione ha un elevato numero di possibilità di essere completamente diversa. Come? Nella maggior parte dei casi è assente qualsiasi epifania rispetto ai sentimenti realmente provati. E, nel caso ci fosse, creerebbe un tale stato di terrore nel malcapitato da essere rimossa, negata o ignorata. Se, invece, il protagonista di questa storia è consapevole e coraggioso, è comunque bene non aspettarsi alcuna corsa a perdifiato. Molto più realistico un semplice vocale su Whatsapp. E, magari, in quel caso sarebbe possibile avere anche una colonna sonora.
L’amore con una celebrità
Qui si entra in un territorio pericoloso perché la storia d’amore con una celebrità rientra nei sogni segreti di ogni adolescente e continua a sopravvivere celato in un angolo privatissimo anche in età adulta. Lo sa bene Richard Curtis che, nel corso della sua carriera nel cinema, ci ha servito su un piatto d’argento più di un’illusione romantica tra cui proprio quella di Notting Hill.
In questo caso Curtis firma la sceneggiatura e condanna un intero quartiere di Londra, già ampiamente battuto dal turismo, ad essere preso d’assalto da una folla con impellenza romantica. Tutto pur di trovare la libreria Travel Bookshop, dove William e Anna s’incontrano per la prima volta e, sopratutto, dove la famosa attrice di Hollywood dichiara tutto il suo amore all’impacciato ma fascinoso proprietario di una piccolo esercizio commerciale. E poco importa se i due protagonisti hanno il volto di Hugh Grant e Julia Roberts. Il che rende tutto inevitabilmente più facile.
E’ un dato di fatto acclarato che dalla sua uscita in sala nel 1999, il film ha procurato un incremento nella frequentazione di librerie alla ricerca di un possibile incontro della vita. E non deve essere necessariamente una star di Hollywood. Anche il protagonista di una fiction può andare più che bene. Perché, alla fine di tutto l’importante è sognare, ma con la consapevolezza di farlo.