Eccentrico, innovativo, schierato, senza compromessi e senza peli sulla lingua. Questo e tanto altro è il cinema di Nanni Moretti che a partire dalla fine degli anni Settanta ha provocato un vero e proprio terremoto artistico all’interno della new wave dell’industria cinematografica italiana. Un modello di settima arte capace di parlare con un linguaggio narrativo del tutto inedito della gioventù post-’68 e dello status quo della politica e della società dello stivale, declinata spesso e volentieri attraverso l’occhio spietato ed irriverente della storia e l’evoluzione della sinistra nostrana.
Nanni Moretti è attualmente nelle nostre sale con l’ottimo Il sol dell’avvenire, un graditissimo ritorno alla forma più smagliante per il cineasta romano di cui vi abbiamo già parlato nelle nostra entusiastica recensione. Per celebrare dunque l’uscita in sala del suo quattordicesimo film ecco secondo la nostra opinione i 10 migliori film di Nanni Moretti, quelli che più di altri sono riusciti a distillare l’essenza del modo di fare cinema del grande regista, sceneggiatore, attore e produttore italiano che la storia della settima arte, almeno in Italia, l’ha profondamente cambiata.
1. Caro Diario (1993)
Siamo nel 1993 e Nanni Moretti presenta al Festival di Cannes di quell’anno Caro Diario, tra i lungometraggi più sfacciatamente autobiografici del regista. Svestiti i panni dell’alter-ego Michele Apicella, Moretti interpreta se stesso in un racconto cinematografico che ha fatto la storia del cinema italiano e che ancora oggi rappresenta forse la punta di diamante più completa della sua peculiare poetica. Premio alla regia a Cannes 1993 e David di Donatello come miglior film l’anno successivo.
Caro Diario è suddiviso in tre episodi, di cui l’ultimo è quello dal carattere più autobiografico. Nel primo episodio (“In Vespa”) Nanni Moretti vaga per una Roma estiva e semideserta, va al cinema, raggiunge il Lido di Ostia fino al luogo in cui è stato ucciso Pasolini. Nel secondo (“Isole”) partiamo da Lipari per arrivare a Filicudi in compagnia di Gerardo, teledipendente inconfessato. L’episodio finale (“Medici”) segue invece l’odissea di Moretti a cui viene diagnosticato un tumore al sistema linfatico.
2. La stanza del figlio (2001)
Nel 2001, ben otto anni dopo Caro Diario, il cineasta romano firma uno dei suoi titoli drammatici più belli e rappresentativi. Mette da parte momentaneamente il linguaggio provocatorio e invettivo della sua fase più caustica e politicamente militante per raccontare un dramma famigliare a tutto tondo dove ogni elemento sembra incastrarsi perfettamente. Il risultato è La stanza del figlio, Palma d’Oro al Festival di Cannes di quell’anno e ultimo riconoscimento massimo della kermesse francese assegnato all’Italia.
In La stanza del figlio Giovanni (Nanni Moretti), psicanalista di Ancona, è convocato dal preside della scuola di suo figlio Andrea, accusato di aver rubato un fossile. A casa l’uomo discute con la moglie Paola (Laura Morante) sulla responsabilità del figlio, che nega il furto e ricuce in anticipo lo strappo coi genitori. Qualche tempo dopo Andrea muore durante un’immersione e la vita di Giovanni, Paola e della secondogenita Irene (Jasmine Trinca) va in frantumi.
3. Palombella rossa (1989)
Palombella rossa è l’ultimo titolo scritto, diretto e interpretato da Nanni Moretti in cui veste i panni dell’alter-ego Michele Apicella, personaggio semi-autobiografico che aveva accompagnato e contraddistinto la prima, provocatoria parte della sua carriera. Da studente di cinema e regista con poco successo, adesso l’Apicella di Moretti diventa deputato comunista e giocatore agonistico di pallanuoto, in un lungometraggio surreale e a tratti onirico che sferza con grande ironia e potenza narrativa la crisi ideologica del Partito Comunista dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda.
Michele Apicella, deputato comunista e giocatore di pallanuoto, ha perso la memoria in un incidente d’auto. Gli amici, i giornalisti e i compagni lo incalzano perché ricordi: soprattutto il gesto clamoroso da lui compiuto. Ma Michele riesce solo a racimolare brandelli della sua memoria: bambino ai primi allenamenti, una strana tribuna politica, e intanto la partita va avanti, ma sarà proprio lui a sbagliare il rigore decisivo.
