Mercoledì 15 febbraio ha debuttato su Netflix uno dei lungometraggi indipendenti più sottovalutati ed interessanti degli ultimi anni; presentato con buon successo di critica al Sundance Film Festival del 2019, Luce è la seconda opera cinematografica dietro la macchina per Julius Onah (The Cloverfield Paradox) ed un ottimo adattamento dalla piéce teatrale omonima di J.C. Lee; così come il racconto teatrale al quale si ispira, Luce tratta con delicatezza e grande senso dell’ambiguità temi scottanti per l’America di oggi, come ad esempio l’adozione, il colore della pelle, il dislivello sociale e il privilegio dei bianchi sulla comunità afro-americana.
Proprio come vi raccontavamo con tono entusiastico nella nostra recensione di Luce, il secondo lungometraggio diretto da Julius Onah riesce ad affrontare tutti questi elementi delicati grazie ad un’ottima regia e ad una scrittura solida. Nella nostra spiegazione del finale di Luce, vi spiegheremo cosa accade nell’ultimo atto del film con Naomi Watts, Tim Roth ed Octavia Spencer arrivando alla conclusione che non sempre le verità che tutti pensiamo di conoscere sono così semplici.
Di cosa parla Luce?
Prima di arrivare all’enigmatico e stimolante finale di Luce, facciamo un paio di passi indietro e partiamo dall’inizio. Il film di Julius Onah racconta di Luce Edgar (Kelvin Harrison Jr.), un ragazzo eritreo adottato dalla coppia formata da Peter ed Amy Edgar (rispettivamente, Tim Roth e Naomi Watts) che è stato strappato ad un contesto infantile molto duro, visto che nel paese africano d’origine Luce era diventato un bambino soldato. Cresciuto con amore e premura dalla sua famiglia adottiva, Luce Edgar diventa uno degli studenti modello del liceo che frequenta: atleta imbattibile e abilissimo oratore, amato e rispettato da tutti, coetanei e corpo insegnanti.
Le cose però iniziano a scricchiolare quando la professoressa di educazione civica Harriet Wilson (Octavia Spencer) prima espelle lo studente DeShaun per aver trovato nel suo armadietto della marijuana, poi assegna un compito ai suoi ragazzi dove gli chiede di immedesimarsi in un personaggio storico a piacere. Quando l’insegnante legge l’elaborato di Luce, rimane preoccupata e chiama a colloquio privato la madre Amy. Quando le due si incontrano a scuola, esce fuori una verità inquietante: Luce si era immedesimato nel rivoluzionario pan-africano Frantz Fanon, figura storica che pensava che per superare l’idea di colonialismo era giustificata anche la violenza contro i dissidenti. Harriet Wilson espone la sua preoccupazione alla madre del ragazzo, anche mettendo in conto che il passato come soldato bambino avrebbe potuto giocare prima o poi un ruolo nel suo comportamento.
Nulla è come appare veramente
Ma c’era di più nella genuina preoccupazione dell’insegnante di educazione civica. Così come aveva fatto con lo studente DeShaun, Harriet scopre nell’armadietto del ragazzo modello una busta con dentro dei fuochi artificiali inesplosi illegali e molto pericolosi, e li porge ad Amy. Quando la donna torna a casa, parla con il marito riguardo il compito in classe e i petardi trovati nell’armadietto del figlio; entrambi i genitori, profondamente turbati, decidono di non riparlarne più e far finta che il problema non sussista e che sia soltanto nella mente dell’insegnante. Nel frattempo, veniamo a conoscenza della vita privata di Harriet Wilson, professoressa di educazione civica con una sorella più piccola vittima di una malattia mentale non meglio identificata; un dettaglio, questo, che sarà poi importante per capire la psicologia del personaggio interpretato da Octavia Spencer e il rapporto che ha con Luce.
Quando Amy e Peter si confrontano con il figlio adottivo sul tema scolastico e i petardi, lui si giustifica affermando che la professoressa Wilson ce l’aveva a morte con alcuni suoi studenti, come era stato prima con DeShaun e come lo era adesso con Stephanie Kim, coetanea di Luce che aveva affermato al corpo insegnanti di essere stata abusata sessualmente da alcuni ragazzi del liceo. Quando il giorno dopo Harriet e Luce si confrontano sul compito in classe. quest’ultimo giustifica l’immedesimazione nel rivoluzionario pan-africano sconfessando ogni legame con l’idea di violenza come risoluzione dei dissidi; nonostante la spiegazione del ragazzo, Harriet rimane sconcertata da una velata minaccia che le fa Luce sui fuochi d’artificio.
