Dopo dieci anni di silenzio, Hayao Miyazaki è tornato a far sentire la sua voce attraverso un nuovo lungometraggio animato in cui inserisce tutti gli elementi, estetici e narrativi, che sono alla base della sua poetica. Il ragazzo e l’airone, infatti, appare immediatamente come un viaggio profondamente emotivo ed intenso che il maestro dell’animazione giapponese ha deciso di narrare facendo ricorso a quell’uso del fantastico permeato di spiritualità e magia che ha reso la sua cifra stilistica unica.
Così, dopo le atmosfere romantiche velate di nostalgia e disillusione nei confronti dell’umanità che hanno caratterizzato Si alza il vento, con quest’ultima animazione si torna alle origini, all’uso dei colori non sempre illuminati, al viaggio evolutivo e, soprattutto, al confronto costante con la natura che diventa, all’occasione, ostacolo od incitamento. Tutti elementi che contribuiscono a riflettere su una condizione personale ed intima che, però, ha anche la capacità di evolversi in un discorso più ampio sull’accettazione delle perdite affettive e sul naturale cambiamento della realtà.
Il rapporto ambivalente tra natura e guerra
![Una delle scene de Il ragazzo e l'airone.](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2023/11/il-ragazzo-e-lairone.jpg)
Osservando il percorso artistico e narrativo di Miyazaki, viene messo in evidenza un confronto conflittuale ma anche costruttivo tra due elementi agli antipodi: l’ambiente naturale e la guerra. All’apparenza si tratta di due tematiche profondamente contrastanti e con poche possibilità di comunicazione ma che, nella realtà dei fatti, costruiscono uno dei capisaldi della narrazione del maestro dell’animazione nipponica.
La natura è, per sua stessa definizione, rappresentazione di vita, rinascita, trasformazione. La guerra, invece, definisce l’essenza stessa della distruzione e dell’incapacità di mantenere quell’equilibrio su cui si basa la prima. Andando oltre questa prima interpretazione, però, natura e guerra nella cinematografia di Miyazaki hanno delle sfumature interessanti che le rendono complementari ai fini ultimi della narrazione. Partendo da La principessa Mononoke, infatti, il rapporto tra il mondo esterno e l’uomo è spesso conflittuale. Un confronto in cui la natura ha dovuto mostrare anche delle capacità difensive intrinseche che l’hanno resa, sotto alcuni aspetti, “matrigna”. Un termine che nasconde la capacità di mettere in difficoltà chi la abita e, molto spesso, non è in grado di convivere con lei.
In questo senso, dunque, fa mostra di una sottile distruttività pari a quella tipica di un conflitto. Ma è in questa similitudine che i due elementi mostrano le maggiori differenze e, al tempo stesso, il potenziale comunicativo. Mentre la seconda, infatti, distrugge per evidenziare il desiderio di potere dell’uomo senza percorrere nessun tipo di fine più alto, la prima mette alla prova e si contrappone per andare a produrre un’evoluzione, una nuova armonia interiore ed esteriore.
Un concetto, questo, che Miyazaki ha utilizzato anche ne Il ragazzo e l’airone. In questo caso l’elemento naturale, il mondo circostante si pone come una sfida, un sentiero misterioso che Mahito deve percorrere per scoprire se stesso e, soprattutto, per dare un senso alla perdita della madre causata proprio dalla guerra. Un confronto non privo di colpi bassi e prove di grande intensità che, però ha lo scopo di orchestrare una nuova armonia all’interno della quale il rapporto tra la natura e l’uomo diventa consolatorio e riflesso di un nuovo futuro possibile
L’elemento magico
![Una delle scene dell'animazione di Hayao Miyazaki.](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2023/10/il-ragazzo-e-arione.jpg)
La magia è il collante narrativo più potente all’interno della cinematografia di Miyazaki. All’interno delle sue storie, infatti, si presenta come uno specchio delle sfide della vita reale, rendendo il fantastico ancor più tangibile. Non stupisce, dunque, che anche ne Il ragazzo e l’airone questo aspetto non solo sia presente ma rappresenti anche un veicolo narrativo potente e assolutamente centrale.
