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Home » Film » Downsizing, la spiegazione del finale del film con Matt Damon

Downsizing, la spiegazione del finale del film con Matt Damon

La spiegazione del finale di Downsizing - Vivere alla grande, commedia diretta da Alexander Payne e con Matt Damon e Christoph Waltz.
Simone FabrizianiDi Simone Fabriziani26 Settembre 2023
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Downsizing
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Da pochi giorni su Netflix è arrivato nel vastissimo catalogo della piattaforma di streaming Downsizing – Vivere alla grande, di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione. Film di apertura della 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, l’opera scritta e diretta da Alexander Payne (Sideways, Election, Nebraska) fece molto discutere la stampa e il pubblico nel corso del 2017; da una parte, si discostava dai precedenti lungometraggi realizzati dal cineasta premio Oscar (dell’intimità dei sentimenti dei suoi personaggi aveva sempre fatto la sua cifra stilista più riconoscibile) in quanto opera di carattere distopico e fortemente satirico, dall’altra perché monito ironico eppure al contempo serissimo sui pericoli del riscaldamento globale e i consumi delle energie del Pianeta Terra.

Nella nostra spiegazione del finale di Downsizing – Vivere alla grande, vi chiarificheremo tutti i passaggi narrativi del film di Alexander Payne con Matt Damon e Christoph Waltz fino a dare una nostra lettura sul vero significato del terzo atto del lungometraggio che apri il Festival di Venezia nel 2017, tra caustica critica ai cambiamenti climatici e visione ottimista del potere individuale per il bene della collettività.

Vivere alla grande… in miniatura!

Downsizing, una scena

Nell’Edvardsen Institute di Bergen che si trova nella fredda Norvegia, il dottor Jorgen Asbjørnsen (Rolf Lassgard) sottopone un topo a un esperimento e, vedendone il risultato, va in visibilio. Cinque anni dopo, la sua scoperta viene rivelata al mondo: egli, insieme ad altre 37 persone fra cui sua moglie, si è sottoposto a un processo permanente e irreversibile detto “miniaturizzazione”, il quale riduce massa e volume corporeo a 1/2744 dell’originale, l’altezza di 14 volte e incrementa di 14 volte il rapporto superficie/volume. Il processo è presentato come unica soluzione possibile all’impatto globale rappresentato dall’uomo: infatti il totale di tutti i prodotti non compostabili dell’intera comunità dei partecipanti all’esperimento è contenuto in un solo sacco di immondizia.

Dieci anni dopo, Paul (Matt Damon) e Audrey Safranek (Kristen Wiig) incontrano una coppia di amici, Dave (Jason Sudeikis) e Karol (Maribeth Monroe), sottopostisi al processo. Essi raccontano di quanto sia fantastica la loro nuova vita “small”: dato che la necessità di beni e servizi è enormemente inferiore, essi vivono in maniera molto più agiata in una apposita città per persone miniaturizzate, del tutto priva di criminalità. Trovandosi in grandi difficoltà economiche, Paul e Audrey decidono così di sottoporsi all’intervento ma, all’ultimo momento, quando Paul è già in sala operatoria, Audrey si tira indietro decidendo di non sottoporsi all’operazione e lasciando così il marito a fare i conti con una nuova realtà: quella di iniziare una vita completamente differente da solo, senza la presenza e l’appoggio di sua moglie.

Il peso di ricominciare da zero

Downsizing, una scena

Miniaturizzato e completamente da solo, Paul è costretto a vivere i suoi primissimi giorni “di taglia ridotta” in totale depressione; questo fino a quando non accetta l’invito di Dusan Mirkovic (Christoph Waltz), suo vicino di casa, ad unirsi ai bagordi di alcol e droga in casa sua. Dopo essersi risvegliato il mattino dopo in casa di Dusan, Paul fa la conoscenza della squadra di pulizie nella quale lavora la scontrosa ed enigmatica Gong Jiang (Hong Chau); quest’ultima era una dissidente vietnamita che in passato, dopo essere stata miniaturizzata contro la sua volontà, cercò di fuggire nel mondo reale con altre 16 persone; di quelle, solo lei sopravvisse, anche se con una gamba amputata a causa di un’infezione.

