Il film: Small Things Like These, 2024. Regia: Tim Mielants. Cast: Cillian Murphy, Eileen Walsh, Michelle Fairley, Clare Dunne, Emily Watson.
Genere: drammatico. Durata: 96 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Berlinale, in lingua originale.
Trama: Irlanda, 1985. Bill Furlong fa una scoperta che lo costringe a fare i conti con i segreti della sua comunità.
Nel 2022 il pubblico della Berlinale si lasciava conquistare dalla tenerezza di The Quiet Girl, adattamento di un romanzo di Claire Keegan che arrivò fino agli Oscar, candidato per l’Irlanda nella categoria del miglior lungometraggio internazionale (in quanto recitato prevalentemente in gaelico). Due anni dopo, la prosa della scrittrice è all’origine di un altro film selezionato all’interno della prestigiosa e mastodontica kermesse tedesca, questa volta come evento d’apertura (e primo film del concorso principale). Una scelta fatta anche nel contesto di un’iniziativa che vede il 2024 come anno in cui la capitale tedesca celebra la cultura irlandese. Eccoci, quindi, a scrivere la recensione di Small Things Like These, pellicola che vanta anche la partecipazione produttiva di Artists Equity, la società fondata recentemente da Ben Affleck e Matt Damon.
Un Natale un po’ triste
Dicembre 1985, in un paesino dell’Irlanda (le riprese si sono svolte principalmente a New Ross, nella Contea di Wexford). La comunità locale attende con impazienza le festività natalizie, con varie attività previste in zona. Bill Furlong, che mantiene la famiglia numerosa tramite il commercio di carbone, è anch’egli teoricamente entusiasta, ma sotto il sorriso di circostanza che accompagna le sue risposte monosillabiche si cela una vita di sofferenza interiore: diversi flashback approfondiscono un’infanzia non del tutto felice che ha segnato per sempre la vita adulta di Bill, e le cose si complicano ulteriormente quando, una notte, si rende conto di cosa stia accadendo nella residenza delle suore, un dettaglio che gli abitanti della regione – e dell’Irlanda intera – hanno accettato senza veramente battere ciglio.
Cillian e famiglia
Cillian Murphy, anche produttore del progetto, interpreta Bill con la sua consueta intensità minimalista (non a caso, il principale stratagemma emotivo del film consiste nell’inquadrare il suo volto sottilmente addolorato, spesso in primissimo piano). È circondato da un cast di contorno di attrici irlandesi di talento, tra le quali spicca, nei flashback, Michelle Fairley, sempre molto richiesta a dieci anni dalla sua memorabile uscita di scena in Game of Thrones. Contrariamente a quanto inizialmente riportato dai media, nel film non c’è Ciarán Hinds, che sarebbe stato perfetto in questo ambito, ma come valore aggiunto è impossibile non menzionare Emily Watson, meravigliosamente istrionica ed elemento più vitale dell’operazione nei panni della madre superiora non del tutto gentile.
Brandelli di Storia
Claire Keegan ha voluto affrontare, con la sua novella, la questione delle Magdalene laundries, triste realtà della Storia irlandese fino al 1996, ossia gli stabilimenti messi in piedi dalla Chiesa cattolica dove le suore mettevano in riga – e sfruttavano come forza lavoro – le ragazze giudicate “impure”, vale a dire giovani madri non sposate e simili. Un argomento – già portato al cinema da Stephen Frears e Peter Mullan – che la scrittrice ha rielaborato in prosa con la sua solita poetica a base di semplicità, riportata fedelmente sullo schermo con un tocco talmente pudico e indiretto che per chi non ha già una certa dimestichezza con il contesto storico il tutto potrebbe risultare un po’ vago fino ai titoli di coda, quando le didascalie finali chiariscono il senso dei 90 minuti appena trascorsi. Tutto è affidato al non detto, il che smorza la carica polemica di quello che comunque intende sottolineare la crudeltà ordinaria di un’istituzione lasciata impunita per anni (ancora oggi, poiché la Chiesa non ritiene opportuno compensare le vittime di queste angherie, malgrado la dichiarazione ufficiale di scuse da parte del governo irlandese). Un urlo di rabbia fin troppo soffocato, la cui potenza è diluita e solo a tratti percepibile.
La recensione in breve
Un argomento di un certo peso viene diluito dall'approccio troppo semplice e indiretto di un film molto piccolo, nel bene e nel male.
- Voto CinemaSerieTV