Il film: Hanno clonato Tyrone, 2023. Regia: Juel Taylor.Cast: John Boyega, Jamie Foxx, Teyonah Parris. Genere: Sci-Fi, Crime. Durata: 119 minuti.Dove l’abbiamo visto: Su Netflix in anteprima stampa.
Trama: Un improbabile trio – composto da uno spacciatore, un pappone e una prostituta – cerca di svelare al mondo un enorme complotto governativo.
Recentemente nella nostra recensione di Rodeo parlavamo di come spesso i film d’esordio siano contenitori di tutte le idee e gli impulsi dei loro autori, finanche all’eccesso. Figurarsi quando si tratta di un’opera prima prodotta e distribuita da Netflix, che già di suo tende a concedere parecchie libertà dal punto di vista creativo.
In questo senso Juel Taylor, esordendo alla regia con una sua sceneggiatura, pare non esserselo fatto ripetere più di una volta, inserendo tutto e il contrario di tutto. Il risultato, come vedremo nella recensione di Hanno clonato Tyrone in arrivo su Netflix il 21 luglio, è uno curioso oggetto cinematografico.
La trama: vita e morte a Glen
Siamo a Glen, un quartiere afroamericano di periferia. Alcuni telefoni cellulari e riferimenti verbali a 2Pac, Michael Jackson e Barak Obama ci fanno intuire di essere in epoca più o meno contemporanea. Tutto il resto – auto, la maggior parte del vestiario, alcune tecnologie e molte capigliature – ci urla anni ’70. Fontaine (John Boyega) è uno spacciatore e quando non si prende cura della madre o del fratello ha la classica routine che ci si potrebbe aspettare: distribuisce roba e riscuote soldi con le buone o, più spesso, con le cattive.
Dopo aver recuperato del denaro dal pappone Slick (Jamie Foxx) viene ucciso da qualcuno a noi ignoto. Eppure Fontaine il giorno dopo si sveglia. Non ha alcun ricordo di quanto accaduto e prosegue la sua routine finché non ritorna da Slick che rimane sconcertato di vederlo vivo e gli racconta tutto. I due, accompagnati dalla prostituta Yo-Yo (Teyonah Parris), cercano di capire cosa sta succedendo. Scoprono presto che quello rimasto ucciso è un clone di Fontaine (o viceversa) e che dietro alla vita del quartiere si cela qualcosa di molto più grande e complicato.
Un mix di generi e riferimenti
Nell’introduzione all’articolo parlavamo di Hanno clonato Tyrone come di un oggetto curioso. La prima ragione è che risulta difficilmente identificabile. Nella prima parte, fino al ritrovamento del cadavere/clone, il film è un thriller piuttosto teso, quasi horror e con un certo tipo di approccio alla violenza. Da lì inizia la parte più crime, dove si lega ad un registro comico e piuttosto leggero. Poi arriva ad abbracciare lo sci-fi, con una fantascienza cospirazionista improntata sui grandi complotti governativi. Infine l’apertura alla metafora sociale.
Di pari passo vanno i riferimenti e le citazioni: Ricomincio da capo; i classici della fantascienza anni ’70/’80 o le riproposizioni nostalgiche alla Stranger Things; gli horror di Jordan Peele, su tutti Noi. Ma il problema di Hanno clonato Tyrone non è la non identificazione con un genere quanto il contrario. Si nota lo stacco netto ogni volta che il film cambia registro o riferimento e da simpatico giocattolo post-moderno, quale poteva essere, rischia più volte di diventare un insieme di parti assemblate senza garbo.
Un cast in parte e il finale aperto
Apprezzabile invece la costante stilistica adottata da Juel Taylor. Hanno clonato Tyrone si porta dietro l’aria da blaxploitation, con tanto di filigrana ricreata, per tutta la durata e anche questa ambientazione così fuori dal (nostro) tempo è piacevole. Taylor ha poi una mano piuttosto sicura nei movimenti di camera e trova più di una volta soluzioni brillanti. Ma a svettare e a consentire al film di portare a casa il risultato sono i protagonisti. Uno spacciatore, un pappone e una prostituta che cercano di sventare una cospirazione governativa è di per sé un’idea con del potenziale. Se poi i tre attori chiamati a impersonarli ci credono e si divertono così tanto allora si può definire vincente.
Jamie Fox e Teyonah Parris vanno sopra le righe e diventano una grande coppia, con tempi che si incastrano alla perfezione. John Boyega cerca di sobbarcarsi tutto il peso drammatico della vicenda. Lo sforzo è ammirevole ma ha da sempre un deficit per quanto riguarda il carisma e purtroppo lo conferma anche in questo caso. Eppure nonostante abbiamo elencato più problemi che pregi l’esordio di Taylor ha riscosso il nostro interesse. Non tanto per la sua voglia di virare sul metaforone sociale quanto per le parti più divertite e caciarone. In più il finale è di quelli apertissimi – basti pensare che non abbiamo mai menzionato il Tayrone del titolo – e saremmo curiosi di vedere uno spacciatore, un pappone e una prostituta a caccia di un nuovo mistero da risolvere.
La recensione in breve
Hanno clonato Tyrone è un oggetto curioso. Un thriller, commedia crime, fantascientifico, blaxploitation incentrato su tre protagonisti assurdi che cercano di sventare un gigantesco complotto governativo. Non tutto funzione eppure l'operazione è interessante proprio per quel trio così ben assortito e divertente.
- Voto CinemaSerieTv