4. Aprile (1998)
Seguito quasi spirituale di Caro Diario nella sua forma smaccatamente autobiografica, Aprile è senza dubbio il lungometraggio più aderente alla vita e agli avvicendamenti privati del cineasta. Non solo racconta l’ascesa al potere politico di Silvio Berlusconi in occasione delle storiche elezioni del 1994, ma ne celebra anche la caduta due anni dopo, con le elezioni anticipate e la vittoria della sinistra italiana guidata da Romano Prodi, la prima volta in assoluto per la coalizione progressista nella storia della repubblica nostrana. Nello stesso anno, il 1996, nasce anche Pietro, il primo figlio di Nanni Moretti.
Siamo nell’aprile del 1994 ed Emilio Fede al TG4 annuncia la vittoria di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche di quell’anno. Nanni Moretti è sconcertato dalla vittoria della destra e pensa di girare un documentario a proposito della figura di Berlusconi e sul conflitto d’interessi. Tuttavia il progetto verrà accantonato per fare posto a un musical. Ma nel 1996 ci saranno le elezioni politiche anticipate e Moretti (che nel frattempo aveva sospeso a tempo indeterminato il musical per mancanza d’idee) ripensa al suo progetto del film politico. Intanto la moglie Silvia gli annuncia che è incinta del loro primo figlio.
5. Sogni d’oro (1981)
Torniamo indietro nel tempo e nella filmografia di Nanni Moretti e arriviamo al 1981, anno in cui il nostro cineasta partecipa alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e vince, non con poche polemiche, il Grand Prix della Giuria per il suo discusso Sogni d’oro. Come per i due precedenti Ecce Bombo e Io sono un autarchico, Moretti veste ancora una volta i panni di Michele Apicella (il cui cognome, tra l’altro, è lo stesso della vera madre del regista e attore), alle prese con la realizzazione di un ambizioso film sul rapporto conflittuale tra Sigmund Freud (un indimenticabile e spassoso Remo Remotti) e sua madre. Primo lungometraggio di Moretti dedicato al cinema e al fare cinema, così come è qui che fa capolino per la prima volta nella sua carriera dietro e davanti la macchina da presa la celeberrima sacher torte, dolce austriaco che darà poi il nome anche alla sua casa di produzione qualche anno dopo.
Michele Apicella è un giovane cineasta che ha avuto successo con i suoi film ed è continuamente richiesto in qualità di ospite per interviste e convegni. Attualmente sta lavorando a una nuova sceneggiatura dal titolo “La mamma di Freud”, ma deve fare i conti con tutta una serie di ostacoli: la concorrenza di alcuni colleghi, l’insistenza di due individui che vogliono imparare il mestiere a ogni costo, e soprattutto l’amore non corrisposto per Silvia, un’ex compagna di scuola che gli appare in sogno tutte le notti. Alla fine il film esce e le accoglienze sono favorevoli, ma i sogni di Michele peggiorano.
6. Il sol dell’avvenire (2023)
Sesta posizione di questa classifica per l’ultimissimo titolo diretto e interpretato da Moretti, attualmente nelle nostre sale e che parteciperà in lizza per la Palma d’Oro al 76° Festival di Cannes. Un ritorno alla forma e agli stilemi del passato cinematografico del regista, che nel suo precedente Tre piani sembrava aver perso lo smalto e l’ispirazione artistica. Con Il sol dell’avvenire pare invece voler fare i conti con alcuni elementi che avevano fatto il successo dei suoi precedenti capolavori, soprattutto quelli più autobiografici, più meta-cinematografici e politicamente schierati. Il risultato è una confezione morettiana ineccepibile che omaggia sé stessa e che guarda al futuro del cinema con rinnovato ottimismo.
Giovanni (Nanni Moretti) è un regista sempre meno in sintonia con il mondo che lo circonda. Al momento è impegnato con le riprese di un film ambientato nel 1956, la storia del segretario della sezione del partito comunista di un quartiere romano (Silvio Orlando) che non sa come reagire all’invio dei carri armati sovietici in Ungheria. La produttrice del film è sua moglie Paola (Margherita Buy), che ultimamente sta pensando di lasciarlo anche se Giovanni non ne ha idea. Il regista sta anche scrivendo un altro progetto tratto da un romanzo e allo stesso tempo sogna di girare un film che racconti la storia d’amore quarantennale di una coppia, con molte canzoni italiane a fare da sottofondo.
7. Il caimano (2006)
A proposito di film meta-cinematografici, nel 2006 Nanni Moretti presenta al Festival di Cannes l’ambizioso Il Caimano, lungometraggio-matrioska che racconta due storie in una: la fine di un matrimonio e la realizzazione di un film dedicato alla figura di Silvio Berlusconi. Una pellicola, quella di Moretti, che più che raccontare le asperità e le zone d’ombra della figura politica di Berlusconi, vuole raffigurare il termine di una grande storia d’amore quando fuori l’Italia affoga nei vizi e nel consumismo portati dal politico ex-premier. 6 David di Donatello (tra cui miglior film) e moltissimi cameo di registi e colleghi: Paolo Sorrentino, Paolo Virzì, Carlo Mazzacurati e Giuliano Montaldo, tra gli altri.
