Il 2023 è stato l’anno della grande rinascita della sala come luogo d’eccellenza dei grandi fenomeni cinematografici, grazie agli incassi da record (in tutto il mondo) di titoli quali Barbie ed Oppenheimer, che usciti nello stesso giorno nelle sale statunitensi hanno dato vita ad un curioso fenomeno chiamato Barbenheimer che ha fatto scuola e costume nelle settimane e nei mesi successivi. Il 2024, ironicamente al contrario, si sta invece imponendo come l’anno dei grandi flop al botteghino.
Una cosa che possono confermare Francis Ford Coppola e Todd Phillips con i loro attesissimi Megalopolis e Joker: Folie à Deux. Entrambi hanno affrontanto a testa alta recensioni e commenti del tutto negativi (se non polarizzanti) rispettivamente ai Festival di Cannes e di Venezia, e i numeri del botteghino internazionale di entrambi i titoli parlano chiaro: gli spettatori non hanno voluto premiare i “meravigliosi disastri” dei due cineasti statunitensi. Progetti fallimentari al box-office, Megalopolis e Joker: Folie à Deux hanno dato vita all’anti-Barbenheimer, ironicamente ribattezzato Jokeropolis nientepopodimeno che dallo stesso Francis Ford Coppola.
Cronache di un insuccesso
76° Festival di Cannes. Nella kermesse dei titoli selezionati in corsa per la Palma d’Oro c’è uno dei progetti più chiacchierati, attesi ed ambiziosi degli ultimi anni: il Megalopolis scritto e diretto da Francis Ford Coppola, che per dirigere questo passion project ha messo a repentaglio la situazione economica della sua florida industria vinicola californiana e si è autofinanziato il film. Un sogno utopico con protagonisti, tra gli altri, Adam Driver e Nathalie Emmanuel, che rilegge il mito dell’antica Roma in una New York alternativa tra disillusione per un presente corrotto e fiducia verso un futuro radioso e possibile. Una favola folle e bizzarra che omaggia il grande cinema (anche quello muto!) del passato e del presente che a Cannes però ha ricevuto responsi particolarmente contrastanti.
Il nuovo tentativo dietro la macchina da presa è stato etichettato dalla critica del settore come un prgetto cinematografico che, pur con idee e trovate registiche notevoli, “lascia volentieri a casa” la qualità della scrittura, l’interpretazione dei personaggi, ed infine sgualcisce il messaggio finale dell’opera. Se erano tredici anni che Coppola non tornava dietro la macchina da presa per un lungometraggio dai tempi del poco applaudito Twitx (2011), Megalopolis ha confermato la fase calante di un grande cineasta che la storia del cinema l’ha fatta veramente in passato; almeno fino al 1992, quando portò sui grandi schermi il cult Dracula di Bram Stoker, tra i suoi titoli più recenti ed amati. La ricezione polarizzante di Megalopolis al Festival di Cannes si è poi riversata sulla pessima performance al botteghino statunitense: dopo mesi di trattative in cui molte delle major hollywoodiane si rifiutavano di acquistare i diritti di distribuzione del flop, Lionsgate si fa avanti e porta il film nelle sale Usa da fine settembre. I numeri degli incassi e degli spettatori sono miseri e sconfortanti, ça va sans dire.
Tutta colpa del musical?
Qualche mese dopo la kermesse di Cannes, è la volta della 81° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, il cui titolo nella Selezione Ufficiale più spasmodicamente atteso è Joker: Folie à Deux. Sequel del cinecomic Leone d’Oro nel 2019, il seguito è ancora diretto da Todd Phillips, e con al centro ancora lo sfaccettato Arthur Fleck/Joker interpretato dal sempre portentoso Joaquin Phoenix. New entry nel cast è invece Lady Gaga, nei panni di una canterina Harley Quinn che trasforma il film in una sorta di curioso dark musical che gioca al ribasso con le aspettative di pubblico e critica, che mescola (forse un po’ troppo sghembamente) narrazione da prison movie puro e duro, fino a sfiorare il courtroom drama e sequenze musicali degne dei migliori esempi cinematografici della Golden Age di Hollywood.
