Il film: Immaculate – La prescelta (Immaculate), 2024. Regia: Michael Mohan. Cast: Sydney Sweeney, Alvaro Morte, Benedetta Porcaroli, Dora Romano, Giorgio Colangeli, Simona Tabasco. Genere: horror. Durata: 89 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in lingua originale.
Trama: Una novizia americana scopre i terribili segreti del convento italiano in cui è stata mandata.
La pazienza è la virtù dei forti: nel 2014, un’allora sconosciuta Sydney Sweeney, all’epoca diciassettenne, sostenne il provino per un film horror incentrato su un gruppo di liceali. Il progetto fu sospeso per vari motivi, e rimase in standby per quasi dieci anni, e a quel punto l’attrice, forte del successo della serie Euphoria, ha acquistato la sceneggiatura e contattato il regista Michael Mohan, che l’aveva già diretta nel thriller The Voyeurs, disponibile su Prime Video. Si è quindi rimesso mano al copione, sostituendo le liceali con delle suore (e creando così qualcosa di involontariamente simile a Omen – L’origine del presagio, uscito nello stesso periodo negli Stati Uniti), ed è nato il lungometraggio, di discreto successo (mentre scriviamo queste righe ha già incassato nel mondo il triplo del suo budget) di cui parliamo nella nostra recensione di Immaculate – La prescelta.
Qual buon convento?
Cecilia è una novizia che ha deciso di dedicare la propria vita a Gesù sin dall’infanzia: anni fa è stata dichiarata morta per sette minuti dopo essere annegata in un lago ghiacciato per poi tornare in vita, il che l’ha convinta che Dio l’abbia salvata per un motivo. Su invito di Padre Sal Tedeschi, prende i voti in un convento romano specializzato nel fornire cure a suore in fin di vita. Ordinaria amministrazione, insomma, se non fosse che a un certo punto Cecilia, che non ha mai avuto contatti carnali con un uomo, scopre di essere incinta, fenomeno accolto dalla Chiesa come un miracolo. Ma col passare dei mesi la ragazza comincia a sospettare che il convento nasconda qualcosa di sinistro, e che dietro la sua gravidanza si celi un progetto tutt’altro che benevolo…
Suor Sydney
Cecilia è un ruolo da protagonista che Sydney Sweeney, anche produttrice, si è appositamente cucita addosso (letteralmente; chi sperava in una delle sue classiche scene di nudo ha sbagliato film, nonostante le implicazioni del sottogenere horror incentrato sulle suore), circondata da un cast di contorno europeo di tutto rispetto, a cominciare da Benedetta Porcaroli, che in originale nei panni di Suor Gwen recita agevolmente in italiano e in inglese, e lo spagnolo Alvaro Morte, che dal Professore ne La casa di carta è passato alla parte di Tedeschi, principale figura autoritaria del convento insieme alla Madre Superiora interpretata da Dora Romano e il Cardinale Merola, personaggio minore ma intrigante affidato a Giorgio Colangeli. Protagonista della sequenza d’apertura è Simona Tabasco, alla seconda partecipazione a un progetto americano dopo essere stata Lucia Greco in The White Lotus.
Questione di tempistica
Al netto di ciò che poteva lasciare intendere l’accoppiata tra Sweeney e il ruolo da novizia in un horror girato in Italia (in una location come Villa Parisi, già usata per pellicole quali Reazione a catena di Mario Bava e Dracula cerca sangue di vergine… e morì di sete!!! di Paul Morrissey), il film di Mohan tratta l’argomento con serietà, senza trascurare il potenziale legato agli spaventi. Un approccio che, complice la lunga gestazione del progetto (e non usiamo quel termine a caso), dà alla vicenda di Cecilia una non indifferente carica politica, essendo Immaculate – La prescelta entrato in produzione attiva dopo la controversa decisione di rimuovere il diritto costituzionale all’aborto negli Stati Uniti. E la rabbia delle nuove generazioni è palpabile nel ritorno del filone delle gravidanze soprannaturali, con un misto di estetica vintage – agevolata dai luoghi riconoscibili per i fan del genere – e sensibilità contemporanea, un’unione che fa la forza di una pellicola che è un crescendo di furia sottile fino all’ultima, prodigiosa inquadratura.
La recensione in breve
Sydney Sweeney si dimostra abile produttrice, scegliendo un progetto con cui sfoggiare le sue doti interpretative più sottovalutate e sfogare una certa furia di stampo socio-politico.
Pro
- Sydney Sweeney è magnetica dall'inizio alla fine
- L'atmosfera malsana è efficace per l'intera durata del film
- La sequenza finale è da capogiro
Contro
- Chi si aspettava un horror dalla sensibilità più trash rimarrà deluso
- Voto CinemaSerieTV