Il film: L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, 2023. Regia: Hettie McDonald. Genere: Commedia, romantico. Cast: Jim Broadbent, Penelope Wilton, Earl Cave, Linda Bassett, Daniel Frogson. Durata: 142 minuti. Dove l’abbiamo visto: Anteprima stampa.
Trama: Con grande sorpresa di amici e parenti, il sessantenne Harold Fry decide di camminare dal Devon a Berwick-upon-Tweed per consegnare a mano una lettera a un’amica che è stata ricoverata. Ispirati dalla tenacia dell’uomo, molti passanti si uniscono a lui durante il suo viaggio, che riceve grande attenzione da parte dei media.
Forse nel mondo sono più i cinici che gli esseri umani pronti a imbarcarsi in un’avventura assurda solo per il gusto di farla. Eppure, le storie di questi pochi coraggiosi sono anche quelle più belle. L’imprevedibile viaggio di Harold Fry di Hettie McDonald è il delizioso racconto di una follia senile. Un supremo atto di coraggio da parte di un uomo qualunque, distrutto nel profondo dalla morte di un figlio, ma desideroso di continuare a vivere per salvare la sua amica Queenie. Come vedremo nella recensione di L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, il film scritto da Rachel Joyce a partire dal suo stesso romanzo, poggia sull’equilibrio tra dolcezza e disillusione. E grazie alla bellissima interpretazione del suo protagonista, Jim Broadbent, lascia nel cuore un senso di terapeutica malinconia.
La trama: camminare per vivere
Harold Fry è un anziano signore che vive in un paese del Devon come tanti, con villette immacolate e giardini perfetti. Sua amata compagna di vita è la moglie Maureen che si prende cura di lui ogni giorno. Quando arriva una lettera da parte della sua cara amica Queenie, malata terminale e ricoverata in un hospice, Harold decide di risponderle in maniera classica. Poi, spinto dalla commessa di un negozio, che gli racconta, forse un po’ esagerando, come la sua vicinanza sia stata essenziale alla zia negli ultimi giorni di vita, si lancia in un’impresa incredibile.
Vuole raggiungere Queenie a Berwick-upon-Tweed a piedi. Un gesto folle sostenuto solo dalla speranza di mantenere ancora in vita la donna, costringendola ad aspettarlo. Puerile o no, Harold si incammina. E chilometro dopo chilometro affronta la sua angoscia più grande, la morte del figlio David. In qualche modo connessa all’amicizia con Queenie e a un segreto che Maureen ha gelosamente custodito.
L’eroe del giorno
Sentirete parlare tanto di Forrest Gump quando vi avvicinerete a L’imprevedibile viaggio di Harold Fry. Ma non lasciatevi trarre in inganno. Anche se mettete due personaggi sulla strada a camminare per giorni, non è detto che siano identici. Il paragone tra il personaggio creato da Winston Groom e quello di Rachel Joyce, infatti, si esaurisce qui. Harold Fry non è Forrest Gump. Non è un candido alla ricerca del suo posto nel mondo. Il signor Fry è gentiluomo d’altri tempi, un padre dilaniato dalla morte del figlio, il compagno di una donna che ormai non ha più nulla da chiedere alla vita.
E il film di Hettie McDaniel riesce a restituire la complessità di un (anti)eroe che disattende le nostre aspettative, e chiede solo pace. Per sé stesso e per le persone che ama. Questo è il merito maggiore del film, aver dato il giusto spazio e respiro a ogni singola storia. Perché Harold Fry non è solo. C’è Maureen, la meravigliosa Penelope Wilton di After Life. C’è Queenie, condannata a morire eppure presenza luminosa nella vita dell’uomo. E poi Wilf, il ragazzino in cui Fry intravede il figlio, la dolce dottoressa slovacca che lo cura. Persino lo strano uomo che Harold conosce alla stazione, nei primi giorni del suo lungo viaggio.
Due film in uno
Ammaliate dai selvaggi paesaggi britannici, il film della McDonald procede su due binari. Quello della razionalità, della storia che procede in senso orizzontale, diretta per forza di cose a un punto d’arrivo. E quello della speranza, che non chiamiamo fede per non dare alcuna coloritura religiosa. Da un lato le città brulicanti di persone, con le loro piccole e grandi tragedie, gli obblighi, il desiderio disperato di un eroe. Dall’altra la natura, selvatica ma ospitale, capace di accogliere questo pellegrino sui generis.
In missione per conto mio
La McDonald ha mano ferma nel condurre i giochi. Così, quando il personaggio di Harold rischia di diventare eccessivamente stucchevole o addirittura messianico, la regista lo riporta coi piedi per terra. E così facendo ci costringe a non idealizzarlo, ma a vederlo per quello che è. Harold Fry, infatti, è una strana creatura. Sembra decifrabile a una prima lettura, quella del signore di buon cuore, malconcio come le sue scarpe, che vuole salvare un’ amica.
Ma c’è di più. C’è un dolore fortissimo, tanto più angosciante, quanto appesantito dal senso di colpa, che trova cinematograficamente spazio in una storia ben calibrata, pulita, mai ridondante. Una storia scritta in punta di fioretto, eliminando ogni elemento superfluo. Proprio come da Harold quando si libera di tutti i pesi per arrivare da Queenie.
Una storia analogica
Per capire quanto sia avvolgente lo svolgimento della storia, provate a notare come vengono gestiti i tempi narrativi in cui il protagonista non sa come stia la sua amica. Harold è nel flusso degli eventi, ma non ha idea se riuscirà a fare in tempo o meno a vedere Queenie. In questa sospensione c’è una piccola, umanissima, magia, in cui confluiscono attesa, paura, rinuncia di ogni controllo. In realtà di magico non c’è niente anche se il professor Horace Lumacorno – Jim Broadbent, è capace di ogni prodigio.
È solo capacità di scrittura. Se un difetto ha, L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, è quello di allungarsi troppo in prossimità dell’epilogo, quando invece l’essenziale era già presente. Malgrado questo, però, resta un’opera godibile e tenera, che non offre soluzioni preconfezionate alle grandi tragedie della vita. Del resto, per quanto bello, come potrebbe farlo un film. Ci dice però che ogni tanto si può rinunciare a tenere tutto sotto controllo. E che si possono fare cose per niente. Giocare senza pensare al risultato.
La recensione in breve
L'imprevedibile viaggio di Harold Fry è un "feel sad movie", che lascia addosso un senso di piacevole malinconia. Mai stucchevole o banale, pecca solo di lunghezza in certi momenti, ma resta nel cuore per la sentita interpretazione di Jim Broadbent.
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Voto CinemaSerieTV