Atteso con curiosità dagli appassionati, dal 13 aprile ha fatto il suo debutto in sala L’esorcista del Papa, con l’inossidabile Russell Crowe nei panni di padre Gabriele Amorth.
Il film, come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione de L’esorcista del Papa, è solo nominalmente ispirato agli scritti del controverso religioso che dal 1986 al 2016 (anno della sua morte) rivestì il ruolo di capo esorcista del Vaticano ed eseguì decine di migliaia di rituali di contrasto alla possessione demoniaca.
L’approccio del regista Julius Avery, a metà strada tra l’horror soprannaturale di titoli come The Conjuring ed Ereditary, l’avventura a tinte fumettistiche e il buddy cop movie (è forte l’influenza di Constantine, ma anche quella di Arma Letale!), è volutamente sopra le righe, e colpisce nel segno proprio per il suo radicale distanziamento da ogni vicenda reale.
Il padre Gabriele Amorth cinematografico non è l’austero uomo di fede che potremmo aspettarci dalle fonti dirette e indirette sulla biografia del religioso, bensì un esorcista spavaldo e dissacrante, con l’immancabile fiaschetta di whiskey costantemente a portata di mano e la battuta tagliente sempre pronta, talora persino sul filo della parodia.
Una formula molto semplice ma in definitiva vincente, che funziona e intrattiene. Ripercorriamo, però, più in dettaglio l’ultimo atto del film, che sembra aprire la porta a un potenziale sequel o, perché no, a un intero franchise: ecco la nostra spiegazione del finale di L’esorcista del Papa, con Russell Crowe.
Il piano di Asmodeo
Durante i lavori di restauro di un’abbazia spagnola, il potente demone Asmodeo, sovrano dell’Inferno, prende possesso dell’anima di Henry, figlio di Julia e fratello minore dell’adolescente ribelle Amy.
È il demone stesso a richiedere l’intervento di un prete e a respingere i primi goffi interventi del giovane padre Esquibel, attirando in Spagna Gabriele Amorth, l’esorcista del Vaticano.
Si tratta, in realtà, di un inganno ordito per sferrare un attacco mortale al cuore della Chiesa cattolica: già nel 1475 aveva posseduto alcuni innocenti per attirare l’attenzione del potente esorcista Alonso de Ojeda, un frate domenicano che, negli anni successivi, aveva giocato un ruolo di primo piano nell’ascesa dell’Inquisizione spagnola durante il regno di Isabella di Castiglia.
Esplorando le catacombe dell’abbazia, padre Amorth si imbatte in un antico segreto, insabbiato dalla Chiesa: il demone aveva utilizzato le sue vittime per giungere a possedere lo stesso Ojeda, che sotto l’influenza diabolica aveva poi innescato le più oscure e sanguinose persecuzioni religiose del tardo medioevo.
A distanza di secoli, il sovrano dell’Inferno sta cercando di ripetere il medesimo piano, e intende possedere padre Gabriele Amorth per utilizzarlo come grimaldello per scardinare il Vaticano dall’interno.
Il demone fa leva sulle paure, sulle sofferenze e sui sensi di colpa: ha preso possesso di Henry approfittando del trauma che il bambino sofferto a seguito della perdita del padre, e successivamente si è impadronito anche di Amy, arrabbiata e scontenta per la costante mancanza di attenzioni da parte della madre.
Mosso a pietà, Padre Amorth è costretto a cedere, e baratta la propria anima per quelle della famiglia: tuttavia, in un disperato duello finale nelle catacombe dell’abbazia, riesce infine a sconfiggere ed esorcizzare il demone con l’aiuto decisivo di padre Esquibel.
Asmodeo viene definitivamente espulso dal suo corpo e ricacciato all’inferno.
Un nuovo “capo” per padre Amorth
Con l’esorcismo di Asmodeo, a Roma cessa anche la lotta del Papa contro un misterioso male di origine soprannaturale che si era manifestato in concomitanza con la possessione del protagonista.
Il pontefice accoglie calorosamente padre Amorth e il suo nuovo assistente, padre Esquibel, e si complimenta con entramb8 per l’ottimo servizio reso al Vaticano. Terminati i convenevoli, svela loro che Julia, Amy ed Henry sono tornati sani e salvi negli Stati Uniti, e il ragazzo si sta lentamente riprendendo dalla sua lunga e dolorosa possessione.
Nel frattempo, c’è pure una gradita novità: traumatizzato dal suo improvviso incontro diretto con le forze del male, il giovane e scettico vescovo Sullivan, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e acerrimo oppositore del protagonista, si è preso un periodo di congedo dal proprio incarico.
Una curiosità: nel 1987, anno in cui è ambientato il film, la carica di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede era in realtà rivestita da nientemeno che un certo Joseph Ratzinger!
Nel film, invece, dopo le dimissioni dell’odioso padre Sullivan entrerà ora in scena padre Lumumba, un vecchio amico del protagonista che, da questo momento in avanti, avrà il compito di supportarlo e sovrintendere le sue attività. Un volto benevolo a cui, in un eventuale sequel, il duo Amorth-Esquibel dovrà fare rapporto.
“Andiamo all’Inferno!”
Il finale di L’esorcista del Papa, in definitiva, risulta più che soddisfacente, e dà ampia risposta a tutte le domande aperte nel corso del film.
Il regista Julius Avery lascia però aperto un chiaro spiraglio, che getta le basi per un potenziale secondo capitolo o, perché no, per un intero franchise: dalle catacombe dell’abbazia spagnola è emersa una mappa medievale su cui Asmodeo aveva cercato in ogni modo di mettere le mani, raffigurante l’esatta ubicazione degli altri 199 demoni caduti dal cielo dopo la rivolta di Lucifero.
Poco dopo, la telecamera indugia su una rappresentazione dantesca dello stesso principe dei demoni, con le sue tre teste intente a divorare i corpi dei supremi peccatori Bruto, Cassio e Giuda Iscariota.
Il nuovo compito di Padre Amorth, spiega il vescovo Lumumba, sarà quello di dare la caccia agli altri 199 demoni precipitati sulla terra all’inizio dei tempi, tra cui anche Lucifero in persona.
Un lavoro impossibile per un solo esorcista, ma forse alla portata per un duo. “Andiamo a lavorare!“, esclama entusiasta il giovane padre Esquibel. “Andiamo all’Inferno!“, replica sardonico il protagonista.
L’eventuale secondo capitolo, insomma, si annuncia ancor più folle ed emozionante del primo!