Il film: Once Upon a Studio, 2023. Regia: Dan Abraham, Trent Correy. Cast: Burny Mattinson, Renika Williams, Chris Diamantopoulos, Bill Farmer, Tony Anselmo, Jodi Benson, Robby Benson, Ravi Cabot-Conyers, Kristen Bell, Idina Menzel, Josh Gad, Jeremy Irons, Scott Adsit, Jason Bateman, Jonathan Groff.
Genere: animazione, commedia. Durata: 9 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Annecy, in lingua originale.
Trama: I personaggi dei classici d’animazione della Disney si riuniscono di notte per festeggiare il centenario dello studio.
Come festeggiare al meglio il centenario della Walt Disney Company, e più precisamente ciò che l’azienda, fondata il 16 ottobre 1923, ha significato per l’animazione? È la domanda che si sono posti, nel 2020, i registi Dan Abraham e Trent Correy, proponendo poi alla dirigenza dei Walt Disney Animation Studios di realizzare un cortometraggio a tema, capace di catturare l’essenza di un secolo di personaggi memorabili (o meno, a seconda dei decenni). Dopo tre anni di lavoro il corto in questione, di cui parliamo nella nostra recensione di Once Upon a Studio, è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Annecy ed è arrivato su Disney+ nel giorno esatto del centenario, in attesa di accompagnare al cinema l’uscita di Wish, il lungometraggio che contribuisce a suo modo alle celebrazioni.
La trama: accadde una notte a Burbank
Il 16 ottobre 2023, dopo una giornata di lavoro nell’edificio della Disney Animation, una giovane studentessa accompagna il veterano Burny Mattinson, il quale commenta “Se solo queste pareti potessero parlare”. Una volta che tutti se ne sono andati, Topolino e Minnie escono da uno dei tanto quadri affissi in giro per il palazzo e cominciano a radunare tutti i personaggi del canone animato per fare la foto di gruppo per il centenario. I corridoi sono quindi invasi da rappresentanti di molteplici decenni di storia della Disney sul fronte dell’animazione, da Biancaneve alla nuova arrivata Asha passando per Pinocchio, Peter Pan, Ariel, Pocahontas, Ralph Spaccatutto e molti altri. E ovviamente fare la foto non sarà impresa facile, viste le personalità coinvolte. Per alcuni, come Paperino, già solo arrivare al punto d’incontro sarà un bel traguardo, poiché l’ascensore non è dei più affidabili…
Il cast: tutti insieme appassionatamente
I registi hanno fatto sì che, quando possibile, le voci originali fossero usate per il corto, il più delle volte chiedendo agli attori ancora vivi e in attività di partecipare, persino quando, come nel caso di Jeremy Irons per Scar, la battuta da recitare era già presente nel film di partenza. Tra coloro che si sono prestati al gioco, con la stessa grinta che avevano all’epoca, Dwayne Johnson (Maui), Scott Weinger (Aladdin), l’intero cast principale di Frozen, Mandy Moore (Rapunzel), Scott Adsit (Baymax), Lea Salonga (voce canora di Mulan) e Judy Kuhn (voce canora di Pocahontas). In altri casi è stato fatto ricorso alle voci attuali di personaggi che hanno avuto più di un doppiatore, con Chris Diamantopoulos (Topolino), Bill Farmer (Pippo), Jim Cummings (Baloo) e Alan Tudyk, presenza fissa nei film della Disney Animation dal 2012, che in questa sede doppia il Cappellaio Matto.
L’importanza dell’archivio
E poi c’è la questione di chi non è più tra noi ma è stato riesumato tramite l’archivio, un lavoro che consente al pubblico di udire ancora una volta le voci di Pat Carroll (Ursula), Verna Felton (Flora), Robert Guillaume (Rafiki) e soprattutto Robin Williams, dalle cui molteplici improvvisazioni inedite è stato estrapolato uno strepitoso cameo per il Genio, con il consenso della famiglia dell’attore. In alcuni casi le registrazioni vecchie sono state usate anche per attori ancora vivi ma non per forza richiesti per materiale nuovo, come Frank Welker (Abu e Joanna), Joseph Gordon-Levitt (Jim Hawkins) e Sarah Silverman (Vanellope). Infine, per alcuni personaggi c’è stato un misto di archivio e battute inedite: Paperino è doppiato sia da Clarence Nash che da Tony Anselmo, e lo stesso vale per Winnie the Pooh che ha le voci di Sterling Holloway e Jim Cummings.
Un lavoro meticoloso
Ogni inquadratura trasuda rispetto per ciò che la Walt Disney Animation significa, al punto che per la componente tecnica i due registi si sono avvalsi, per ciascun personaggio, degli animatori originali qualora fossero disponibili (il Genio, ad esempio, è di nuovo opera del grande Eric Goldberg, che è anche stato il supervisore generale di tutta l’animazione tradizionale del progetto). Uno sforzo notevole, soprattutto per rendere fluida l’interazione fra personaggi disegnati a mano e realizzati con tecniche digitali, ma anche, all’interno del gruppo delle tecniche tradizionali, quelle tra personaggi di epoche diverse (Merlino sembra uscito direttamente dal 1961, con fare magnificamente filologico). E sul piano musicale è importante sottolineare un piccolo, importante dettaglio: un momento specifico, forse il più toccante dell’intero film, è accompagnato da quella che era la canzone preferita di Walt Disney, Feed the Birds (dalla colonna sonora di Mary Poppins), e per il corto quel brano è stato eseguito dal suo co-autore Richard M. Sherman nell’ufficio di Walt, sullo stesso pianoforte con cui i due fratelli Sherman erano soliti intrattenere il capo.
Cento anni di magia
Tutto questo si unisce per creare un breve ma profondo, sincero omaggio a ciò che rimane la spina dorsale della Walt Disney Company dopo un secolo di attività, al netto di recenti sviluppi (la pandemia e l’introduzione di Disney+) che avevano compromesso la percezione dell’animazione come elemento fondamentale dell’azienda. Un corto nostalgico, per forza di cose, ma anche uno che guarda avanti, augurandosi che queste storie in forma animata possano continuare per altri cento anni, senza cinismo commerciale ma con tanto amore per una forma espressiva che in più modi resta ineguagliata (come dimostrano i tanti, troppi remake in carne e ossa usciti negli ultimi anni). Forma che nel corso degli anni ha avuto dei momenti di crisi, e il film lo riconosce proponendo personaggi di film e periodi che le alte sfere della major vorrebbero forse dimenticare. Perché alla fine sono tutti riuniti sotto l’egida del grande sogno di Walter Elias Disney, incarnato da quell’edificio a Burbank il cui tetto riproduce il cappello da stregone di Topolino. Perché come amava ripetere Walt, tutto ebbe inizio con un topo. Ed è poi continuato con varie figure che, ancora oggi, dominano una parte dell’immaginario collettivo. Con o senza foto celebrativa.
La recensione in breve
Cento anni di animazione Disney sono al centro di un cortometraggio nostalgico e ambizioso, che mescola tecniche e stili per omaggiare con tanto cuore l'anniversario di un gigante dell'entertainment.
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Voto CinemaSerieTV