Nel 2019 Caroline Link ha realizzato il film Quando Hitler rubò il coniglio rosa, tratto dall’omonimo romanzo di Judith Kerr, pubblicato nel 1971. Un’adattamento di cui la regista ha parlato spesso mettendo in evidenza le differenze tra il libro e il film. La più evidente è, senza alcun dubbio, la scena iniziale.
Il romanzo, infatti, prende il via con poster di Hitler inneggianti alla “cultura” nazista e le strade della città sempre più popolate da divise marroni. Un particolare, questo, che la Link ha deciso di evitare il più possibile per cercare di differenziare il proprio film da altri dedicati alla stessa tematica.
“Sì, ho creato la scena iniziale per prefigurare quello che presto sarebbe successo alla famiglia. Qui Anna sta giocando con il suo coniglio, ed è seguita da ragazzi in uniforme marrone. L’inseguimento alla festa di carnevale diventerà presto una realtà per la famiglia poiché lasceranno Berlino per paura per la propria vita. Alla festa, poi, Anna litiga e suo fratello viene in aiuto. Ciò accade perché la famiglia nella storia è necessaria e il suo sostegno è fondamentale.”

Prima di apportare qualsiasi cambiamento, però, Caroline Link ha discusso, anche in modo piuttosto animato, con l’autrice. Questa, infatti, è stata coinvolta in modo attivo nella scrittura della sceneggiatura, non risparmiando diversi dubbi sulla trasposizione. La Kerr, infatti, si chiedeva per quale motivo alcuni particolari del libro dovessero essere cambiati, visto che avevano funzionato a meraviglia per diverse decadi. La regista, però, ha spiegato che alcune scelte sono state condizionate da problematiche economiche. “Alcuni dei cambiamenti che ho apportato sono dovuti solo al fatto che alcune scene del libro erano troppo costose da realizzare. Ad esempio, non potevamo creare il momento in cui la famiglia celebrava la festa nazionale francese a Parigi sugli Champs-Élysées insieme a centinaia di persone.” Inoltre, ha spiegato la regista, sin dall’inizio molti avevano sottolineato che avrebbe dovuto aggiungere qualcosa al film, visto che nella trama non succede davvero nulla e i personaggi coinvolti non si trovano in pericolo.
L’attenzione della Link, dunque, non si è concentrata tanto sulla precisa ricostruzione dei fatti – perché Quando Hitler rubò il coniglio rosa è tratto da una storia vera – e delle situazioni quanto sui particolari che vanno a definire quella particolare atmosfera.
“Ho detto a Judith che volevo portare sullo schermo i momenti più piccoli del suo libro. Volevo creare quello che pensavo fosse straordinario come i dettagli, le citazioni, quello che dice Anna in certi momenti, quello che dice il padre a sua madre e a suo fratello. Mi sono concentrata molto di più su queste piccole cose, che creano un’atmosfera. Il film parla più dell’atmosfera che della trama perché alla famiglia non succede nulla. Non vedi mai il pericolo in cui si trovano. È sempre atmosferico e le piccole cose sono quelle ricordi una volta terminato il film.”
“Una cosa che ho inventato, per il film” – spiega la regista – “era il calendario che Anna usa dopo che la famiglia lascia Berlino perché lei inizia a contare i giorni fino a quando torneranno a casa. I pensato a fondo a cosa rende la storia così profonda, anche se l’approccio è ottimistico e positivo. All’inizio della storia i bambini pensano che torneranno a casa nel giro di qualche giorno o settimana, forse un anno. Col tempo però realizzano che non torneranno mai più”