Il film: Berlinguer – La grande ambizione, 2024. Regia: Andrea Segre. Cast: Elio Germano, Paolo Pierobon, Roberto Citran, Paolo Calabresi, Elena Radonicich, Giorgio Tirabassi. Genere: drammatico. Durata: 123 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: Il percorso politico e personale di Enrico Berlinguer dal 1973 al 1978.
A chi è consigliato? Agli appassionati di Storia e di politica italiana, e ai fan di Elio Germano.
Dopo essere stato, tra le altre cose, oggetto dell’affetto di Roberto Benigni e argomento centrale di un documentario di Walter Veltroni, Enrico Berlinguer è ora lo spunto per il nuovo lungometraggio di Andrea Segre, presentato in pompa magna alla Festa del Cinema di Roma (evento co-creato, ironia della sorte, da Veltroni) come evento d’apertura dell’edizione 2024. Una scelta dimostratasi fortunata poiché il film, che era anche in concorso, si è aggiudicato il premio per l’interpretazione maschile, intitolato a Vittorio Gassman, per la prova di Elio Germano, presenza intensa nei panni del politico sardo che ha cercato di cambiare le sorti dell’Italia cinque decenni or sono. Ed è effettivamente uno dei migliori motivi per vedere il film di cui parliamo in questa recensione di Berlinguer – La grande ambizione.
Verso il compromesso
Non racconta tutta la vita di Berlinguer il film di Segre, la cui principale ambizione è quella di restituire il periodo cruciale dell’attività politica del leader del Partito Comunista Italiano, ossia gli anni che vanno dal 1973 al 1978. Sono gli anni in cui il PC cerca di entrare nel governo in ogni modo, tentando di aprire il dialogo con la Democrazia Cristiana, con la famosa proposta del compromesso storico, idea che Berlinguer elaborò tramite una serie di riflessioni sul futuro dell’Italia dopo il colpo di stato in Cile. Saranno anni molto tormentati, fino alla drammatica vicenda del sequestro di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse, le cui azioni furono proprio in risposta al tentativo di una collaborazione tra le due fazioni politiche.
Germano, ti vogliamo bene
Figura centrale dell’operazione è Elio Germano, che dopo aver affrontato in maniera più evocativa Matteo Messina Denaro in Iddu – L’ultimo Padrino si ritrova a essere un Berlinguer più direttamente legato alla realtà storica, ma senza perdersi nel circolo vizioso della sterile immedesimazione. Attorno a lui ruota la struttura emotiva del lungometraggio, che cerca di scavare nel profondo e restituire la dimensione più intima di quegli anni, andando oltre la mera ricostruzione del periodo storico. Non è da meno il cast di contorno, anche se quando entrano in scena Paolo Pierobon e Roberto Citran, rispettivamente nei panni di Giulio Andreotti e Aldo Moro, il lavoro si fa più mimetico e meno empatico, in particolare con Citran che a tratti sembra una via di mezzo tra il sosia di Moro e quello del collega Fabrizio Gifuni, che ha interpretato il leader democristiano in Esterno notte (le cui atmosfere riecheggiano in parte in quella sezione del film).
Ambizione a metà
È lodevole l’intenzione che c’è alla base del progetto, quella di andare a indagare l’uomo dietro alcuni degli elementi-chiave di uno dei periodi più turbolenti della Storia recente italiana, ancora oggi materia di studio e di rielaborazione cinematografica (una curiosa coincidenza vuole che il film di Segre sia arrivato nelle sale un mese dopo l’edizione 2024 del Festival di San Sebastián, che ha dedicato la sua retrospettiva al crime movie italiano ambientato e/o girato negli anni Settanta). Ma quando la Storia nel senso più ampio comincia a imporsi nella seconda metà, a discapito del delicato lavoro fatto sulla psicologia di Berlinguer e sugli aspetti meno pubblici della sua grande ambizione, il tutto si fa più schematico, più scolastico, regredendo al tipo di operazione che il film stesso, come il suo protagonista in ambito politico, annunciava di non voler emulare.
La recensione in breve
Andrea Segre ed Elio Germano fanno un ottimo lavoro sulla figura di Berlinguer nel privato, ma l'introspezione viene smorzata nella seconda parte da una ricostruzione troppo didascalica della Storia.
PRO
- Elio Germano è bravissimo
- La volontà di scavare nel profondo della psiche di Berlinguer è lodevole
CONTRO
- La seconda parte del film, dominata dai grandi eventi storici noti, è molto meno interessante
- Voto CinemaSerieTV