La linea sottile tra il bene e il male
Tanto che più avanti nel film, quando Harriet e la sorella Rosemary incontrano per caso il ragazzo modello, rimangono profondamente turbati dall’atteggiamento di Luce Edgar nei loro confronti. Quella sera, Harriet sente degli strani rumori nel piano inferiore di casa, e scopre che la sua abitazione era stata vandalizzata: era tutta responsabilità di Luce oppure dell’instabile sorella Rosemary? Nel dubbio, l’insegnante conduce la sorella malata dai medici che l’avrebbero seguita meglio di lei, uno scontro che si conclude con una drammatica incursione di Rosemary nei corridoi del liceo. Qui la ragazza instabile si denuda davanti a tutti, studenti ed insegnanti, urlando ad Harriet se si vergognava di lei davanti al mondo intero. Il video dell’incursione di Rosemary a scuola fa il giro del web, tanto che Luce mostra la scena ai suoi genitori, avallando la teoria secondo la quale Harriet Wilson era talmente frustrata dalla sua condizione privata che proiettava le sue aspettative verso gli studenti sbagliati.
Amy Edgar però vuole ancora vederci chiaro. Nei giorni successivi incontra Stephanie Kim per farsi raccontare il rapporto che aveva instaurato con il suo Luce; la ragazza le rivela che fino a qualche tempo prima i due erano stati fidanzati, ma poi si erano pacificamente lasciati e che non era stato lui il responsabile dell’aggressione sessuale di cui era stata vittima, ma che anzi Luce l’aveva strappata dalle grinfie dei suoi coetanei e l’aveva confortata dopo il fattaccio.
Cosa succede nel finale di Luce?
Arriviamo dunque alla spiegazione del finale di Luce. All’ennesima vandalizzazione della propria abitazione, Harriet si convince sempre di più che c’è Luce dietro a tutte quelle intimidazioni; poco dopo, quella stessa sera, riceva la visita inaspettata di Stephanie, che rivela alla sua professoressa che era stato Luce a violentarla tempo prima. L’insegnante ne parla con il preside e lo convince ad organizzare un incontro privato tra lei, Luce e i suoi genitori, con Stephanie che avrebbe aspettato fuori la stanza per testimoniare l’abuso. L’incontro/scontro non finisce bene per Harriet, che rimane scioccata nel constatare che Luce aveva un alibi per la sera in cui la ragazza asiatica era stata violentata; il preside e i genitori di Luce prendono immediatamente le difese del ragazzo, mentre quella stessa notte i fuochi artificiali pericolosi vengono fatti esplodere nell’ufficio di Harriet Wilson da mano ignota.
Sospettata di essere stata lei a farlo per incolpare Luce, la professoressa viene messa in aspettativa lavorativa, tanto che a farle visita in casa arriva Luce con un mazzo di fiori; Harriet affronta Luce per l’ultima volta, dicendogli che aveva accusato prima DeShaun e poi lui perché non voleva che venissero stereotipizzati dalla società in quanto neri; prendendosi cura dell’immagine apparentemente perfetta di atleta ed oratore di Luce Edgar, la donna avrebbe così dimostrato alla società che gli afro-americani avrebbero potuto uscire dalla condizione di white privilege che permeava ogni aspetto della quotidianità in cui vivevano; in poche parole, Harriet aveva messo sul piedistallo Luce per affogare le sue frustrazioni private con la sorella Rosemary e per lanciare un messaggio al sistema educativo americano. Il film termina con un montaggio alternato in cui Luce tiene un discorso scolastico in cui ringrazia i suoi genitori adottivi di averlo cresciuto come cittadino americano; negli stessi istanti, vediamo il ragazzo fare jogging da solo, con il volto che progressivamente si contorce dalla rabbia. Un finale enigmatico che dimostra quanto dietro alle apparenze, anche quelle che ci sembrano perfette ed inattaccabili, si celi sempre una verità spesso a volte troppo scomoda.