Ricordate il film Fuga per la vittoria? Diretto da John Huston ed uscito nelle sale a partire dal 1981, è stato un grandissimo successo di pubblico e di critica. Ed è liberamente ispirato ad una storia vera molto commovente ed avvincente; non è difatti un segreto che il film racconti gli avvenimenti della cosiddetta “partita della morte”, giocata tra ufficiali tedeschi e giocatori ucraini nel 1942 a Kiev sotto l’occupazione della Germania nazista. La squadra della città di Kiev, la Start, giocò diverse partite di calcio durante la seconda guerra mondiale e vinse 5-3 il match calcistico contro la squadra tedesca, lo stesso che racconta proprio il film.
Fuga per la vittoria si apre nel corso del 1942, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Durante una visita ad un campo di concentramento per prigionieri Alleati, il maggiore tedesco Von Steiner (Max Von Sydow), con un passato da calciatore anche tra le file della Nazionale tedesca, riconosce tra gli ufficiali britannici prigionieri il capitano John Colby (Michael Caine), ex giocatore militante in Nazionale inglese nonché nel West Ham. Dispiaciuto del fatto che le circostanze, che li vedono su due fronti belligeranti opposti, non permettano loro di discorrere dei loro passati sportivi come desidererebbero, Von Steiner tuttavia ha l’idea di organizzare un incontro di calcio tra una selezione di calciatori Alleati e la squadra sportiva di una vicina base tedesca.
All’inizio i compagni di prigionia di Colby si dichiarano contrari all’iniziativa, sicuri che il comando britannico non approverebbe e consci che la propaganda tedesca potrebbe sfruttare l’evento per caricarlo di significati extra-sportivi. Ma il capitano è stimolato dal confronto, anche perché le truppe britanniche possono vantare giocatori di livello come l’altro inglese Brady, lo scozzese Hayes e l’originario di Trinidad Luis Fernandez (Pelé). Un prigioniero statunitense arruolato nell’esercito canadese, Hatch (Sylvester Stallone), benché non sia capace di giocare a calcio chiede ed ottiene di aggregarsi al gruppo. Il suo iniziale piano di fuga, infatti, è andato in fumo in quanto due guardie, delle quali aveva imparato tutti i movimenti, sono state spostate dalla sorveglianza delle docce, attraverso cui aveva pensato di scappare, a quella dei giocatori. Colby si convince, e ne giustifica la presenza in squadra adducendo come motivo la necessità di un preparatore atletico.
Come racconta il film (ma anche la Storia), la squadra di prigionieri era composta per la maggior parte da ex-calciatori professionisti della Dynamo Kiev e della Lokotomov Kiev che lavoravano all’interno di una fabbrica occupata dai tedeschi e costretti a produrre pane per i soldati teutonici. Nel corso della famigerata “partita della morte” erano presenti 2000 spettatori, ognuno di essi con un biglietto pagato cinque rubli, sulle gradinate essenzialmente esponenti della Wehrmacht e della Luftwaffe tedesca, in piccole aree più in basso alcuni spettatori ucraini, anziani e bambini. Il match calcistico fu nettamente dominato dalla squadra ucraina, che già alla fine del primo tempo era in vantaggio 3-1 contro i tedeschi, tanto che durante l’intervallo un ufficiale delle SS ammonì agli ucraini di perdere il secondo tempo favorendo così la vittoria germanica. Ciò non accadde, visto che alla fine la partita storica finì 5-3 per gli ex-gicatori della Dynamo e della Lokotomov Kiev.
The Courier sottolinea proprio l’essenziale veridicità della sceneggiatura del film di Huston curata da Evan Jones e Yabo Yablonsky; infatti, finita la partita, i giocatori ucraini si resero conto di aver firmato la loro condanna a morte; nei mesi successivi, molti vennero catturati, torturati dalla Gestapo e deportati nel campi di concentramento di Syrec, a qualche chilometro di distanza dalla città di Kiev. Una storia vera da far accapponare la pelle che ha ispirato un film leggendario (e ricco di retroscena ed aneddoti, tra cui quello del finale cambiato da Pelè) ancora molto popolare grazie alla presenza nel cast di pesi massimi quali Pelé, Stallone, Caine e Von Sydow.