Il film: Infinity Pool, 2023. Regia: Brandon Cronenberg. Cast: Alexander Skarsgård, Mia Goth, Jalil Lespert, Cleopatra Coleman, Thomas Kretschmann.
Genere: fantascienza, thriller, horror. Durata: 118 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.
Trama: Una coppia in vacanza in un resort di lusso scopre che l’isola ha delle usanze molto strane legate al turismo.
Correva l’anno 2012, e nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes veniva presentato Antiviral, primo lungometraggio del regista canadese Brandon Cronenberg, figlio di David Cronenberg (che nello stesso anno era sulla Croisette con Cosmopolis, rendendo il 2012 la prima annata del festival in cui due cineasti che sono padre e figlio avevano film in programma contemporaneamente). È poi tornato in Costa Azzurra nel 2019, questa volta tra gli eventi speciali della Semaine de la Critique, con un cortometraggio, prima di passare al Sundance per le prime mondiali dei suoi due lungometraggi successivi. Il terzo è quello di cui parliamo nella nostra recensione di Infinity Pool, con una precisazione: noi abbiamo visto la versione integrale, presentata ai festival, che dura qualche secondo in più rispetto a quella uscita nelle sale americane (e forse anche in altri mercati).
La trama: la morte ti sdoppia
James Foster è uno scrittore squattrinato che si fa mantenere dalla moglie Em, e i due sono in vacanza in un resort di lusso, sulla fittizia isola di Li Tolqa (in realtà una struttura alberghiera in Croazia, con Budapest come location per altre scene del film). Il loro rapporto è palesemente in crisi, e le cose peggiorano quando si imbattono in Gabi, che sostiene di essere una grande fan dell’unico romanzo che James ha dato alle stampe e li convince a partecipare ad attività di gruppo con lei e il marito Alban. Anche se è vietato lasciare la zona del resort, per ragioni di sicurezza, loro lo fanno comunque, e James rimane coinvolto in un incidente che, in base alle leggi locali, sarebbe punibile con la morte. Ma c’è una clausola per tutelare i turisti, e quella clausola – è possibile pagare per farsi clonare e assistere all’esecuzione del duplicato – cambierà per sempre le vite dei protagonisti…
Il cast: turisti nei guai
James è Alexander Skarsgård, sempre più lanciato nel cinema in lingua inglese e qui in un ruolo un po’ diverso dal solito, più vulnerabile rispetto a figure palestrate e imponenti come Tarzan o Amleth. Gabi ha invece il volto di Mia Goth, ormai una vera e propria icona di genere che continua a colpire e ipnotizzare con il suo fascino etereo, recentemente esibito nei due film X e Pearl di Ti West. Nel ruolo di Alban c’è il francese Jalil Lespert, noto a livello internazionale soprattutto come regista (ha diretto il film su Yves Saint Laurent con Pierre Niney), che qui ci ricorda quanto sappia essere carismatico davanti alla macchina da presa. Em, la cui presenza è volutamente sottotono ma comunque importante, è interpretata dall’australiana Cleopatra Coleman, in ascesa soprattutto su Netflix (apparirà in Rebel Moon di Zack Snyder).
Infine, con lo scopo preciso di rendere ambigua l’ubicazione del resort, con un accento indefinibile, il poliziotto che interroga James ha le fattezze del grande caratterista tedesco Thomas Kretschmann, viscido al punto giusto.
Il gusto dell’orrido
Brandon Cronenberg, come il genitore, si interessa molto alla questione del corpo e a come usarlo in chiave orrifica, aggiungendo in questa sede copiose quantità di liquidi ed emissioni corporali: lacrime, sangue, saliva, urina, sperma, tutto al servizio di una riflessione sulla natura effimera del nostro ricettacolo fisico (e con l’acqua come contesto temporale poiché la stagione delle piogge influenza l’apertura del resort). Una riflessione ricca di momenti forti, supportata da un cast assolutamente in sintonia con il materiale, ma al terzo giro – escludendo i cortometraggi – rimane, anzi, si solidifica l’impressione che Cronenberg figlio sia troppo debitore dell’immaginario del padre, al netto di qualche trovata più esplicita, figlia di una diversa sensibilità generazionale (motivo per cui sia questo film che Possessor circolano in duplice versione).
E il fatto che il prossimo progetto annunciato sia un adattamento di un romanzo di J.G. Ballard, da cui l’altro Cronenberg ha tratto Crash, lascia intendere che l’universo del figlio sembri destinato a emulare in continuazione ciò che è venuto prima, senza mai spingersi oltre la linea della familiarità cinefila.
La recensione in breve
Brandon Cronenberg si riconferma un buon creatore di immagini orrifiche e forti, ma il suo immaginario continua a rivelarsi eccessivamente debitore di quello di suo padre.
- Voto CinemaSerieTV