Il film: Harry Potter e il calice di fuoco (Harry Potter and the Goblet of Fire), 2005. Regia: Mike Newell. Cast: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Robbie Coltrane, Ralph Fiennes, Michael Gambon, Brendan Gleeson, Jason Isaacs, Gary Oldman, Alan Rickman, Maggie Smith, Timothy Spall. Genere: fantastico, avventura. Durata: 157 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Il quarto anno scolastico a Hogwarts prende una piega inaspettata quando Harry Potter viene scelto per gareggiare nel Torneo Tremaghi senza neanche essersi iscritto.
Dopo il dittico di Chris Columbus e la prima fase della trasformazione della saga a opera di Alfonso Cuarón, al quarto giro le avventure di Harry Potter sullo schermo hanno avuto per la prima volta un regista inglese (per l’esattezza Mike Newell), e con lui la svolta definitiva, il punto di non ritorno per quanto concerne la struttura, esattamente come i romanzi che nel libro corrispondente hanno accantonato definitivamente l’elemento puramente episodico per andare pesantemente di trama orizzontale. Una metamorfosi di cui parliamo nella nostra recensione di Harry Potter e il calice di fuoco.
La trama: un torneo magico
Harry fa brutti sogni, nei quali appaiono Peter Minus alias Codaliscia e un redivivo, ma ancora debole Voldemort. Nemmeno la Coppa del Mondo di Quidditch riesce a distrarlo più di tanto, perché nel cielo appaiono simboli minacciosi. E nemmeno a Hogwarts si può stare tranquilli, per due motivi: il nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure, Alastor “Malocchio” Moody, non esita a mostrare agli studenti incantesimi che comporterebbero l’ergastolo ad Azkaban; e la scuola ospita il Torneo Tremaghi, competizione tra rappresentanti delle tre principali scuole di magia in Europa. Gli studenti minorenni non possono essere presi in considerazione, ma per motivi inspiegabili il calice di fuoco, che seleziona i candidati, sceglie due campioni per Hogwarts, tra cui Harry. E per legge non può tirarsi indietro, quindi non resta che sopravvivere alle tre prove previste…
Il cast: occhio, Malocchio
Al cast collaudato si uniscono nomi di prestigio come Brendan Gleeson, simpaticamente eccentrico nei panni di Malocchio, e un inquietante Ralph Fiennes che dà corpo a Voldemort dopo le apparizioni spettrali nei film precedenti dove il villain era interpretato da altri attori. Una scelta di casting che segnala a suo modo l’evoluzione della saga, ora non più associata principalmente alla struttura episodica dei film precedenti. Notevoli anche le inclusioni di due attori allora non notissimi, soprattutto fuori dal Regno Unito: Cedric Diggory, l’altro campione di Hogwarts, è il ruolo che ha lanciato in modo serio la carriera di Robert Pattinson, mentre nei panni dell’antagonista secondario Barty Crouch Jr. c’è lo scozzese David Tennant, che nello stesso anno del film diventava una star catodica interpretando il Decimo Dottore nella celebre serie di fantascienza Doctor Who.
Scelte ponderate
Mike Newell, noto soprattutto per aver diretto Quattro matrimoni e un funerale, è arrivato nel momento in cui il franchise si è fatto più “ormonale”, e il suo contributo è evidente nel modo in cui l’elemento teen contribuisce al pathos di una pellicola altrimenti a rischio di collasso sotto il peso di una trama orizzontale molto cupa. E poi, con lui, è arrivato il fattore decisivo per gli adattamenti in vista della conclusione della saga: dinanzi alla possibilità di girare il film in due parti per questioni di lunghezza della fonte letteraria, il regista – in collaborazione con lo sceneggiatore Steve Kloves – ha optato per una soluzione radicale, ossia la rimozione di tutte le sottotrame che non contribuivano alla progressione dell’intreccio e dell’arco narrativo di Harry (motivo per cui mancano all’appello, per esempio, i Dursley e la madre di Ron).
Strategia che non ha avuto reazioni unanimi, ma che nel contesto di una maggiore serializzazione della storia, consolidata nei film successivi con l’entrata in scena di un regista di estrazione catodica come David Yates, ha segnalato l’evoluzione di un racconto che, ai fini di un rapporto positivo con la componente cinematografica, ha dovuto sacrificare il desiderio di accontentare a tutti i costi i fan dei libri.
La recensione in breve
Con il quarto episodio la saga si fa ancora più dark e ambiziosa, rinunciando alla fedeltà assoluta ai libri in nome di una maggiore coerenza sul piano emotivo in vista della conclusione delle avventure di Harry.
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Voto CinemaSerieTV