Arroccato nel suo teatro di posa nel quale ormai si girano solo le televendite, Bruno (Silvio Orlando) è sull’orlo del fallimento nonostante la rivalutazione “critica” dei suoi film; per di più si sta separando dalla moglie Paola (Margherita Buy) che, dopo essere stata la star dei suoi film, ha intrapreso la carriera più tranquilla di mamma e di corista concertista. Fuori, c’è “il caimano”, ovvero Silvio Berlusconi, intrattenitore e politico funambolico, sulla cui ascesa vuole fare un film una giovane regista esordiente (Jasmine Trinca) che, come ultima spiaggia, porta la sceneggiatura a Bruno.
8. Bianca (1984)
Dopo il discreto successo ottenuto da Sogni d’oro nel 1981 e il premio vinto a Venezia, Nanni Moretti decide di vestire ancora una volta i panni di Michele Apicella, curioso e sociopatico insegnante all’interno di una scuola privata invischiato tra problemi sentimentali, ossessioni, tic e struttura narrativa da film investigativo. Un lungometraggio difficilmente classificabile o ascrivibile a un genere cinematografico preciso, divenuto celebre nell’immaginario collettivo per la surreale scena in cui il personaggio interpretato da Moretti, seminudo, mangia della crema di nutella servendosi da un enorme contenitore in vetro.
Michele insegna in una bizzarra scuola privata. Passa il tempo libero nella maniacale osservazione e schedatura della vita privata e sentimentale di amici e vicini, fino a quando una vicina viene trovata uccisa; la polizia indaga. Michele nel frattempo conosce una nuova collega, Bianca, con cui intreccia una relazione, poi però una coppia di amici chiude la propria crisi in modo anomalo, tanto che poco tempo dopo i due vengono trovati morti a loro volta. Chi sarà il misterioso assassino?
9. Habemus Papam (2011)
Siamo nel 2011, e il nostro decide di partecipare ancora una volta in concorso al Festival di Cannes, stavolta con il profetico Habemus Papam, storia fittizia di un pontefice (uno straordinario Michel Piccoli) che una volta eletto sente troppo pesante il fardello assegnatogli dai suoi colleghi cardinali, finendo per avere crisi di panico e ansia, tanto da riuscire a fuggire dalle mura vaticane inseguendo un sogno d’infanzia mai realizzato: diventare attore teatrale. Un film che non solo ha anticipato di due anni la rinuncia al soglio papale di Benedetto XVI, ma che ha saputo raccontare l’ambiente clericale con una certa tenerezza surreale tipica del miglior cinema di Moretti.
Il nuovo Papa (Michel Piccoli), da poco eletto, si sente inadeguato al suo solenne compito e viene colto da crisi di panico. Per aiutarlo a superarle viene chiamato uno psicoanalista (Nanni Moretti) che lo aiuta a ragionare sui suoi dubbi e le sue perplessità all’origine dei disturbi nervosi.
10. Ecce Bombo (1978)
Dopo l’esordio dietro la macchina da presa per un lungometraggio con Io sono un autarchico che funzionava più da esperimento formale e contenutistico per tutto il cinema che sarebbe arrivato dopo, Nanni Moretti partecipa in concorso al 31° Festival di Cannes con Ecce Bombo, seconda “disavventura” dell’alter-ego Michele Apicella realizzata in 16mm e in presa diretta, quasi una rivoluzione per il cinema italiano di quegli anni. Un linguaggio formale asciutto e spiazzante che non faceva che enfatizzare le contraddizioni irriverenti della generazione dei post-sessantottini, in continuo conflitto con le figure genitoriali, con il sesso, l’amore, la società e i consumi del tempo in rapida trasformazione. Un film-manifesto che avrebbe gettato le basi, più di quello precedente, della poetica semi-autobiografica di Nanni Moretti.
Come per il precedente Io sono un autarchico del 1976, Ecce Bombo racconta la vita di Michele, studente universitarioche si trascina tra molte discussioni e pochi fatti: dai tavolini dei bar ai microfoni di una radio privata, dalle sedute di “autocoscienza maschile” alla difficile convivenza familiare. Michele trascorre l’estate da solo in città; terminate le vacanze, una sera il gruppo decide di andare a trovare Olga, una ragazza con problemi psichici: dapprima Michele rifiuta, ma alla fine sarà l’unico a tener fede all’impegno.