Ora, Gong cammina malamente con una vecchia protesi malandata che Paul (che nella vita reale era terapista occupazionale) si offre di aggiustare in attesa di una nuova; purtroppo, la vecchia protesi si rompe nel processo di aggiustamento, così Paul decide di sdebitarsi con Gong per il danno causatole aiutandola di tanto in tanto con le pulizie casalinghe. Lavorando a stretto contatto con la donna vietnamita, Paul scopre una donna misteriosa ed affascinante, che vive in una zona degradata ai confini delle mura cittadine, all’interno di alcune roulotte tramutate in fatiscenti condomini abusivi.

Cosa succede nel finale di Downsizing?

Downsizing, una scena

Quando Dusan e un suo socio in affari di nome Joris Konrad (Udo Kier) informano Paul e Gong che si sarebbero trasferiti nella colonia norvegese per traspostare alcune merci di contrabbando, i due decidono di seguirli per affrontare un viaggio verso il Nord dell’Europa che forse avrebbe dato una risposta al futuro dell’umanità sull’orlo del precipizio. Prima di raggiungere il villaggio norvegese, il dottor Jorgen Asbjørnsen gli rivela che alcuni scienziati suoi colleghi hanno decretato i minuti contati per il Pianeta Terra: le risorse energetiche del globo stavano per esaurirsi completamente, l’unica speranza per la sopravvivenza del genere umano era quella di rifugiarsi all’interno di una colonia sotterranea a 1,6 km sotto la superficie terrestre, seppur in forma miniaturizzata. Paul è assolutamente entusiasta del progetto del professore norvegese, Dusan, Gong e Joris molto meno.

Dusan e Joris sostengono che il gruppo di Asbjørnsen è una sorta di setta destinata ad estinguersi nel giro di poco tempo, ben prima degli umani in superficie. Completamente in disaccordo, Paul decide nonostante tutto di entrare nel tunnel che portava alla colonia sotterranea, ma all’ultimo momento, prima che esso venga sigillato per 8000 anni, decide di tornare indietro per amore della donna vietnamita che aveva inaspettatamente conosciuto all’interno del mondo minaturizzato, con la quale proprio qualche giorno prima aveva tra l’altro suggellato il sentimento amoroso con un rapporto sessuale. Paul e Gong abbandonano la Norvegia e decidono di tornare alla loro città intraprendendo un’opera di volontariato verso le persone meno abbienti e più bisognose che Gong aveva già iniziato ben prima di innamorarsi perdutamente di Paul. E vissero felici e contenti?

Il significato del finale di Downsizing

Downsizing, una scena

Il significato del finale di Downsizing – Vivere alla grande è duplice: da una parte potrebbe essere letto come monito neanche troppo fantascientifico dei pericoli sempre più imminenti (ed urgenti) delle conseguenze nefaste del riscaldamento globale, dall’altro come inno al potere del pensiero individuale per il bene della collettività e del suo futuro. La scelta finale di Paul ne è del resto emblematica: scisso se decidere di abbracciare l’ennesima utopia fallimentare del dottore norvegese o rimanere nel mondo reale a lottare quotidianamente per renderlo migliore a fianco di un nuovo amore, il protagonista interpretato da Matt Damon alla fine sceglie di addossarsi la responsabilità di non farsi ammaliare da promesse fasulle (come fu quella di miniaturizzarsi), ma di affrontare un destino incerto mano nella mano con Gong.

Perché con la sua opera cinematografica Alexander Payne ci vuole sottilmente suggerire che tutto sommato non esiste il migliore dei mondi, l’essere umano ha la “straordinaria” capacità di saperne creare migliaia, e di finire per distruggerli tutti con le proprie mani, compiendo ciclicamente gli stessi errori. I medesimi che nel mondo reale, quello al di fuori della finzione di Downsizing e nel quale viviamo tutti noi oggi, ci stanno inevitabilmente trasportando verso un disastroso punto di non ritorno che il Pianeta Terra, presto o tardi, non ci risparmierà.

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