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Home » Film » Recensioni film » Laggiù qualcuno mi ama, recensione del documentario di Mario Martone

Laggiù qualcuno mi ama, recensione del documentario di Mario Martone

La recensione di Laggiù qualcuno mi ama, documentario di Mario Martone dedicato all'attore e cineasta Massimo Troisi.
Max BorgDi Max Borg18 Febbraio 20234 min lettura
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Una scena di Laggiù qualcuno mi ama
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Il film: Laggiù qualcuno mi ama, 2023. Regia: Mario Martone. Cast: Mario Martone, Michael Radford, Paolo Sorrentino, Anna Pavignano, Salvo Ficarra, Valentino Picone, Goffredo Fofi, Fabio Balsamo, Aurora Leone.

Genere: documentario. Durata: 118 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.

Trama: Un ritratto di Massimo Troisi in occasione del settantesimo anniversario della sua nascita, a cura del regista Mario Martone.


Massimo Troisi avrebbe compiuto 70 anni il 19 febbraio 2023. La sua è stata una vita fin troppo breve, stroncata proprio nel momento in cui stava per essere consacrato come star internazionale e non solo italiana (la sua duplice nomination all’Oscar per Il postino, come attore e sceneggiatore, fu postuma). Una vita che il cineasta Mario Martone, altro grande cantore della città di Napoli come Troisi, ha voluto celebrare con un omaggio che ha debuttato fuori concorso alla Berlinale due giorni prima dell’anniversario, per poi arrivare nelle sale subito dopo. Di questo omaggio parliamo nella nostra recensione di Laggiù qualcuno mi ama.

La trama: ripercorrere i passi di un gigante

Anna Pavignano in Laggiù qualcuno mi ama

Quasi coetanei (sei anni di differenza), Massimo Troisi e Mario Martone si conoscevano da anni, come evoca lo stesso regista nella prima sequenza del film, ricordando il momento in cui il grande comico partenopeo disse di aver apprezzato il suo primo lungometraggio. Con l’aiuto di un’altra persona che lo conosceva bene – Anna Pavignano, co-sceneggiatrice di tutte le regie in solitario di Troisi e sua compagna di vita dal 1977 al 1987 – si mette a indagare la persona e l’artista, rivisitando luoghi importanti del suo percorso artistico e parlando con collaboratori, amici e ammiratori. Si avvale anche di prezioso materiale d’archivio, tra cui interviste di Troisi e backstage dei film, oltre ovviamente agli spezzoni più importanti della carriera del grande attore e regista, dal “Mo’ me lo segno” di Non ci resta che piangere alla gag sul nome Massimiliano in Ricomincio da tre.

Il cast: amici e ammiratori

Paolo Sorrentino in Laggiù qualcuno mi ama

Al centro di tutto ci sono Martone e Pavignano, con lei che ha una risorsa preziosa per capire il Troisi uomo: una conversazione registrata, sulla falsariga di una seduta psicanalitica (lei ha studiato in tale ambito prima di diventare sceneggiatrice), e vari appunti che lui aveva preso nel corso degli anni e poi lasciato a lei (questi appunti sono letti da diversi attori, tra cui Pierfrancesco Favino e Toni Servillo). Tra gli intervistati non mancano altri collaboratori, in particolare Michael Radford, mentre fra gli ammiratori spiccano altre personalità partenopee come Paolo Sorrentino (il quale afferma di essersi esplicitamente rifatto alla poetica di Troisi per È stata la mano di Dio) e Fabio Balsamo e Aurora Leone dei The Jackal, ma anche i due comici siciliani Salvo Ficarra e Valentino Picone, che paragonano il loro idolo a Chaplin (mentre Martone, dal canto suo, pensa all’evoluzione della maschera cinematografica di Troisi come a quella di Antoine Doinel nei film di Truffaut).

Pensavo fosse malinconia, e invece era amore

Una scena di Laggiù qualcuno mi ama

“I film di Troisi sono come la vita”, dice Martone per spiegare la sua passione per il cinema del compianto amico, e da quel punto di vista Laggiù qualcuno mi ama è la risposta ideale a Il mio amico Massimo, uscito alla fine del 2022 (e guarda caso anche quello con Ficarra e Picone nel cast) e incentrato sul lato umano, mentre qui ci si concentra più sull’artista. Anzi, l’autore, come sottolinea il cineasta evidenziando quanto la poetica di Troisi potesse rimanere intatta anche in progetti dov’era solo attore (le collaborazioni con Ettore Scola), e precisando come Il postino fosse in tutto e per tutto un pezzo di cinema troisiano nonostante la regia di Radford (con il partenopeo accreditato come co-regista solo nell’edizione italiana, con fare sostanzialmente onorifico). Un film che, per triste coincidenza cosmica, è a suo modo la perfetta uscita di scena, tramite un personaggio che ha difficoltà nell’esprimersi interpretato da un attore che del verbo, fieramente napoletano, aveva fatto uno dei suoi maggiori punti di forza. Un verbo, dedito alla celebrazione dei rapporti umani, che continua a ricordarci quanto, a tre decenni dalla sua scomparsa, la ferita lasciata in ambito culturale (e non solo) non si sia del tutto rimarginata.

La recensione in breve

8.0 Appassionato

Mario Martone evoca la figura di Massimo Troisi in un documentario sincero, appassionato e appassionante, omaggio a un gigante della comicità italiana che se n'è andato troppo presto.

  • Voto CinemaSerieTV 8.0
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