Forse è uno dei film horror che volente o nolente sta facendo di più parlare di sé nel corso di questo 2024, e a ragion veduta. Con protagonista una brillante e straordinaria Sydney Sweeney (qui anche produttrice del progetto), Immaculate – La prescelta ha calcato le sale cinematografiche italiane a partire dallo scorso giovedì 11 luglio con la distrbuzione di Adler Entertainment e Leone Film Group, dopo aver debuttato in Usa nel mese di marzo ricevendo critiche semplicemente polarizzanti.
Il film diretto da Michael Mohan e scritto da Andrew Lobel è un ottimo esempio di pellicola che gioca con intelligenza e sana dose di trash con il sottogenere della nunxploitation, ovvero quel fenomeno cinematografico che a partire dagli anni ’70 aveva portato nella produzione di progetti cinetelevisivi di stampo horror e thriller tutto l’ineffabile fascino dei membri ecclesiastici della Chiesa Cattolica, tra suore, sacerdoti, cospirazioni nascoste e segreti terrificanti tra fede e profanità. Nella nostra spiegazione del finale di Immaculate cercheremo di stabilire una volta per tutte qual è il significato recondito e metaforico di quei scioccanti ultimi cinque minuti, in cui Sydney Sweenety si impone definitivamente come scream queen contemporanea di prim’ordine.
Di cosa parla Immaculate?
Il film horror diretto da Michael Mohan racconta di Cecilia (Sydney Sweeney), una novizia che ha deciso di dedicare la propria vita a Gesù sin dall’infanzia: anni prima era stata dichiarata morta per sette minuti dopo essere annegata in un lago ghiacciato per poi tornare in vita, il che l’ha convinta che Dio l’abbia salvata per un motivo. Su invito di Padre Sal Tedeschi (Alvaro Morte), prende i voti in un convento romano specializzato nel fornire cure a suore in fin di vita. Ordinaria amministrazione, insomma, se non fosse che a un certo punto Cecilia, che non ha mai avuto contatti carnali con un uomo, scopre di essere incinta, fenomeno accolto dalla Chiesa come un miracolo. Ma col passare dei mesi la ragazza comincia a sospettare che il convento nasconda qualcosa di sinistro, e che dietro la sua gravidanza si celi un progetto tutt’altro che benevolo.
Cecilia ha assolutamente ragione nel credere che dietro al convento ci sia qualcosa di losco: difatti, come abbiamo già spiegato nella nostra recensione di Immaculate – La prescelta, il personaggio interpretato da Sydney Sweeney viene a scoprire che la cappella del convento ospita una reliquia del Sacro Chiodo che ha crocifisso Gesù Cristo, e che in realtà Cecilia è stata volontariamente scelta da Padre Tedeschi (in combutta connivente con il monsignore e la Madre Superiora del convento) come portatrice del nuovo “Messia”, il cui DNA è stato per anni ricercato e testato con scarsi risultati dal sacerdote interpretato da Alvaro Morte dalla punta della reliquia del Sacro Chiodo. La giovane suora si ritrova così a portare in grembo senza peccato il possibile miracolo della seconda venuta di Gesù Cristo in Terra, un miracolo abortito (letteralmente) più e più volte sulla pelle e sul corpo (femminile) di molteplici giovani devote e novizie prima della sventurata Cecilia. Che però, venderà cara la sua pelle pur di smascherare la congiura conventicola e “liberarsi” dalla creatura che sta crescendo esponenzialmente nel suo grembo.
Cosa succede nel finale del film?
Vieniamo quindi al dettaglio di quello che accade negli ultimi, concitati minuti del film horror prodotto dalla stessa attrice protagonista. Per cercare di fuggire dalle grinfie dei complottisti all’interno del convento, Cecilia finge un aborto spontaneo usando un pollo morto, ma l’inganno viene scoperto ed ella viene riportata indietro con la forza da Tedeschi e da un suo collaboratore. Tedeschi incide una croce sul piede di Cecilia, un simbolo presente su molte altre suore che in precedenza erano state usate come “cavia” per i terribili esperimenti genetici del sacerdote italiano, ma la nostra protagonista tenta di fuggire di nuovo, e nel farlo colpisce a morte la Madre Superiore (Dora Romano) usando un crocifisso.
Quando poco dopo le sue acque si rompono, riesce anche a strangolare il Cardinale (Giorgio Colangeli) con il suo rosario prima di innaffiare il laboratorio di Tedeschi di etanolo; questi arriva e cerca di fermarla con la forza fisica, ma Cecilia gli sfugge dando a fuoco l’ambiente. L’uomo riesce tuttavia a uscire dal laboratorio dopo aver spento le fiamme e continua a inseguire Cecilia, che fugge nelle catacombe sotto il convento e vi trova il cadavere mutilato della Sorella Gwen interpretata nel film da Benedetta Porcaroli e un buco nelle pareti delle catacombe. Tedeschi la trova proprio mentre sta per fuggire e nella lotta che segue cerca di aprirle lo stomaco, ma questa lo pugnala in gola con la reliquia del Chiodo Sacro, che in precedenza aveva rubato dalla cappella. Dopo essere uscita dalle catacombe, Cecilia partorisce in modo agonizzante e morde lei stessa il cordone ombelicale. Rimasta chiaramente inorridita dalla vista del “bambino”, che si sente fare versi animaleschi, Cecilia prende una roccia vicina e uccide il bambino. Fine del film, ma cosa significa tutto questo?
Mio il corpo, mia la scelta
Come vi avevamo spiegato in un recente articolo sulle differenze e le somiglianze di Immaculate con il film Omen – Il primo presagio, il lungometraggio diretto da Michael Mohan è a tutti gli effetti un’invettiva intelligente ed estremamente pop contro il sistema millenario e patriarcale della Chiesa Cattolica, istituzione che da secoli e secoli ha influenzato tutta una forma mentis della società occidentale di ieri e di oggi che ancora nella sua attualità proibisce alla figura femminile di prendere i voti sacerdotali ed indire messa. Una relegazione professionale ed istituzionale che recinta le possibilità della donna all’interno del dogma cattolico nelle vesti della suora, gerarchicamente inferiore risepetto ai ranghi e alle possibilità liturgiche del sacerdote di sesso maschile.
Per questo motivo la satira horror con protagonista Sydney Sweeney, ed il finale annesso di Immaculate – La prescelta, altro non vuole raccontare se non una presa di consapevolezza (quella della giovane Suor Cecilia, ma anche del pubblico femminile tutto) di quanto anche lo stesso corpo della donna non paia appartenere alle legittime proprietarie, qui costrette ad una vita morigerata e dimessa, vittime cicliche di un terrificante esperimento da fumetto che le vorrebbe ideali portatrici in grembo di un nuovo e millantato Messia che avrebbe fatto rinascere e rinsaldare i valori della fede cattolica in una contemporaneità in cui il potere e l’influenza della Santa Romana Chiesa viene sempre meno. Il rifiuto finale di Suor Cecilia di fronte a quell’ipotetico abominio uscito dal suo grembo (e la scioccante azione finale di porre fine alla vita di quel feto con un enorme masso) sta quindi a significare che il corpo della protagonista femminile, seppur votata alla fede cattolica e alla devozione in Dio, è suo e suo soltanto. Così come la decisione di farne ed usarlo come preferisce.