L’edizione no. 37 del Cinema Ritrovato, festival fondato nel 1986 e dedicato alla Storia della settima arte, si è ufficialmente tenuta dal 24 giugno al 2 luglio 2023. Ma quelle date sono ingannevoli, come dice lo stesso sito internet della manifestazione, così come il programma cartaceo messo a disposizione degli accreditati: quell’arco di tempo racchiude la kermesse nella sua versione più espansa, quella che coinvolge tutte le sale della Cineteca di Bologna e attira visitatori da tutto il mondo; in realtà la manifestazione inizia già qualche giorno prima, in questo caso il 19 giugno, e continua ancora per una settimana, con le proiezioni in Piazza Maggiore dei titoli che rientrano nella categoria Ritrovati & Restaurati. Ma anche quella categorizzazione è limitante, perché fino al 14 agosto, sempre in Piazza Maggiore, c’è l’iniziativa “Sotto le stelle del cinema”, anch’essa a cura della Cineteca e quindi un’estensione ulteriore del concetto del Ritrovato. E in un certo senso è riduttiva anche quella cornice cronologica, perché durante l’anno il marchio del festival accompagna i film che la Cineteca ha restaurato e fa nuovamente uscire nelle sale, per un periodo limitato.
Insomma, un evento estivo che in realtà dura un anno intero, quasi ininterrottamente, e il cui successo è particolarmente interessante da analizzare proprio adesso, mentre si cerca di portare il pubblico in sala con l’iniziativa Cinema Revolution, grazie alla quale per l’intero periodo estivo i film europei nelle sale italiane costano solo 3,50 euro. Un’iniziativa che non sta generando i risultati sperati, fatta eccezione per qualche titolo che era già uscito prima e aveva conquistato la sua fetta di pubblico (vedi Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti). A questo si può obiettare che il programma estivo della Cineteca di Bologna in Piazza Maggiore è a ingresso libero, e quindi avvantaggiato, ma l’esito di quelle serate denota comunque un interesse non indifferente per il cinema, e non solo: trattasi sempre di copie in lingua originale, sottotitolate in italiano e/o inglese (per venire incontro ai turisti), elemento da non trascurare nel contesto di un paese (stereo)tipicamente poco interessato alle pellicole non doppiate. Parlandone qualche mese fa a “L’immagine e la parola”, evento primaverile del Locarno Film Festival, Gian Luca Farinelli – direttore della Cineteca e co-direttore del Cinema Ritrovato – sottolineava il fatto che le loro sale sono le uniche a Bologna ad avere lo spettacolo delle 22.30, perché i giovani, predisposti alla visione in lingua originale, non si fanno problemi a tornare a casa dopo mezzanotte.
Ritrovarsi a Bologna
Parlando, ora, della parte “istituzionale” del Cinema Ritrovato, esso è un appuntamento annuale che di volta in volta si arricchisce di nuove presenze, dimostrando la vitalità del cinema e del suo fascino per un pubblico ansioso di riscoprirlo nelle circostanze migliori. Non c’è streaming che tenga, perché durante quei giorni le sale si riempiono allo stesso modo per autentiche perle semisconosciute (basti pensare, quest’anno e nel 2022, alla rassegna sulle commedie tedesche dell’era di Weimar e quelle dell’esilio, realizzate dopo l’ascesa di Hitler) e per capolavori visti e stravisti. L’apogeo è stata forse la Scary Night del 24 giugno, conclusasi con la proiezione di mezzanotte di The Wicker Man, restaurato per il cinquantesimo anniversario: alla domanda “Chi l’ha già visto?”, quasi l’intera sala ha alzato la mano. Per non parlare delle serate in Piazza Maggiore, a suon di Hitchcock, Visconti, Truffaut e molti altri, tra cui un certo Ruben Östlund che ha portato all’aperto il suo magnifico ed eccessivo The Square, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2017.
La fragilità della cinefilia
Frequentare le sale bolognesi a giugno e luglio significa anche fare i conti con tutti i limiti della cinefilia, specie per quanto riguarda l’arte ancora molto imperfetta della conservazione dei film: a restauri sontuosi si alternano copie d’epoca che – e in parte sta lì il loro fascino – sono in condizioni a volte pietose, per noncuranza degli archivi o altre ragioni. Emblematica, in tal senso, la proiezione intitolata Best Of 1903, con un programma di corti di quell’anno mostrati nella Piazzetta Pier Paolo Pasolini, con la lanterna a carbone. Introducendo il programma, Mariann Lewinsky, codirettrice del festival, ha ironizzato sul fatto che sarebbe stato più giusto chiamarlo “Tipicamente 1903”, sottolineando come fosse poso considerato dagli archivisti perché, rispetto all’anno immediatamente precedente e quello immediatamente successivo, molte delle opere sono state preservate piuttosto male, al punto che uno dei titoli annunciati è stato sostituito perché, non essendoci la possibilità materiale di vedere prima la copia vintage, ci si è resi conto all’ultimo che non era proiettabile.
Pochi ma buoni
Se uno volesse andare a scovare un difetto maggiore nella programmazione, questo riguarda forse alcune scelte curatoriali, poiché dal 2015 (quando la direzione artistica attuale è subentrata al compianto Peter Von Bagh, decano della critica finlandese e fondatore del National Audiovisual Institute di Helsinki) è venuta un po’ meno la pratica delle retrospettive integrali, con programmi tematici indubbiamente interessanti ma anche incompleti, persino per argomenti che renderebbero teoricamente facile reperire tutti i film (vedi, quest’anno, l’omaggio ad Anna Magnani). Eppure, anche in quella mancanza c’è una grande ricchezza, soprattutto nel caso di programmi incentrati su curiosità e rarità come la già menzionata rassegna sulle commedie musicali tedesche di Weimar e quelle del successivo periodo dell’esilio, quando registi, produttori e attori – quasi tutti ebrei – furono costretti a fuggire in Austria, Ungheria e Repubblica Ceca per lavorare, prima di trasferirsi, quando possibile, negli Stati Uniti. Un pugno di titoli davvero esilaranti, che allo stesso tempo però ci ricordano un periodo oscuro della Storia umana. Lo ha detto anche il curatore, introducendo la prima proiezione di quest’anno: “Come l’anno scorso, vedremo dei film divertentissimi, e io vi racconterò il destino deprimente di chi ci ha lavorato.” Sono momenti come questo che impreziosiscono ulteriormente il Cinema Ritrovato, un monumento annuale – in tutti i sensi – all’amore per la settima arte, le sue origini, la sua evoluzione, il suo contesto storico e la sua sopravvivenza.