L’uscita recente di Prey ha riportato l’interesse del pubblico a concentrarsi sulla saga Predator. Un franchise che quest’anno spegne 35 candeline e che in questi decenni ha vissuto di alti e bassi. Come vedremo, dopo il leggendario capostipite della saga, sono stati fatti molti tentativi differenti per cercare di dare linfa alla serie: sono cinque i film della saga principale (contando l’originale) e due crossover. A questi vanno aggiunti un gran numero di romanzi, fumetti, videogiochi, cortometraggi. Gli spettatori potrebbero trovarsi confusi davanti a così tante apparizioni degli Yautja i cui lungometraggi, ricordiamo, sono tutti disponibili su Disney+ . Per questo arriviamo in soccorso noi di CinemaSerieTv con la nostra guida alla visione dei film della saga di Predator.
1. Predator (1987)
È il 1987, siamo verso la fine dell’epoca reaganiana con la sua overdose di testosterone. Gli sceneggiatori Jim e John Thomas immaginano un concept fresco e innovativo, in grado come vedremo di rivoluzionare il genere action: un alieno specializzato nella caccia arriva sulla Terra per affrontare un gruppo di forze speciali. L’idea alla base è quella di prendere gli esseri umani più pericolosi del pianeta e renderli inermi davanti alla minaccia dello Yautja. A dirigere viene chiamato John McTiernan che, proprio con Predator, inizierà la sua rivoluzione del genere poi continuata con Die Hard. Per quanto riguarda la scelta del cast non si lesina in termini di muscoli e carisma: Schwarzenegger che grazie al ruolo del capo squadra Dutch farà il salto di notorietà definitivo; Carl Weathers che da poco aveva tolto i guantoni di Apollo Creed; un gigantesco Bill Duke che da poco aveva condiviso il set di Commando con Schwarzy; l’indimenticabile Sonny Landham; il wrestler Jesse Ventura; infine Shane Black, all’epoca sceneggiatore in rampa di lancio che pare sia stato chiamato con la scusa di far l’attore nella speranza che mettesse mano anche allo script. Per quanto riguarda sotto il costume dello Yautja inizialmente era stato scelto nientemeno che un Jean-Claude Van Damme ancora sconosciuto. Dopo qualche giorno però si preferì allontanare il belga per alcune tensioni e ripensare anche il design della creatura. Venne chiamato Stan Winston, esperto di effetti speciali, ideatore del T-800 e storico collaboratore di Cameron (pare che anche quest’ultimo abbia dato dei suggerimenti).
McTiernan, nel mettere insieme tutti questi elementi, riesce a dar vita a un ibrido dal ritmo frenetico in grado di parodiare il cinema action e lo slasher movie, con Schwarzenegger nel ruolo di un’atipica final girl. Ma simultaneamente diventa apice di entrambi i generi. Una sorta di miracolo cinematografico dove ogni pezzo del puzzle è al posto giusto. Un concept come detto estremo, radicale, quasi impossibile da replicare o ritoccare. Infatti, come vedremo, il proseguo della saga non andrà particolarmente bene.
2. Predator 2 (1990)
Con il grande successo di Predator viene subito messo in cantiere il sequel. Tornano gli sceneggiatori Jim e John Thomas, i quali decideranno di cambiare totalmente l’ambientazione: sempre di una giungla si tratta ma questa volta urbana. Siamo in un’ipotetica Los Angeles del futuro, nel 1997, con la città messa a soqquadro da devastanti lotte continue tra le forze dell’ordine e bande di narcotrafficanti. Alla regia non è disponibile John McTiernan che nel mentre aveva dato vita a Die Hard e quell’anno sarebbe uscito con Caccia a Ottobre Rosso. Viene chiamato John Hopkins, all’epoca noto principalmente per aver diretto Nightmare 5. Anche Schwarzenegger era ormai diventato irraggiungibile a livello di costi e di fama. Si optò quindi per Danny Glover, reduce dal grande successo dei primi due Arma Letale.
