per la sua ultima fatica Killers of the Flower Moon, Martin Scorsese ha dichiarato all’Irish Times di essersi fatto ispirare dalla filmografia del regista Ari Aster: nello specifico Scorsese ha fatto riferimento ai film Midsommar e Beau ha paura.
In modo particolare ad intrigarlo è il ritmo dei film horror diretti da Aster, che somigliano molto a pellicole come Il bacio della pantera di Jacques Tourneur o Ho camminato con uno zombi. Si tratta di storie che hanno un andamento più lento rispetto a quelle di produzione moderna. Oltre ad essere sicuramente più silenziose.
Da parte sua Scorsese, però, era anche piuttosto preoccupato di inserire nel suo film scene che non fossero direttamente narrative per la storia. O che, ad esempio, mostrassero un chiaro legame alla cultura degli Osage, evidenziando usanze, come i nomi dei bambini, i funerali e i matrimoni. Questo, però, è anche il modo migliore per iniziare a comprendere più particolari rispetto alle caratteristiche delle persone e della vicenda. Un rischio, dunque, che Scorsese ha deciso di abbracciare, forte anche della sua esperienza.
Scritta con l’aiuto e il tocco di Eric Roth, premio Oscar per Forrest Gump, la storia di Killers of the Flower Moon ha suscitato però qualche perplessità da parte di DiCaprio. L’attore, infatti, ha chiesto dove fosse effettivamente il cuore di questa vicenda. Una questione cui Scorsese e Roth hanno risposto invitando l’attore a cercare l’essenza nella natura stessa dell’Oklahoma nei primi anni Venti.
Il film, di cui abbiamo parlato nella recensione di Killers of the Flower Moon, si prepara ad essere celebrato come il nuovo capolavoro del maestro, prende spunto dal libro Gli assassini della terra rossa di David Grann che racconta i fatti realmente accaduti in Oklahoma nei primi anni ’20 ai danni degli Osage, nativi americani, diventati ricchi grazie alla scoperta del petrolio.