Il film: Spaccaossa, 2022. Regia: Vincenzo Pirrotta. Cast: Vincenzo Pirrotta, Selene Caramazza, Ninni Bruschetta, Giovanni Calcagno, Filippo Luna, Rory Quattrocchi, Maziar Firouzi, Gabriele Cicirello, Paride Cicirello, Maurizio Bologna, Claudio Collovà, Rossella Leone, Simona Malato, Luigi Lo Cascio. Genere: drammatico. Durata: 105 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in lingua originale.
Trama: La dura vicenda di Vincenzo, membro di un’organizzazione criminale palermitana che organizza frodi assicurative mutilando gli arti di vittime consenzienti.
Il nutrito programma della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia fa spesso sì che alcuni film molto validi, collocati in sezioni “meno forti” sul piano mediatico, passino un po’ inosservati durante la loro presenza al Lido. È il caso, ad esempio, della sottosezione delle Giornate degli Autori nota come Notti Veneziane, dove il pubblico presente ha potuto apprezzare ciò di cui parliamo nella nostra recensione di Spaccaossa.
La trama: rottura di arti
Siamo a Palermo, dove un’organizzazione criminale guidata da Michele ha messo in piedi un’attività molto lucrativa: inscenare incidenti per frodare le assicurazioni, con l’aiuto di vittime consenzienti che accettano di farsi spaccare gli arti a priori. Vincenzo ha il compito di reclutare partecipanti disposti a farsi mutilare per pochi soldi (perché l’organizzazione intasca la maggior parte degli introiti), e si ritrova alle prese con problemi economici che lo costringono a scegliere tra il lavoro e la preservazione del suo rapporto d’amicizia con la giovane Luisa, venuta a stare da lui in seguito a problemi personali.
Il cast: eccellenze siciliane
Oltre a firmare la regia, Vincenzo Pirrotta interpreta anche il personaggio principale, il cui mondo viene sconvolto dalla presenza di Luisa, che ha il volto della giovane Selene Caramazza. Francesco, il proprietario del negozio dove avvengono le mutilazioni, è Ninni Bruschetta, il mitico Duccio di Boris, mentre Michele, il capo della banda, ha le fattezze di Giovanni Calcagno, recentemente apparso ne Il traditore di Marco Bellocchio e in Diabolik dei Manetti Bros. Tra le vittime degli inganni assicurativi c’è Luigi Lo Cascio, che appare brevemente ma intensamente nei panni di Macchinetta, che accetta di farsi mutilare per poter continuare a giocare d’azzardo.
Realtà nerissima
“La cupa vicenda degli Spaccaossa mi accompagna da quella mattina in cui una notizia di cronaca del giornale radio dell’alba ha conquistato i miei pensieri arrivando ad assumere le fattezze di un cancro da espellere. Per farlo sentivo forte la necessità di raccontarlo. Intanto perché avveniva nel ventre molle di Palermo, la mia città, con tutto il suo feroce incanto, e poi perché man mano che mi addentravo nella storia di cronaca, dapprima per curiosa voglia di sapere e poi con il bisogno di sfogliarne i sostrati, avvertivo sempre più in me la sensazione di compiere una discesa agli inferi.” Così dice Pirrotta nelle note di regia che hanno fatto parte del materiale stampa del film, trasposizione verosimile e durissima di un episodio scioccante, le cui sfumature di grigio sono magistralmente catturate dalla fotografia granitica di Daniele Ciprì: una Sicilian Crime Story che rinuncia a qualunque fronzolo di genere per restituire la cruda realtà dei fatti, supportata da un cast dove anche i volti noti sono quasi irriconoscibili per come si prestano a questo ritratto di una Palermo opportunista e spietata. E questo pure dietro le quinte, essendo la sceneggiatura anche frutto del lavoro di due nomi insospettabili – per il loro background comico – quali Salvo Ficarra e Valentino Picone.
Fascino linguistico
Altro fattore decisivo nel fascino del film, figlio di un panorama cinematografico italiano dove i dialetti sottotitolati non sono più solo un fenomeno da festival e messe in onda televisive, è la decisione di veicolare il tutto in palermitano stretto, senza particolari concessioni tendenti al mainstream (al netto della diversa matrice produttiva e commerciale, è come in Gomorra, dove l’italiano standard è udibile solo in pochissime occasioni). Una scelta che acuisce soprattutto l’efficacia delle prestazioni attoriali, spogliate di ogni artificio legato alla dizione “perfetta” o con minime inflessioni regionali, rimuovendo ogni rischio di effetto macchiettistico e rafforzando maggiormente l’impeto drammatico di una storia vera che arriva sullo schermo con la stessa brutalità di quando il regista ne ha sentito parlare per la prima volta alla radio.
La recensione in breve
Vincenzo Pirrotta firma un cupo e affascinante ritratto della sua Palermo, portando sullo schermo un agghiacciante fatto di cronaca.
- Voto CinemaSerieTV