Il risultato è un film non completamente riuscito ma soprattutto poco capito, probabilmente a causa del peso di essere un sequel tanto atteso. Si sforza di allontanarsi dalla formula così radicale e riuscita dell’originale e diventa a tratti un film più simile a un sequel di RoboCop che a un secondo capitolo di Predator. Proprio la parte della lotta tra polizia e bande criminali, con un world building quasi estremo nel dipingere le varie gang, è quella che funziona meglio. In mano a un regista come Paul Verhoeven sarebbe potuto diventare un cult senza tempo, purtroppo oggi è quasi caduto nel dimenticatoio. Due sono i lasciti importanti per il futuro della saga: l’antica pistola con l’iscrizione “Raphael Adolini – 1715” donata come segno di rispetto al protagonista; il teschio di uno Xenomorfo appeso alla parete dei trofei nella navicella.
3. Alien vs. Predator (2004)
Quel teschio alla fine di Predator 2 era un annuncio al pubblico: Yautja e Xenomorfi, Alien e Predator (entrambi le proprietà intellettuali erano della Fox) fanno parte dello stesso universo condiviso. I crossover tra franchise/universi condivisi non sono esclusiva dei cinecomics. Al cinema sono sempre esistiti, pensiamo a tutto il mondo dei kaiju giapponesi con Godzilla al centro, ai mostri della Universal o a Freddy vs. Jason, uscito quest’ultimo solo un anno prima del crossover tra i due alieni.
Alla sceneggiatura e alla regia viene chiamato Paul W. S. Anderson che veniva da Mortal Kombat e il primo Resident Evil ma soprattutto quel film incompreso, purtroppo monco ma bellissimo, che è Punto di non ritorno. Le aspettative quindi erano piuttosto alte, nell’ottica di un film in grado di divertire e di garantire la giusta dose di violenza ben girata.
Purtroppo però le cose non sono andate nel migliore dei modi. Alien vs. Predator ha una prima metà, lenta e priva di guizzi, in cui si mette assieme una squadra priva di qualsivoglia personalità da spedire in Antartide alla ricerca di una piramide sotto al ghiaccio. Come ovvio durante questa spedizione entreranno in scena le due specie aliene. Il problema principale, oltre alla scialba metà iniziale, è la mancanza di personalità e intrattenimento anche una volta che arrivano i veri protagonisti. A cui si aggiunge un gruppo di personaggi umani totalmente privi di carisma, tra cui un inspiegabile Raoul Bova.
Non tutto è da buttare, qualche idea c’è ma il risultato finale è un’occasione sprecata.
4. Alien vs. Predator 2 (2007)
Le cose però possono andare sempre peggio e una delle dimostrazioni più evidenti è proprio Alien vs. Predator 2. Alla regia vengono chiamati i fratelli Strause, coppia esperta in effetti speciali qui al loro esordio dietro la macchina da presa. Il risultato è un film difficilmente commentabile. Un’opera priva di qualsiasi motivo di interesse. Totale assenza di suspence con in aggiunta la pretesa di prendersi molto, troppo, sul serio. Si sarebbe potuto salvare grazie a un bello scontro tra le creature. Peccato che questo avvenga in un finale confusionario e talmente buio da rendere difficile addirittura distinguere i soggetti delle singole scene. Rivisto oggi sembra un film amatoriale ad alto budget.
5. Predators (2010)
Nel 2010, a distanza di vent’anni esatti con Predator 2, ecco arrivare Predators, il terzo sequel diretto della saga. A dir la verità della lavorazione di un Predator 3 se ne parlava già dalla metà degli anni ’90, con un progetto di Robert Rodriguez interessato a entrare nella saga e a spostare l’azione sul pianeta degli Yautja. Per questione relative a costi troppo alti e l’ingresso in fase produttiva del crossover con Alien non se ne fece nulla. Questo almeno fino al 2008 quando in Fox tornò di moda l’idea di un terzo capitolo. Rodriguez quindi si rifece avanti con la sua proposta che piacque, venne sviluppata e poi prodotta. Alla regia però non troviamo l’autore di Desperado, occupato con il progetto Machete e che quindi appare in veste di produttore. Dietro la macchina da presa abbiamo Nimród Antal che aveva dato un’ottima prova di gestione della suspence e delle scene d’azione sia in Vacancy che in Blindato.
Predators rivisto oggi non merita tutte le pessime critiche e reazioni ricevute all’epoca. Non è nulla di straordinario sia chiaro, ma offre un buon intrattenimento grazie a una mano piuttosto sicura di Antal e all’idea di espansione del worldbuilding offerta dall’ambientazione in una riserva di caccia degli Yautja. Il problema principale risiede nei personaggi, privi di qualsivoglia interesse e nella scelta di Adrien Brody come protagonista assoluto di un film action.
