Povere creature! non si dimentica facilmente. È un film in cui ogni aspetto decorativo è curato in maniera maniacale, dalle meravigliose scenografie di James Price e Shona Heath, ai costumi firmati da Holly Waddington. Tutto contribuisce a rendere memorabile la sua protagonista, Bella Baxter, una gigantesca Emma Stone. In particolare, vogliamo capire di più del lavoro svolto da Waddington, una delle designer più talentuose della sua generazione, capace di costruire per Emma Stone un corpo altro, fatto stoffe preziose e insoliti capi d’abbigliamento. Un’operazione gigantesca a cui vogliamo rendere omaggio. I vestiti di Bella, infatti, sono parte integrante della sua personalità, del suo modo di esprimersi. Dicono di lei quanto le parole che questa giovane donna pronuncia per manifestare la sua vera indole di esploratrice.
Benvenuta, Bella!
Una donna incinta si getta nel Tamigi. Uno scienziato fuori dal comune la salva e la riporta in vita trapiantandole il cervello del feto portato in grembo. Victoria muore, Bella rinasce e affronta la vita con la voracità di una bambina che vuole conoscere tutto del mondo, gli aspetti belli e quelli brutti. Esplorando la sua sessualità senza paura. E quando qualcuno proverà di nuovo a ingabbiarla, a dominarla, risponderà da par suo. Una storia folle e grottesca, Povere creature! che diventa un coming of age femminista intelligente ed emozionante. Anche grazie all’incredibile opera di Holly Waddington.
Celebrata costumista, Waddington era una grande fan di Yorgos Lanthimos ed entra nell’entourage di Povere creature! grazie ai buoni rapporti con lo sceneggiatore del film, Tony McNamara, con il quale stava lavorando ai costumi del pilot di The Great (poi abbandonato per la sua gravidanza). Diciamo che il lavoro per Poor things! è arrivato come un regalo di Natale, visto che Waddington e Lanthimos si sono incontrati per la prima volta durante le feste. Ed è rimasta subito fulminata dalla storia e dalle sue potenti vibrazioni post moderne. La prima immagine di Bella è arrivata dopo la lettura del romanzo di Alasdair Gray e nella sua testa indossava solo mezzo vestito. Poi tutto, compresi i colori di Bella, ha preso lentamente corpo. Partendo come base dalla moda di fine ‘800, Waddington è arrivata all’elemento chiave dei vestiti di Bella: le maniche a sbuffo. Ci arriveremo.
Liberare Bella
Immaginate di essere nella fase finale dell’800. Le donne ricche non lavoravano ed erano vestite principalmente come bamboline, strette nei corsetti che limitavano il loro respiro, costringendole in forme fisiche che non gli appartenevano. Il patriarcato passava anche attraverso questo. Così, Lanthimos e Waddington arrivano alla conclusione di eliminare il corsetto dai costumi. Una piccola forzatura rispetto alla moda dell’epoca, totalmente in linea però con l’essenza di Bella, creatura libera e incontenibile. Questo cambio di passo, secondo Waddington, è ciò che dà ai costumi l’aspetto così moderno. Aspetto accentuato anche grazie ad accessori incredibili come gli stivali bianchi open toe (omaggio ad André Courrèges). E agli occhiali da rubare e indossare (sono in vendita per Selima Optique).
Bella viene liberata anche grazie ai suoi lunghi capelli neri che porta sempre sciolti, altro elemento rivoluzionario e contemporaneo rispetto allo stile dell’epoca. Per tornare al mezzo vestito, spesso Bella è senza gonna e si avventura per le strade in mutande (o per meglio dire in short). Come quando arriva a Lisbona e indossa pantaloncini gialli e una giacca con maniche a sbuffo celeste. Bella è spesso scombinata. Se la parte sopra è più costruita e ‘coperta’, la parte sotto si alleggerisce. Al contrario, se la le gonne sono più ricche (come nella scena del ballo), il top è più leggero.
Aria
In un’intervista rilasciata da Waddington a The Hollywood Reporter, la costumista ha spiegato che le grandi maniche bloccavano l’azione della cinepresa. La loro presenza era talmente ingombrante da manifestare nettamente il loro potere. “Erano come polmoni pieni di respiro e di aria che accendevano e rianimavano Bella“. Dunque, le maniche rappresentavano un modo di respirare, quindi di essere libera e autonoma. Nel bellissimo abito da sposa che lei indossa per sposare Max McCandless questo fattore è ancora più evidente.
Bella non si sposa per rispondere a un obbligo della società, ma è una libera scelta frutto dell’amore provato per il suo fidanzato. Le maniche sono allora trasparenti, sostenute da un’impalcatura di fil di ferro che le rende più stabili. Il velo non nasconde il suo volto, anzi lo rende ancora più bello. Piccola curiosità: è stata proprio Emma Stone a decidere di indossarlo in quella maniera, come fosse un nastro da attorcigliare sul viso. Mentre lo stavano provando, infatti, Waddington non sapeva proprio come sistemarlo. Fino alla geniale intuizione dell’attrice.
I colori di Bella
Anche i colori raccontano la storia e l’evoluzione di Bella. Da un punto di vista dell’armocromia, anche se spesso viene scambiata per ‘calda’, Emma Stone è un’estate assoluta, una stagione caratterizzata dalla freddezza. Holly Waddington compie un lavoro incredibile sulla palette, mantenendo la temperatura glaciale dei colori (spesso la protagonista si trova sulla neve), ma rendendoli più morbidi. Usa spesso le nuance neutro chiare del rosa pelle, come se i vestiti fossero un altro corpo.
Con pochissimi accenti più intensi come il giallo del completo indossato durante il viaggio in nave o quello più tenue per l’impermeabile in plastica che Bella indossa a Parigi. Un colore energetico, espansivo, prorompente, associato al momento in cui Bella inizia a formare la sua identità, mettendo in discussione il rapporto con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo). Ma c’è anche il nero della mise di Bella, indossata agli incontri del partito Socialista o all’università. Un outfit pazzesco nato su suggerimento di Stone che in sala prova aveva indossato la giacca sulle gambe nude, suggerendo a Waddington girare la scena così.
In un solo caso il colore è palesemente contrastante con quelli naturali di Stone. Ed è quello dell’arancio ruggine dell’abito che Bella indossa nella parte finale del film (qui trovate la nostra recensione), quando compie l’ultimo essenziale passo prima della sua liberazione definitiva. Il fatto di liberarsi di quel colore in qualche modo è una dichiarazione d’intenti incredibile. Nella prima, folgorante scena, Emma Stone indossa un abito di un blu, molto malinconico, come raccontato da Waddington a Filmaker Magazine. Non sapeva che avrebbe accompagnato la protagonista nella sequenza in cui tenta il suicidio. Per ottenere quel tono esatto, Waddington ha lavorato a lungo con dei tintori ungheresi. Altro piccolo, ma enorme dettaglio, dello strepitoso lavoro di Waddington sugli abiti di scena di Povere creature!