Molti lo hanno definito un pastrocchio di idee e di ambizioni che annulla gli sforzi e gli obiettivi del primo film di cinque anni prima a favore di un secondo capitolo confusionario, intermittente, ricco sì di idee suggestive e di letture psico-drammatiche, ma che alla fine della fiera spreca talento davanti la macchina da presa (su tutti, una Lady Gaga sotto-utilizzata rispetto a quanto si potesse credere all’inizio); altri, invece, ne hanno apprezzato il coraggio fuori dalle più comuni logiche di mercato del cinema ad alto budget. Sta di fatto che a Venezia 81 Joker: Folie à Deux riceve critiche particolarmente negative, al suo primo weekend nelle sale negli Stati Uniti incassa molto meno del previsto, e alla sua seconda settimana di programmazione perde un impressionante -80% di incassi e acquisto biglietti. Un tonfo di pubblico e critica che Warner Bros. Pictures forse non si aspettava, e che catapulta direttamente il sequel con Phoenix e Gaga nel calderone dei grandi (ed inaspettati) flop del 2024.
Incompresi
Tra chi grida alla “corazzata Potemkin” per entrambi i film (e, citando il celebre Fantozzi, non in maniera lusinghiera) e chi invece si spertica in strenue difese salvandone il salvabile, i due titoli cinematografici diretti da Francis Ford Coppola e Todd Phillips rappresentano paradossalmente un fenomeno “à deux” esattamente antitetico al Barbenheimer dello scorso anno. A confermarlo, lo stesso Coppola, che qualche giorno fa sui suoi canali social, ha difeso Joker: Folie à Deux con queste parole: I suoi film mi stupiscono sempre, e mi piacciono in ogni aspetto. Fin dal meraviglioso Una notte da leoni, è sempre stato un passo avanti rispetto al pubblico, senza mai fare quello che gli altri si sarebbero aspettati. Congratulazioni a Joker Folie à Deux! Inoltre, sono anche onorato che il direttore della fotografia del film, Lawrence Sher, abbia rivelato che il film è visivamente ispirato a Un sogno lungo un giorno.”
Ecco quindi che le parole del leggendario regista e sceneggiatore americano fanno giustizia ad un doppio flop che sta infervorando la comunità cinefila di tutto il mondo ed il pubblico internazionale di cinespettatori: la benedizione di Francis Ford Coppola al vituperato sequel di Todd Phillips segna l’inizio ideale di quello che in rete è poi diventato ironicamente il fenomeno del Jokeropolis. Due lungometraggi ambiziosi, entrambi attesissimi, che alla fine hanno deluso le aspettative di pubblico e critica del settore, attestandosi come esempi di produzione cinematografica fallimentare di cui sentiremo molto probabilmente parlare anche negli anni successivi come case studies in negativo.
Evviva il Jokeropolis!
Ma oltre a pesanti critiche, opinioni fortemente contrastanti ed incassi preoccupanti, cosa rimarrà nei prossimi mesi (ed anni) di Megalopolis e Joker: Folie à Deux? Un retrogusto certamente amarognolo di ciò che è stato e che invece poteva essere sul grande schermo, due operazioni fallimentari dalle ambizioni smisurate e fuori scala per l’attuale industria hollywoodiana ad alto budget, tanto malformate che fanno il giro e diventano alla fine della fiera oggetti di particolare fascino e studio cinematografico di settore. Perché se c’è una cosa che Coppola e Phillips hanno di certo fatto bene nei loro discussissimi ultimi due film è proporre al pubblico contemporaneo lungometraggi stimolanti ed impegnativi, che non vogliono scendere a compromessi con le aspettative e con le facili letture dello spettatore medio.
Megalopolis e Joker: Folie à Deux sono reperti di un modo di fare settima arte oramai sempre più raro, all’interno di una filiera produttiva che disconosce la riflessione e l’imprevedibilità a favore di oggetti pre-confezionati preoccupantemente uguali a se stessi, rassicuranti e privi di illogicità contenutistiche. E forse, al netto di stravaganze e discutibili messe in scena, i due perni del Jokeropolis trarranno molto probabilmente giovamento dal pessimo apprezzamento di pubblico e critica, ergendosi nei decenni a venire a piccoli gioielli cinematografici parzialmente incompresi, pronti a venire rivalutati nel (giusto) tempo.