Il film: Beverly Hills Cop: Axel F, 2024. Regia: Mark Molloy. Cast: Eddie Murphy, Joseph Gordon-Levitt, Taylour Paige, Judge Reinhold, John Ashton, Bronson Pinchot, Paul Reiser, Kevin Bacon. Genere: commedia, azione. Durata: 117 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima su Netflix, in lingua originale.
Trama: Axel Foley torna a Beverly Hills per una quarta avventura, questa volta per dare una mano a sua figlia.
Quattro decenni fa, Eddie Murphy, allora poco più che ventenne (!), consolidò il proprio statuto di nuova promessa comica e cocco della Paramount con Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills, il suo primo lungometraggio da protagonista assoluto dopo aver spalleggiato Nick Nolte in 48 ore e Dan Aykroyd in Una poltrona per due. Un progetto che lui fece suo al 100%, dopo che inizialmente si era pensato a Sylvester Stallone per il ruolo del poliziotto Axel Foley, e un successo che generò due sequel, diretti rispettivamente da Tony Scott e John Landis. Scottato dall’esperienza del terzo film, girato mentre affrontava problemi di depressione, Murphy ha ripetutamente cercato di riscattarsi con un quarto episodio, più volte rimandato perché i soggetti proposti all’attore non convincevano fino in fondo (per rendere l’idea di quanto è durata l’attesa del momento perfetto: a un certo punto la regia doveva essere di Brett Ratner, ora persona non grata a Hollywood). Fino a oggi, con l’arrivo su Netflix del film di cui parliamo nella nostra recensione di Beverly Hills Cop: Axel F.
Tale padre, tale figlia?
Axel Foley continua a lavorare a Detroit, spesso con risultati che in altre circostanze avrebbero portato al suo licenziamento (e l’imminente pensionamento di Jeffrey Friedman potrebbe effettivamente portare a questo). Un giorno riceve un messaggio dall’amico Billy Rosewood e si reca nuovamente a Beverly Hills, dove il caso di turno è ancora più personale del solito: sua figlia Jane, con cui non parla da anni, sta difendendo in tribunale un uomo accusato di aver ucciso un poliziotto, e Billy sarebbe in possesso delle prove per scagionare il cliente. Con l’aiuto di vecchi amici e del nuovo arrivato Bobby Abbott, Axel cerca di scoprire la verità, cosa non facile poiché il processo è legato alle malefatte di alcuni membri corrotti delle forze dell’ordine, disposti a tutto pur di insabbiare l’intero caso…
La famiglia al completo (o quasi)
Come sottolineato dal marketing, il film riunisce praticamente tutti gli interpreti storici del franchise ancora in vita, con Murphy affiancato da Judge Reinhold (Billy), John Ashton (Taggart), Paul Reiser (Jeffrey) e Bronson Pinchot (Serge), mentre la nuova generazione è rappresentata da un volenteroso Joseph Gordon-Levitt nei panni di Bobby e da Taylour Paige nel ruolo di Jane. E dopo i cattivi piuttosto deboli nel terzo film, fortemente contestato dalle stesse persone che ci lavorarono, siamo tornati a un antagonista come si deve con un divertente Kevin Bacon in veste di comandante della polizia che sotto sotto non ha particolarmente a cuore la legge. Una scelta di casting che, volente o nolente, ha un che di simbolico, poiché anche Bacon è diventato una star negli anni Ottanta e proprio nel 1984 fu protagonista dell’altro grande successo Paramount di quell’anno, Footloose. Quasi un’altra faccia della medaglia, poiché lui, a differenza di Murphy, si è sempre divertito a esplorare i lati più cupi della psiche umana.
Nostalgia in streaming
L’altro grande ritorno è dietro le quinte, con Jerry Bruckheimer nuovamente coinvolto come produttore (e come in Bad Boys: Ride or Die la sua casa di produzione sfoggia il logo vintage per omaggiare il compianto Don Simpson). C’è un tentativo evidente di replicare la formula di Top Gun: Maverick, con la storica canzone d’apertura riesumata per i titoli di testa (e, per completezza, pochi minuti dopo tocca al brano iniziale del secondo film), certe situazioni ripetute e la volontà di riflettere sul tempo che passa senza perdere d’occhio il divertimento. E quest’ultimo c’è, anche se mai come prima si sente l’influenza di una macchina produttiva dove il regista ha poco peso, poiché a questo giro è stato scelto non un talento emergente (Martin Brest, Tony Scott) o un veterano bisognoso di una seconda chance (John Landis), ma di un esordiente assoluto quale Mark Molloy, al primo lungometraggio dopo un percorso a base di pubblicità.
Il che non è per forza un male, se non fosse che in questo caso specifico l’inesperienza si fa sentire nel ritmo della pellicola, a tratti incerta su come gestire al meglio l’equilibrio tra azione e risata. Ma dopo l’esito mediocre del terzo capitolo (appositamente messo alla berlina in questa sede), è comunque un passo nella direzione giusta per l’eventuale resurrezione a lungo termine del franchise, un prodotto del suo tempo che rimane carismatico ancora oggi, esattamente come Murphy quando ci si mette d’impegno, con il supporto dei comprimari storici e di quelle mitiche note scritte da Harold Faltermeyer.
La recensione in breve
Eddie Murphy è palesemente motivato, e la sua intesa con gli altri attori rimane impeccabile, ma l'inesperienza del regista si fa occasionalmente sentire.
Pro
- Le scene d'azione funzionano
- Il cast storico è in stato di grazia
- Kevin Bacon è un ottimo villain
- Il fattore nostalgia è gestito in modo efficace
Contro
- L'inesperienza del regista incide a tratti sul ritmo del film
- Voto CinemaSerieTV