Santocielo, ultimo film della coppia Ficarra e Picone dal 14 dicembre in sala, è stato giudicato addirittura come un film blasfemo da don Mario Sorce, parroco della chiesa del Sacro Cuore di Gesù del Quadrivio Spinasanta ad Agrigento. Un giudizio netto che il prelato ha pubblicato sulla pagina Facebook della parrocchia.
“In quest’ultimo film si evince che Dio è un imbranato, che Gesù si incarna nuovamente e, cosa più grave, che si incarna nel ventre di un uomo. Dulcis in fundo il paradiso è un perfetto caos. Posso capire che si cerca la novità per far ridere ma questo è troppo. È blasfemo e va denunciato come tale e certamente non andrò a vederlo neanche per curiosità. Cari Ficarra e Picone mi avete deluso.”
Parole scaturite, come spiega lo stesso don Mario, dalla sola e, obiettivamente, limitata visione di un trailer. Il che vuol dire che il giudizio del parroco della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù nasce da un approccio parziale che non permette un’interpretazione più ampia e completa del film.
Utilizzando i tempi e il linguaggio della comicità, infatti, Ficarra e Picone hanno voluto stravolgere le divisioni di genere, facendo provare all’uomo le fatiche ed i dolori sostenuti da una donna. E quale migliore occasione se non vivere in prima persona la maternità e le sue numerose incognite. Nel film, di cui parliamo nella recensione di Santocielo, tutto inizia, dunque, con Valentino Picone, mandato sulla terra nei panni di un angelo. Il suo compito è molto simile a quello che fu di Gabriele. In questo caso, però, per errore viene fecondato Salvatore Ficarra, uno scansafatiche, che darà vita ad una serie di equivoci.
Ipotetica blasfemia a parte, comunque, è giusto ricordare che il fatidico momento dell’annunciazione è già entrato nella storia dello spettacolo grazie all’indimenticabile sketch della Smorfia. In quel caso Massimo Troisi vestiva i panni della moglie di un pescatore mentre Lello Arena era un Gabriele un pò stordito che, dopo diversi tentativi, capisce di aver sbagliato casa. Il tutto accompagnato dalla famosa atmosfera celestiale ricreata dal cherubino Enzo Decaro.
Chissà se don Mario ha mai avuto occasione di vederlo e, in caso, se considera anche quella pagina d’ineguagliabile ironia blasfema.