Pennywise, il pagliaccio assassino protagonista di It non è ispirato a una storia vera. In molti è radicata la convinzione che a fornire da spunto per la figura del misterioso clown assassino sia stato il serial killer statunitense John Wayne Gacy. L’uomo, accusato e successivamente condannato per l’omicidio di 33 giovani ragazzi, era solito vestire i panni di un clown alle feste o per intrattenere bambini malati ricoverati in ospedale. King dal canto suo non ha mai avallato questo paragone, spiegando invece di essersi fatto ispirare dai troll delle leggende e dalla paura che i pagliacci incutono nei bambini. Ricordiamo che Pennywise non è altro che uno dei tanti volti con i quali si manifesta It, che è l’essenza più pura del male.

L’ispirazione per IT (e per Pennywise) è invece nata, nella mente dell’autore, Stephen King, da una considerazione abbastanza banale; “Cos’è che più di ogni altra cosa, terrorizza i bambini? Ci deve essere qualcosa di enorme, orribile e schifoso che ti avviluppa, e ti fa urlare non appena lo vedi. La risposta a questa domanda? Il clown; è stato così che ho deciso di creare Pennywise. All’inizio credevo non avrebbe funzionato, ma dall’uscita del mio libro un’intera generazione ha iniziato ad avere paura dei clown; perché obiettivamente i clown spaventano i bambini“.
Stephen King, in un intervento pubblicato sul proprio sito ufficiale, ha ulteriormente analizzato la genesi del suo romanzo, facendo riferimento ad un episodio accaduto nel 1978 e alle leggendarie figure mitologiche dei troll: “La concessionaria di auto dove dovevo recarmi si trovava in un parco industriale isolato su un pezzo di terra praticamente deserta a un miglio dalla striscia di fast food e stazioni di servizio che segna il confine orientale di Boulder. Una strada stretta e non illuminata conduceva a questo avamposto. Quando arrivai sulla strada era il crepuscolo, ed ero consapevole di quanto fossi solo. A circa un quarto di miglio lungo questa strada c’era un ponte di legno, gobbo e stranamente bizzarro, che dava su un ruscello. Indossavo stivali da cowboy con i tacchi logori e mi rendevo perfettamente conto del suono inquietante che facevano battendo sulle assi; come un orologio a pendolo vuoto. A quel punto mi sono mi sono chiesto cosa avrei fatto se un troll appostato lì sotto mi avesse gridato: “Chi è che picchietta sul mio ponte?” All’improvviso ho capito che volevo scrivere un romanzo su un vero troll sotto un vero ponte.” Non è la prima volta che King prende spunto da circostanze più o meno inquietanti che gli capitano, ad esempio Shining fu ispirato ad un soggiorno in un vero albergo infestato.

John Wayne Gacy, dopo un’infanzia e un’adolescenza relativamente tranquille, nel 1968, a 26 anni d’età, fu arrestato per violenza sessuale su un minore. Uscito di prigione per buona condotta nel 1970, avviò una florida attività di costruzioni, la PDM Contractors. A partire dal 1972 fino al momento del suo arresto, avvenuto sei anni dopo, nel 1978, Gacy avrebbe ucciso senza soluzione di continuità tre decine di giovani uomini, molti dei quali conosciuti proprio attraverso la sua azienda. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, e a dispetto del soprannome di “Killer Clown” che la stampa gli affibbiò, i travestimenti da pagliaccio non erano parte del rituale criminale di Gacy; al contrario, vestirsi da clown alle feste era un modo per mantenere l’apparenza di pilastro della comunità.
Nel 1975, infatti, Gacy aderì al Jolly Joker Clown Club, un’associazione non a scopo di lucro, i cui membri presenziavano, vestiti da clown, a serate di gala, raccolte fondi, parate cittadine, oppure facevano visita in ospedale a bambini malati. Gacy, in particolare, nel corso degli anni, diede vita a due personaggi distinti e complementari; Pogo, pagliaccio ilare e felice, e Patches, il clown malinconico, entrambi con il proprio costume e un trucco particolare. In un’intervista rilasciata mentre si trovava nel braccio della morte, Gacy aveva spiegato la sua passione per queste figure: “Fare il clown mi rilassava.. divertire i ragazzini mi faceva stare bene… quando mi mettevo il trucco da clown, tornavo bambino; era divertente. Potevo essere me stesso, oppure fare lo scemo e giocare a fare gli scherzi. Ma da quando il mio caso è arrivato alla ribalta, “clown” è diventato sinonimo di qualcosa di negativo“. Anche durante la permanenza nel braccio della morte, Gacy continuò a coltivare questa sua passione, disegnandosi nei panni di vari clown. Gacy a sua volta ha ispirato alcuni film sui serial killer, che continuano ad affascinare e incuriosire il pubblico.
Gacy, così come Pennywise di It, hanno sicuramente una cosa in comune: quella di aver avuto un impatto notevole nell’immaginario collettivo, dando maggior concretezza alla coulrofobia, la fobia per i clown. Pennywise continua a far parte degli incubi di una precisa generazione di persona, quella nata negli anni ’80, così come Gacy è uno dei serial killer più riconoscibili. Qualche anno fa, negli USA e in Australia, si creò una situazione di emergenza quando gruppi di clown infastidivano e terrorizzavano i cittadini inermi, di notte, nelle strade. Lo stesso King, tirato in ballo anche da associazioni di clown, fu costretto ad intervenire pubblicamente per cercare di ridimensionare il fenomeno. La figura del pagliaccio assassino poi torna ciclicamente in numerosi film e serie televisive, da American Horror Story a Terrifier.