Il film: La furia dei titani (Wrath of the Titans), 2012. Regia: Jonathan Liebesman. Cast: Sam Worthington, Rosamund Pike, Toby Kebbell, Édgar Ramírez, Danny Huston, Bill Nighy, Ralph Fiennes, Liam Neeson.
Genere: fantastico. Durata: 99 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Dieci anni dopo aver sconfitto il Kraken, Perseo deve nuovamente intervenire in una disputa divina, che potrebbe portare alla fine del mondo con la liberazione di Crono, padre di Zeus e Ade.
Nel 2010, Scontro tra titani (di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione) fu un grande successo commerciale, al netto delle lamentele per un 3D posticcio applicato all’ultimo che rese quasi incomprensibile tutto il reparto action e spinse il regista Louis Leterrier a rinnegare quella versione. Nel 2012, il sequel, forse appesantito da quel ricordo degli spettatori, non è andato altrettanto bene, portando alla cancellazione di un già previsto terzo film. Che cosa rimane, ora, di quel secondo episodio? Ne parliamo nella nostra recensione de La furia dei titani.
La trama: Non si nomina Crono, no, no, no…
Sono passati dieci anni dall’uccisione del Kraken e la sconfitta di Ade, ma le cose non sono migliorate: gli umani credono sempre meno negli dèi, il che indebolisce il pantheon ellenico al punto da rendere possibile la liberazione di Crono, imprigionato da eoni nella regione più remota degli inferi. Solo Perseo, ritiratosi a vita privata dopo la morte della moglie Io, può salvare la situazione, e per farlo deve chiedere aiuto a un altro semidio: Agenore, figlio illegittimo di Poseidone. Ma la missione è più complicata del previsto, perché non tutti gli dèi concordano con Zeus sulla necessità di tenere Crono imprigionato per sempre.
Il cast: il divino ritorno
Ritornano quattro degli interpreti principali del primo film: Sam Worthington (Perseo), Liam Neeson (Zeus), Ralph Fiennes (Ade) e Danny Huston (Poseidone). Hanno invece volti nuovi Andromeda, che ora è interpretata da Rosamund Pike e non da Alexa Davalos, e Ares, che nel primo film era un cameo rimasto quasi interamente in sala montaggio e qui ha le fattezze di Édgar Ramírez. Toby Kebbell è l’irresponsabile Agenore, e c’è una spassosa comparsata per Bill Nighy nel ruolo di Efesto, alleato di Perseo in un momento cruciale del film. Con lui c’è anche una breve apparizione del gufo meccanico che era un personaggio importante nel lungometraggio del 1981, dove Perseo e Zeus erano rispettivamente Harry Hamlin e Laurence Olivier.
Bidimensionale ma efficace
Complice la controversia legata alla conversione in 3D, c’è stato un avvicendamento in cabina di regia, con Leterrier sostituito da Jonathan Liebesman. Questi, di comune accordo con la Warner, ha girato il film già pensando all’effetto tridimensionale per la sala, ma senza compromettere la matrice bidimensionale del lungometraggio stesso (anche perché, per preferenza estetica, il cineasta sudafricano ha deciso di girare in pellicola). C’è, quindi, una maggiore coerenza visiva, che a sua volta va a braccetto con una struttura meno episodica, aiutata dal fatto di essere un soggetto originale – e questa volta con dei veri titani coinvolti – e non doversi attenere agli eventi del prototipo targato Ray Harryhausen. Ne risente forse, un minimo, l’impianto puramente spettacolare (il cameo di Efesto ci ricorda che a questo giro manca il momento cult “Release the Kraken!”), ma le macrosequenze sono parte di un tutto più scorrevole e coinvolgente, al punto che viene quasi da rimpiangere l’assenza di un terzo episodio. Ma solo quasi, perché sorge qualche legittimo dubbio su dove sarebbe possibile andare a parare dopo questo capitolo…
La recensione in breve
Dopo il parziale passo falso del primo film, il sequel delle avventure di Perseo contro vari avversari divini è più coerente e divertente, con una rilettura interessante di certi aspetti della mitologia greca.
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Voto CinemaSerieTV