Il film: Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (Harry Potter and the Prisoner of Azkaban), 2004. Regia: Alfonso Cuarón. Cast: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Robbie Coltrane, Michael Gambon, Richard Griffiths, Gary Oldman, Alan Rickman, Fiona Shaw, Maggie Smith, Timothy Spall, David Thewlis, Emma Thompson, Julie Walters
Genere: fantastico, avventura. Durata: 142 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Al terzo anno di scuola per maghi, Harry Potter deve vedersela con un assassino che forse è evaso per ucciderlo.
Dopo due film diretti da Chris Columbus, la saga del maghetto ideata da J.K. Rowling ha cominciato a mostrare segni di maturazione sullo schermo grazie al terzo episodio, affidato al messicano Alfonso Cuarón. Un terzo episodio di cui si parla, ovviamente, in questa nostra recensione di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.
La trama: chi è Sirius Black?
Il terzo anno scolastico per Harry dovrebbe essere normale, ma ovviamente non sarà così: Sirius Black, noto assassino, è fuggito dalla prigione magica di Azkaban, e pur senza svelare i particolari tutti lasciano intendere che ce l’abbia con il giovane Potter. Mentre lui, Ron e Hermione cercano di capire come eventualmente affrontare questa minaccia, a scuola le cose sembrano andare meglio del solito con l’arrivo di Remus Lupin, il nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure. Ma visti i precedenti di quella carica, che sembra non durare mai più di un anno a prescindere dalle competenze del singolo professore, non è detto che la felicità durerà. E poi c’è Hagrid, promosso a insegnante e subito preso di mira da chi lo vorrebbe lontano da Hogwarts…
Il cast: un nuovo preside
Gli interpreti principali sono sempre gli stessi, con alcune nuove reclute di peso. Tra queste Michael Gambon, scritturato per sostituire il compianto Richard Harris nel ruolo di Albus Silente, un cambiamento vistoso soprattutto in lingua originale (Gambon, per omaggiare il connazionale Harris, usa un leggero accento irlandese), mentre in italiano la voce è rimasta lo stesso per questioni di coerenza interna. Emma Thompson interpreta la professoressa di divinazione, mentre Gary Oldman e David Thewlis sono rispettivamente Sirius Black e Remus Lupin. In un cameo nel villaggio di Hogsmeade appare anche Julie Christie, in uno dei suoi sparuti ruoli dopo un primo pensionamento ufficiale negli anni Novanta.
Tutto cambierà
Se con i primi due episodi lo scopo principale era di introdurre il mondo di Harry Potter in modo abbastanza fedele, qui avviene il cambio di rotta, con un nuovo regista autorizzato a lasciare il proprio marchio sul franchise, anche parzialmente in barba ad elementi introdotti nel primo e nel secondo film. E così, in mano ad Alfonso Cuarón che ha preferito girare maggiormente in esterni, la topografia di Hogwarts cambia leggermente per diventare più autenticamente scozzese, e la musica di John Williams – per l’ultima volta compositore di uno dei lungometraggi della saga – non è più una copia carbone del capostipite, ma si mostra malleabile per stare al passo con l’evoluzione dei giovani protagonisti, ora più riconoscibilmente dotati di identità proprie anche per quanto riguarda le performance degli attori (particolarmente vincente la scelta di lasciare che i ragazzi, come in ogni racconto di formazione che si rispetti, abbiano il proprio abbigliamento e non seguano le rigide regole scolastiche).
L’arrivo dell’oscurità
Con una patina più dark, incarnata in parte dai Dissennatori – temibili creature che si nutrono della felicità altrui – e in parte dall’interpretazione di Gary Oldman che con i personaggi tormentati si è costruito un’intera carriera, Cuarón introduce una progressiva perdita dell’innocenza del franchise, preparandolo per una maturità progressiva fino alla fine della storia del maghetto. Con qualche sbavatura (almeno un’omissione rispetto al romanzo può creare qualche grattacapo per i neofiti), ma queste sono parte integrante del percorso di una pellicola che, come i suoi giovani eroi, vuole crearsi un’identità tutta sua per emanciparsi dalle convenzioni tematiche e visive del dittico di Chris Columbus che si poneva come molto rassicurante. Ebbene, l’era delle certezze è finita, e gli anni della crescita sono iniziati a Hogwarts.
La recensione in breve
Alfonso Cuarón sostituisce Chris Columbus e aiuta la saga a crescere, apportando una nuova era a Hogwarts all'insegna dell'innocenza perduta.
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Voto CinemaSerieTV