Il film: Sisu – L’immortale (Sisu), 2022. Regia: Jalmari Helander. Cast: Jorma Tommila, Aksel Hennie, Jack Doolan, Mimosa Willamo, Onni Tommila, Ilkka Koivula.
Genere: azione, thriller. Durata: 91 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Toronto International Film Festival, in lingua originale.
Trama: Un finlandese solitario si oppone a un gruppo di nazisti in fuga verso la Norvegia nel 1944.
Non tutti i mali vengono per nuocere, almeno per quanto concerne le produzioni cinematografiche. Il regista finlandese Jalmari Helander, infatti, era al lavoro su una commedia fantascientifica che ha dovuto accantonare per via della pandemia, e come alternativa ha concepito un progetto più facile da girare, sotto casa o quasi (a Utsjoki, in Lapponia). Ne è venuto fuori un film che ha conquistato il pubblico sin dalla sua prima mondiale, nella sezione di mezzanotte, al Toronto International Film Festival nel settembre del 2022, seguito da altre proiezioni trionfali a eventi come Sitges e Karlovy Vary, nonché un notevole successo al box office in patria (uscito al cinema in Finlandia il 27 gennaio 2023, era ancora in sala almeno una volta al giorno sette mesi dopo). Una piacevolissima sorpresa di genere di cui parliamo nella nostra recensione di Sisu – L’immortale.
La trama: ar finlandese nun je devi rompe’ er…
1944. La Seconda Guerra Mondiale sta volgendo al termine, e i nazisti in Finlandia hanno ricevuto l’ordine di bruciare tutto e fuggire in Norvegia tramite la Lapponia. Lungo il cammino un piccolo gruppo di tedeschi si imbatte in un finlandese solitario, taciturno e in apparenza decrepito. In realtà è l’individuo più letale in cui potessero incappare: Aatami Korpi, un ex-soldato che durante la guerra d’inverno contro i sovietici, roso dal dolore per la morte della sua famiglia, uccise talmente tanti nemici da meritare il soprannome Koschei, l’immortale. Ed è categoricamente escluso che lasci passare i tedeschi, i quali sono scettici circa le sue capacità quasi soprannaturali (l’incarnazione del sisu del titolo, una parola finlandese difficilmente traducibile che allude a una determinazione stoica), salvo poi ricredersi quando sarà già troppo tardi. Come dice una delle prigioniere dei nazisti: “Non è veramente immortale. Semplicemente si rifiuta di morire.”
Il cast: solo contro tutti
Korpi è lo stoico e magnetico Jorma Tommila, attore-feticcio e cognato di Helander, qui promosso a protagonista assoluto con un ruolo scritto su misura per la sua grinta granitica e strategicamente silenziosa. Il di lui figlio Onni, interprete principale dei precedenti film del regista, questa volta ha una parte minore (e non nei panni del figlio di Jorma come di solito), come uno dei soldati nazisti al servizio del sadico Bruno Helldorf, interpretato da un divertito Aksel Hennie, attore norvegese che rappresenta metà della quota non finlandese del cast insieme all’inglese Jack Doolan, il braccio destro del comandante teutonico. Aino, prigioniera dei nazisti, è Mimosa Willamo, già nota in ambito di genere in Finlandia per l’horror Lake Bodom e qui sorta di risposta nordica alla Furiosa di Mad Max: Fury Road.
Leggenda autarchica
La figura di Korpi è liberamente basata sulle esperienze di Simo Häyhä (1905-2002), alias “la morte bianca”, il più letale cecchino di sempre, che negli anni Quaranta avrebbe ucciso 500 soldati sovietici prima di essere congedato in seguito a una ferita facciale debilitante. Da quello spunto di base Helander ha tratto una sorta di rifacimento finlandese del primo Rambo, con un uomo traumatizzato che vuole solo essere lasciato in pace ma ha la sfortuna di imbattersi in persone decisamente poco raccomandabili. Un archetipo elevato alla decima con assoluta gioia, tramite un esercizio di genere che ha un appeal universale (tra il mutismo selettivo dell’antieroe e la lingua inglese usata dai nazisti per convenzione da B-movie) e al contempo si avvale di quella specificità nordica, con riprese in loco (laddove il precedente Big Game, ambientato nei boschi finlandesi, era stato girato in Germania) e quella filosofia del sisu che, per un’ora e mezza, propone un susseguirsi di trovate sempre più esplosive in un’escalation di violenza trucida che mantiene una brutale, ironica, strepitosa coerenza fino all’ultima inquadratura.
La recensione in breve
Jalmari Helander torna a girare in patria e firma una pellicola d'azione semplice e brutalmente efficace, una strepitosa lezione visiva di stoicismo finlandese.
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Voto CinemaSerieTV