6. The Predator (2018)
Vista l’accoglienza tiepida riservata a Predators, seppur accompagnata da discreti incassi, il franchise torna in stand-by per qualche anno. Poi d’un tratto in casa Fox arriva l’idea geniale: richiamare a casa il già citato Shane Black.
Shane Black è ovviamente un nome caro a tutti i cinefili del mondo, in particolare a quelli appassionati dei film anni ’80/’90. Tra i 25 e i 35 anni aveva prima rivoluzionato il buddy-cop con gli script di Arma Letale 1 e 2; poi aveva dato vita insieme a Tony Scott a L’ultimo dei Boy Scout – Missione: sopravvivere, uno dei più grandi action anni ’90; scritto la parodia meta-cinematografica definitiva dell’action con Last Action Hero, diretto ovviamente da McTiernan; infine era diventato lo sceneggiatore più pagato al mondo grazie al suo lavoro in Spy. Dopodiché un lunghissimo periodo sabbatico interrotto da due perle come Kiss Kiss Bang Bang e The Nice Guys e dal film più discusso e particolare della storia del MCU, ovvero Iron Man 3. La particolarità è che questi ultimi tre non solo li ha sceneggiati ma li ha anche diretti.
Come ovvio la notizia del coinvolgimento di Shane Black in un nuovo film della saga di Predator fece immediatamente impazzire il pubblico. Soprattutto dopo le dichiarazioni dello stesso in cui affermava di aver accettato solo dopo aver ricevuto rassicurazioni su libertà, budget di livello e un cast di primario spessore.
A conti fatti poco o niente è andato nel modo giusto. Il cast non vede nomi di richiamo e pare che la produzione abbia interferito con il terzo atto in modo da farlo rigirare diversamente. Il risultato è un film che vede alcuni guizzi a livello di script ma in cui il resto non funziona.
7. Prey (2022)
Infine l’ultimo arrivato del franchise e il primo a non contenere la parola Predator nel nome: Prey.
Fin dal nome, appunto, si capisce che il tentativo è quello di creare un corpo estraneo e più fresco rispetto al resto della saga. L’idea è quella di un prequel, ambientato nel passato (più precisamente nel 1700) in cui uno Yautja arriva sulla terra a sfidare un gruppo di nativi americani. Quindi in pratica riproporre il format dell’originale, cambiandogli ambientazione temporale e cercando di guardare l’azione da un’altra prospettiva, quella della preda da cui il titolo Prey. A prescindere dai pregi e dai difetti del film (per i quali vi rimandiamo alla nostra recensione completa), il risultato in termini di accoglienza è stato molto buono. Pur mancando degli esiti veri e propri al botteghino visto che il film è stato direttamente distribuito su Disney+, le reazioni del pubblico sono state unanimemente positive, premiando la nuova ambientazione e reclamando possibili sequel con periodi storici differenti. Un poco alla Assassin’s Creed se vogliamo. Un risultato interessante e che potrebbe aprire a future interazioni con la saga.
8. Batman: Dead End (2003) (Bonus)
La vita della saga Predator ha poi saputo svilupparsi in praticamente tutti i media oltre al cinema, dai romanzi ai videogiochi. Ovviamente non mancano in questo senso i fumetti con gli Yautja protagonisti, per la maggior parte editi dalla Dark Horse, di cui molti di ottimo livello e in grado di espandere con grande gusto l’universo della saga. Vari sono anche i crossover a fumetti tra cui, come scontato, con Alien, Superman. Non poteva mancare anche Batman e la miniserie tra il Cavaliere Oscuro e gli Yautja è tra le migliori in assoluto.
Crossover che è servito d’ispirazione a Batman: Dead End, forse il fan-movie più famoso di sempre. Un cortometraggio realizzato da Sandy Collora nel 2003, presentato al San Diego Comic – Con dello stesso anno e presto diventato di culto. L’opera, bellissima ancora oggi e imprescindibile per i fan di Batman come quelli di Predator (e Alien), vede l’Uomo Pipistrello inseguire Joker dopo che quest’ultimo è fuggito da Arkham e si ritrova a combattere, in un vicolo di Gotham, con Yautja e Xenomorfi. Cosa volere di più?