Il film: Ennio Doris – C’è anche domani, 2024. Regia: Giacomo Campiotti. Cast: Massimo Ghini, Lucrezia Lante della Rovere, Daniel Santantonio, Antonio Nicolai, Emma Benini, Eugenio Franceschini, Carlo Favero, Giulia Vecchio, Alice De Zan, Luigi Di Berti, Alessandro Bertolucci, Maurizio Donadoni.
Genere: drammatico. Durata: 122 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: La vita di Ennio Doris, l’imprenditore che insieme a Silvio Berlusconi fondò il gruppo Mediolanum.
A chi è consigliato? Ai fan del genere biografico e di Massimo Ghini.
È d’uopo, in ambiente critico, che ci si avvicini a qualunque film con la mentalità aperta, a prescindere da eventuali elementi a favore o sfavore come l’apprezzamento (o meno) dei lavori precedenti di cast e regista o la qualità del trailer/marketing. Ma è abbastanza innegabile che il lungometraggio di cui andiamo a parlare nella nostra recensione di Ennio Doris – C’è anche domani, uscito in sala come evento di pochi giorni prima della messa in onda su Canale 5 prevista per l’autunno, si sia prestato a considerazioni iperboliche a priori, principalmente per un trailer dove si vedeva chiaramente l’ombra di un drone usato per le riprese (Medusa ha poi ripubblicato il trailer, senza l’ombra e soprattutto senza la possibilità di commentare) e per la scelta non felicissima del sottotitolo, che ricorda C’è ancora domani di Paola Cortellesi (ma a discolpa della produzione va detto che è il titolo dell’autobiografia di Doris).
Alla ricerca del domani
Una scena di Ennio Doris (fonte: Medusa)
15 settembre 2008: da New York arriva la notizia del crollo della Lehman Brothers, il cui impatto colpirà anche i correntisti della Mediolanum. Mentre Ennio Doris, assistito dai figli, medita su come procedere, il film va periodicamente a ritroso, seguendo altre due linee temporali: la prima è quella dell’infanzia a Tombolo, in provincia di Padova, con i vari tentativi di aiutare entrambi i genitori e la nascita del motto “C’è anche domani”, farina del sacco del padre; la seconda è quella del percorso di un Ennio Doris già adulto, entrato nel settore finanziario ma sempre alla ricerca di qualcosa di innovativo per cambiare l’ambito lavorativo in modo da tutelare i clienti. Da lì nascerà il sodalizio umano e professionale con Silvio Berlusconi, con il quale creerà Mediolanum.
Ennio, uno e trino
Il film si appoggia, per forza di cose, sulle triplici spalle degli interpreti del personaggio principale: il bambino ha il volto di Antonio Nicolai, il giovane adulto (il più presente dei tre) quello di Daniel Santantonio, e l’anziano, quello della cornice narrativa del 2008, è Massimo Ghini. Tutti e tre perfettamente calati nella parte, un misto di ottimismo e vulnerabilità, e supportati da un cast di contorno che generalmente è in sintonia con le intenzioni del progetto. L’eccezione notevole è un Silvio Berlusconi macchiettistico, che sembra uscito da uno sketch di Maurizio Crozza, cosa abbastanza strana dato che dietro l’operazione c’è Medusa che in passato ha fatto di tutto per tutelare l’immagine del Cavaliere (vedi il caso di Loro di Paolo Sorrentino, sostanzialmente sparito in Italia dopo la prima uscita in sala nel 2018).
Agiografia, portami via
È un film, quello di Giacomo Campiotti, che non nasconde minimamente la propria natura: approvato dalla famiglia Doris, è un ritratto agiografico dell’imprenditore, perfetto per la prima serata Mediaset (regia e montaggio seguono uno schema che sembra indicare dove sarà meglio piazzare l’interruzione pubblicitaria). Un’operazione modesta, sincera nel suo intento neanche velatamente propagandistico (prima dell’uscita-evento si sono tenute delle anteprime speciali dove Mediolanum acquistava i biglietti per poi offrirli gratuitamente ai propri correntisti) di dare spazio sullo schermo a un raro esempio di sedicente banchiere buono. Poi, a tradimento, arrivano dei momenti che cercano di essere più colti sul piano cinematografico, mirando a Fellini ma ottenendo uno spot del Mulino Bianco girato da René Ferretti. Il che, considerando la cura che Doris metteva nel marketing della propria banca (il film allude più volte al celeberrimo “Costruito intorno a te”), ha quasi un’anima beffarda nel contesto di un’opera dalle ambizioni così semplici e schiette.
La recensione in breve
Ennio Doris è al centro di un biopic elementare e sincero nella propria intenzione puramente agiografica, resa minimamente coinvolgente dalle interpretazioni degli attori.
Pro
- Massimo Ghini guida un cast generalmente all'altezza
Contro
- La regia è poco ispirata
- Gli ultimi due minuti rasentano il ridicolo puro
- Silvio Berlusconi è troppo macchiettistico rispetto al tono generale della pellicola
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Voto CinemaSerieTV