Il film: La bella estate, 2023. Regia: Laura Luchetti. Cast: Yile Yara Vianello, Deva Cassel, Nicolas Maupas, Alessandro Piavani, Adrien Dewitte, Andrea Bosca, Anna Bellato.
Genere: drammatico. Durata: 111 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: L’amicizia tra due ragazze a Torino nell’estate del 1938, mentre continua l’ascesa del fascismo.
Era il 1940 quando Cesare Pavese scrisse il primo di tre romanzi brevi, tutti incentrati sulla fine dell’adolescenza, poi raccolti in volume nel 1949. Il terzo di quei romanzi, Tra donne sole, fu adattato per il cinema nel 1955, diventando Le amiche di Michelangelo Antonioni, mentre il secondo, Il diavolo sulle colline, è stato trasposto per la televisione nel 1985. E ora tocca al capostipite, al testo che dà il titolo alla raccolta, adattato per il grande schermo da Laura Luchetti e presentato in anteprima al Locarno Film Festival, tra le proiezioni serali all’aperto in Piazza Grande, prima di approdare nelle sale italiane qualche settimana dopo per simboleggiare a suo modo la fine dell’estate. Una strategia coerente con ciò che il film stesso racconta, come proveremo a spiegare in questa recensione de La bella estate.
La trama: Ginia, ti presento Amelia
Torino, 1938. Ginia lavora in un atelier, mentre il fratello Severino, con cui divide l’appartamento, fa l’operaio del gas. Un giorno, facendo il bagno con un gruppo di amici, fa la conoscenza di Amelia, di poco più grande di lei, attiva come modella e frequentatrice degli ambienti artistici della zona. Tramite la sua amicizia anche Ginia comincia ad ambientarsi nel mondo culturale, ed è particolarmente significativo l’incontro con il pittore Guido, con il quale nasce il primo amore. Ma non tutto è roseo, perché questi rapporti possono incrinarsi da un momento all’altro, e fuori per strada il clima sociopolitico si fa sempre più teso con la continua ascesa del fascismo e un conflitto mondiale che potrebbe non farsi attendere troppo a lungo.
Il cast: gioventù artistica
Il maggiore punto di forza del film è il casting, con un gruppo di giovani interpreti di talento, su cui primeggia l’autentica rivelazione che è Deva Cassel, la primogenita di Monica Bellucci e Vincent Cassel, silenziosamente intensa con quel misto intrigante di italianità e francesità. Un elemento che caratterizza anche la performance di Nicolas Maupas, noto per Mare fuori e qui per la seconda volta diretto da Laura Luchetti dopo aver recitato per lei nella serie Nudes. Nel ruolo di Ginia si fa notare Yile Yara Vianello, attrice associata alla nuova generazione di registe italiane, avendo già collaborato con Alice Rohrwacher e Laura Bispuri. Sul versante più adulto c’è un’altra reunion per la regista, con l’attore Andrea Bosca, già protagonista del suo primo lungometraggio Febbre da fieno nel 2010 e anch’egli tra gli interpreti di Nudes.
Timidezza estiva
C’è un’eleganza da manuale nella ricostruzione storica, talmente rigorosa da occasionalmente smorzare il pathos, già di suo annacquato da una certa timidezza registica che vuole replicare il pudore letterario delle pagine di Pavese ma ha la conseguenza imprevista di dare all’evoluzione drammatica una sorta di battuta d’arresto proprio sul più bello, e al termine delle quasi due ore di film si ha l’impressione che diverse scene potessero respirare un po’ più intensamente, sfruttando fino in fondo il talento di grandi giovani attori che si danno anima e corpo ma in più punti rimangono intrappolati in un esercizio formale molto grazioso ma al contempo un po’ sterile, con l’estetica che soffoca la passione. È effettivamente una bella estate, in termini puramente visivi, ma senza mai veramente osare avventurarsi sotto la superficie.
La recensione in breve
Laura Luchetti dirige un ottimo cast in questo elegante, delicato ma forse troppo timido adattamento del romanzo di Cesare Pavese, dove la ricostruzione storica ha la meglio sulla drammaturgia.
- Voto CinemaSerieTV