Il film: Orion e il Buio (Orion and the Dark), 2024. Regia: Sean Charmatz. Cast: Jacob Tremblay, Paul Walter Hauser, Angela Bassett, Ike Barinholtz, Natasia Demetriou, Golda Rosheuvel, Nat Faxon, Aparna Nancherla, Carla Gugino, Matt Dellapina, Jack Fisher, Werner Herzog, Colin Hanks.
Genere: animazione, fantastico, commedia. Durata: 92 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Un bambino afflitto da paure irrazionali incontra l’incarnazione della sua paura maggiore: il buio.
Dopo la regia Sto pensando di finirla qui nel 2020, Charlie Kaufman è di nuovo alla corte di Netflix, ma questa volta solo come sceneggiatore, adattando un libro per bambini che è stato trasformato in lungometraggio per la DreamWorks Animation. Lungometraggio che, insolitamente per lo studio fondato da Jeffrey Katzenberg, Steven Spielberg e David Geffen, non esce in sala ma direttamente in streaming (sorte precedentemente toccata solo al film che concludeva il franchise seriale di Arcadia, creato da Guillermo del Toro), ennesimo ingrediente della quasi decennale sinergia tra uno dei colossi dell’animazione americana e il gigante indiscusso del consumo audiovisivo domestico. È di questo film che parliamo nella nostra recensione di Orion e il Buio.
Chi ha paura di… tutto?
Protagonista dell’intera vicenda è il giovane Orion, il cui monologo interiore chiarisce sin dall’inizio che la sua è una vita piena di stress. Il ragazzino ha paura di praticamente tutto, con una serie di fobie irrazionali (come il panico che le onde del telefono cellulare lo polverizzino) associate ai più classici timori del buio e compagnia bella. Una sera, il Buio in persona decide di convincerlo che non tutto quello che è legato alla notte è malvagio, e lo porta in giro a osservare il lavoro di altre personificazioni di fenomeni notturni come Insonnia e altri. Sarà sufficiente per cambiare la vita di Orion? Una domanda posta anche dalla figlia di lui, poiché la narrazione è su più livelli e parte del racconto è parte di una conversazione futura tra lui adulto e la prole.
Le voci della notte
Il duplice ruolo di Orion è stato affidato a Jacob Tremblay (ragazzo) e Colin Hanks (adulto), mentre Paul Walter Hauser presta la sua voce allegra e sottilmente minacciosa al tempo stesso alla figura di Buio. Il resto del cast in lingua originale è costituito da nomi di punta della comicità contemporanea e veterani dell’animazione come Nat Faxon nei panni di Insonnia e Natasia Demetriou (recentemente udita in Tartarughe Ninja – Caos mutante) in quelli di Sonno. Ma la vera chicca, e il motivo principale per vedere il film in inglese, è la sequenza dove Buio mostra un documentario che parla di lui e, per la seconda volta in un progetto DreamWorks Animation dopo I pinguini di Madagascar, la voce narrante è quella inconfondibile di Werner Herzog, sempre felice di concedersi a queste parodie di parte della sua filmografia.
Livelli di realtà
Per la prima volta dai tempi di Bee Movie, che traduceva in forma animata molte delle ossessioni del comico Jerry Seinfeld, è la scrittura a farsi notare maggiormente in un film DreamWorks, contesto produttivo in cui è solitamente l’apparato estetico, unito al casting vocale, a farla da padrone. Al netto della fonte letteraria, è palesemente un film di Charlie Kaufman, un esercizio di realtà aumentata e allegro surrealismo che riesce a spostare ad altezza bambino i suoi tipici viaggi tra livelli di lettura e trattati sull’ansia (notevole il contrasto, per chi avesse visto entrambi i film, con la sua precedente incursione nell’animazione con Anomalisa). E proprio come in Bee Movie è l’animazione a convincere un po’ di meno, spettacolare quando si ascende ad altri livelli di realtà e piuttosto piatta nel mondo reale. Forse una scelta estetica precisa, ma una che evidenzia un certo passo indietro dopo i recenti salti di qualità nel catalogo DreamWorks che lasciavano intendere un’evoluzione regolare e un ritorno a quell’ambizione che nei primi anni avevano reso lo studio un rivale solido della Disney. Il fatto che il titolo sia stato relegato su Netflix non fa che aumentare questa impressione, nonostante la scorrevolezza di un’avventura che riesce a trasmettere i messaggi del suo sceneggiatore in modo semplice ma non banale.
La recensione in breve
Al netto di un'estetica altalenante, questo viaggio nel mondo delle fobie ha una sua intelligenza unita a un gusto per l'avventura ad altezza bambino.
- Voto CinemaSerieTV