Il film: Megalopolis, 2024. Regia: Francis Ford Coppola. Cast: Adam Driver, Nathalie Emmanuel, Giancarlo Esposito, Shia LaBeouf, Jon Voight, Laurence Fishburne, Aubrey Plaza, Chloe Fineman, Talia Shire, Jason Schwartzman, Kathryn Hunter, Dustin Hoffman. Genere: drammatico, fantascienza. Durata: 138 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Nella città di New Rome, si fa accesa la rivalità tra un certo Catilina e un tale Cicerone…
A chi è consigliato? Agli ammiratori del cinema di Francis Ford Coppola e delle ambizioni sfrenate sullo schermo.
Era dal 1977, e attivamente dal 1983 (quando è iniziata la prima di tante lavorazioni), che Francis Ford Coppola sognava di fare un certo film, un sogno che ha continuato a inseguire per decenni, fino ad arrivare al punto in cui ha deciso di non fare affidamento sul classico sistema di studios e investitori, finanziandoselo da solo (120 milioni di dollari) grazie alla sua redditizia attività vinicola. Una strategia che non sorprende dato lo stesso percorso di Coppola che, come molti dei suoi protagonisti, è sempre stato ambizioso ma non per forza baciato dalla fortuna per quanto concerne il successo commerciale dei suoi lungometraggi (tant’è che film come Il padrino – Parte III furono girati apposta per risollevare le sorti della sua American Zoetrope, più volte a rischio di chiusura). Fu vera gloria? Proviamo a capirlo con questa recensione di Megalopolis, quel sogno di una vita che lo ha portato di nuovo in concorso a Cannes.
Megalomania, portami via
In un futuro prossimo, la grande città di New Rome, sempre più decadente, è stata devastata da un incidente. Cesar Catilina, un architetto ambizioso capace di fermare il tempo, propone di ricostruirla come megalopoli utopistica e sostenibile, un’idea che lo mette direttamente in conflitto con Franklyn Cicero, il sindaco corrotto della città (che anni addietro processò l’architetto con l’accusa di uxoricidio). La figlia di quest’ultimo, Julia, è attratta da Catilina e sempre più stanca del prestigio che ha ereditato, e vuole capire quale sia il suo scopo nella vita. Vi sono anche tensioni nella famiglia dell’architetto, a capo della quale c’è Hamilton Crassus III, il direttore della gigantesca Crassus National Bank, e a cercare di influenzare gli eventi c’è anche la presentatrice televisiva Wow Platinum, le cui ambizioni non sono sovradimensionate come quelle di Catilina ma potrebbero avere conseguenze altrettanto devastanti…
Un gruppo eclettico
Coppola ha riunito un cast variegato, al centro del quale ci sono Adam Driver nel ruolo di Catilina e Giancarlo Esposito in quello di Cicero, corrispettivi odierni delle figure principali della congiura catilinaria dell’antica Roma che il regista usa come allegoria per gli eccessi autodistruttivi dell’America di oggi (la città è palesemente modellata su New York, motivo per cui gli attentati dell’11 settembre furono tra gli elementi a sfavore della lavorazione del film vent’anni fa). Intorno a loro, con fare più o meno istrionico a seconda delle esigenze delle singole scene, si muovono veterani e volti più giovani, chiamati a popolare un universo all’insegna dell’opulenza: Jon Voight, Shia LaBeouf, Nathalie Emmanuel, Aubrey Plaza, Dustin Hoffman, Talia Shire (sorella del regista), Jason Schwartzman (nipote del regista) e Laurence Fishburne, che ritrova Coppola quasi cinque decenni dopo un altro set travagliato e delirante, quello di Apocalypse Now.
Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
È un gesto molto sincero, anche doloroso, quello di Coppola (il film è dedicato alla moglie Eleanor, morta poco prima della presentazione a Cannes), che in poco più di due ore mette in scena tutte le sue ossessioni, tematiche e visive, firmando un elogio al mestiere d’artista come espressione di una libertà assoluta. Libertà in questo caso delirante, anche incoerente a tratti, con un apparato estetico altalenante che contribuisce all’aura “maledetta” di un’opera accompagnata sin dall’inizio da uno statuto di progetto destinato, in un modo o nell’altro, a fallire. Un fallimento con una certa nobiltà, però, perché in un ecosistema produttivo come quello odierno, dove progetti di questa caratura non vengono praticamente più realizzati per la sala poiché le major inseguono i guadagni facili dei franchise, è sicuramente catartico che Coppola, come già accaduto per Terry Gilliam e il suo Don Chisciotte, sia riuscito a portare a casa esattamente ciò che aveva in mente. E se questo dovesse essere l’ultimo tassello della sua filmografia (soprattutto per motivi anagrafici, perché la volontà di certo non manca), c’è una bislacca coerenza nel fatto che, come la filmografia di Coppola, è un misto perversamente ipnotico e al contempo frustrante di alti e bassi.
La recensione in breve
Francis Ford Coppola realizza il sogno di una vita, un'opera piena di idee ma non sempre coerente nell'esecuzione delle stesse.
Pro
- L'impianto visivo, nei momenti migliori, è impressionante...
... ma anche oggetto di cadute di stile vertiginose
- ... ma anche oggetto di cadute di stile vertiginose
- Le interpretazioni sono altalenanti
- La scrittura è abbastanza ingenua
- Voto CinemaSerieTV