Il 16 ottobre 2023 saranno passati esattamente cento anni da quando Walt Disney fondò l’azienda che ancora oggi porta il suo nome. Un anniversario importante, che ha già coinvolto la Berlinale (con un apposito programma di cortometraggi e la versione restaurata di Cenerentola, che nel 1951 partecipò alla prima edizione del festival) e a breve farà tappa a Karlovy Vary (con il restauro di Biancaneve e i sette nani, il “folle” progetto che consacrò Disney come pioniere dell’animazione statunitense). Non poteva mancare all’appello Annecy, il principale appuntamento mondiale per gli appassionati del medium animato, e la consueta giornata dedicata alla Disney (il venerdì, con proiezione del film Pixar estivo e presentazione di spezzoni di ciò che uscirà in autunno) ha celebrato la ricorrenza guardando al passato e al futuro.
C’era una volta Walt Disney
Nella fattispecie, ad aprire le danze in occasione dell’appuntamento pomeridiano, dopo la tradizionale consegna dei premi del Disney Art Challenge (un concorso a cui partecipano studenti delle scuole di animazione francesi), è stato un cortometraggio, già proiettato durante la cerimonia d’apertura del festival e destinato a uscire nelle sale a novembre, come antipasto abbinato al film Wish (su cui ritorneremo a breve). Il corto, intitolato Once Upon a Studio, immagina cosa accadrebbe se i vari personaggi animati dello studio, da Topolino fino alla nuova eroina Asha, che conosceremo in autunno, la notte si svegliassero e andassero in giro per i corridoi dell’edificio della Walt Disney Animation a Burbank.
Nove minuti di puro amore per l’animazione e per la storia della Disney in particolare, con centinaia di personaggi e, stando ai registi Trent Correy e Dan Abraham, una quarantina di doppiatori che sono tornati per registrare materiale originale (tra questi Raymond S. Persi, che ha strappato le risate più rumorose riproponendo il bradipo Flash di Zootropolis). In alcuni casi per le voci si è fatto ricorso all’archivio, come per un cameo postumo di Robin Williams nei panni del Genio (ripescando una delle sue molteplici improvvisazioni inedite), mentre l’animazione, hanno precisato i cineasti, è nuova di zecca per tutti i personaggi. Con due diversi responsabili: per i personaggi disegnati con tecniche tradizionali il supervisore è stato Eric Goldberg, celeberrimo animatore del Genio e co-regista di Pocahontas; per quelli in CGI ci ha pensato Andrew Feliciano, che in precedenza ha lavorato a Raya e l’ultimo drago.
Il passaggio del testimone
Purtroppo mancava all’appello sul palco una delle figure fondamentali del progetto, che è venuta a mancare il 27 febbraio: Burny Mattinson, uno degli animatori più celebri della Disney, per cui ha lavorato dal 1953 fino alla morte, avvenuta poco prima del giorno esatto del settantesimo anniversario, un record di longevità all’interno dell’azienda (“I suoi anni di lavoro per lo studio hanno superato l’età anagrafica dello stesso Walt”, hanno raccontato i registi, facendo riferimento al fatto che il fondatore del colosso dell’animazione si è spento a 65 anni). Mattinson appare fisicamente in Once Upon a Studio, facendo da Cicerone per una nuova recluta all’inizio del corto, per poi uscire di scena con la battuta “Se solo questi muri potessero parlare”. Altro momento molto toccante, la proiezione di un breve video sulla partecipazione dello storico compositore disneyano Richard Sherman, che per il cortometraggio ha suonato, allo stesso pianoforte su cui era solito farlo nell’ufficio di Walt Disney ogni venerdì pomeriggio, parte della colonna sonora di Mary Poppins (per coerenza, hanno svelato i cineasti, la registrazione è avvenuta un venerdì pomeriggio).
I desideri che si avverano
Dopo questo primo momento molto emozionante, è stato il turno di Jennifer Lee, responsabile creativa dei Walt Disney Animation Studios e co-sceneggiatrice di Wish, un progetto a cui lei e Clark Spencer, presidente dello studio, hanno cominciato a pensare già nel 2018 quando, appena insediati nelle loro nuove mansioni, si sono resi conto dell’imminenza del centenario. E per rendere omaggio a un secolo di storie magiche, quale modo migliore se non raccontando le vicende di una stella capace di esaudire i desideri, forse la stessa stella a cui si sono rivolti, verbalmente o meno, diversi protagonisti dei classici d’animazione disneyani (come ricordato da un apposito montaggio di sequenze accompagnate da una canzone di Cenerentola)? E per sottolineare la parentela con ciò che è venuto prima, l’estetica del film promette di unire due mondi, quello contemporaneo in CGI e quello classico disegnato a mano, come ha dimostrato Lee mostrando alcuni esempi di design che si rifanno a Biancaneve e La bella addormentata nel bosco (quest’ultimo il principale punto di riferimento anche per il formato dell’immagine).
Il classico che aspettiamo
Dopo alcuni anni di film interessanti ma a tratti concettualmente anomali, Wish si presenta come il classico appuntamento disneyano di fine anno (“Uscirà a novembre al cinema, al cinema, al cinema, al cinema, al cinema!!!”, ha ribadito Jennifer Lee con una non sottile frecciatina alle politiche aziendali nei confronti dell’animazione durante la pandemia). È una fiaba, un musical, un’avventura con una giovane protagonista alle prese con fenomeni magici, con un animale come spalla (la capra Valentino, che grazie alla stella avrà il dono della parola, con la voce di Alan Tudyk, il “portafortuna” della Disney Animation dal 2012).
Ritorna alle antiche tradizioni con figure come quella di un vero e proprio antagonista, che abbiamo parzialmente potuto vedere in azione nei venti minuti circa di footage presentato al pubblico: una breve sequenza tutto sommato completa, dove Asha incontra il re/mago Magnifico, a cui spetta il compito di esaudire i desideri dei suoi sudditi; e una più lunga, ancora in varie fasi di lavorazione, dove la giovane scopre che non tutto è come sembra ed entra per la prima volta in contatto con la stella, in un divertente e spettacolare momento musicale che contiene rimandi espliciti a Bambi e Robin Hood. Per scoprire il resto, bisogna aspettare la fine dell’anno.