Come accaduto per La principessa Mononoke, il castello errante e La città incantata, poi, ad essere dotata di magia è proprio la natura che, attraverso la presenza di un airone antropomorfo, spinge, senza troppa delicatezza il giovane protagonista in un viaggio di crescita personale e, soprattutto, di scoperta del legame intenso con la madre. In questo senso, dunque, l’ultima fatica del regista giapponese rappresenta quasi un sunto tra gli elementi evidenziati nei suoi film precedenti.
Mahito, infatti, sembra avere molto in comune con Chihiro de La città incantata. La ragazza inizia a muovere i suoi primi passi in modo insicuro e spaventato, ma attraverso le avventure nei bagni termali, trova il coraggio di affrontare le sfide e scopre la sua forza interiore. La magia in questo contesto diventa un catalizzatore per la trasformazione personale e per l’accettazione delle sfide della vita. Allo stesso modo il protagonista de Il ragazzo e l’airone deve trovare un modo per razionalizzare e convivere con la scomparsa improvvisa della madre, andando oltre la sensazione di abbandono e solitudine che lo attanaglia.
Un altro ambito in cui si manifesta la magia, però, è anche l’ambiente naturale. Come ne La città incantata, infatti, anche qui nulla è come sembra. Anzi, la forma rassicurante del mondo esterno muta improvvisamente aprendo varchi su nuovi ed inaspettati mondi per dare vita ad un cammino spesso impervio ma sempre stimolante.
In questo senso, dunque Miyazaki fa riferimento alla naturale magia che definisce la natura, ai suoi cicli che, agli occhi degli uomini, seguono motivazioni misteriose. Per non dimenticare anche la forma che, secondo le diverse stagioni o il rapporto diretto con l’uomo, va cambiando costantemente. Il tutto seguendo la spinta di un incanto ancestrale.
Il rapporto con la famiglia e la crescita personale
![Una scena de Il ragazzo e l'airone di Hayao Miyazaki](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2023/10/the-boy-and-the-heron.jpg)
Insieme a La città incantata, Il ragazzo e l’airone è, senza alcun dubbio, il film in cui la tematica familiare è evidenziata a tal punto da diventare il motore di tutta la narrazione. Pur comparendo anche in altre pellicole come Il mio vicino Totoro e Kiki – Consegne a Domicilio, nei due titoli citati si sviluppa attraverso un elemento particolare come il legame con la figura genitoriale e, soprattutto, la ricerca di questo.
In entrambi i film, infatti, i giovani protagonisti si trovano al centro di viaggio evolutivo messi alla prova di spiriti e creature magiche che rappresentano il riflesso delle loro paure e degli ostacoli rappresentati dal mondo reale. Per Chihiro lo scopo è ritrovare i suoi genitori, trasformati in maiali prima che vengano mangiati. Mahito , invece, cerca disperatamente di afferrare il contatto con sua madre in un mondo parallelo, dopo averla persa drammaticamente in un incendio. Tutti e due, dunque, riflettono ancora un bisogno essenziale di proiettare se stessi nella stabilità familiare per rintracciare una forza che non possiedono per la giovane età.
Allo stesso tempo, però, iniziano un percorso verso la crescita e l’indipendenza affrontando con coraggio un salto nell’ignoto, confrontandosi con forze più grandi di loro e, soprattutto, accettando il rischio di fallire. Avventure, le loro, che terminano entrambe con un ritrovamento ma, allo stesso tempo, con la presa di coscienza di una condizione intima e personale profondamente cambiata.
In questo senso, dunque, Miyazaki parla di un’infanzia “abbandonata” o, ad essere più precisi, messa a confronto con la perdita, momentanea o definitiva della propria stabilità. Ma chi stabilisce quando si è veramente perso qualcuno o qualcosa? Nel caso de Il ragazzo e l’airone il maestro giapponese prova a dare una risposta ancora più filosofica e spirituale del solito, utilizzando il potere del ricordo che rimane forte e inviolato nell’animo di chi lo custodisce. Una memoria che diventa consapevolezza delle proprie origini ma, al tempo stesso, spinta liberatoria per andare avanti.