Il film: Stan Lee, 2023. Regia: David Gelb. Cast: Stan Lee, Joe Simon, Jack Kirby, Joan Lee, Kevin Feige.
Genere: documentario. Durata: 86 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Disney+, in lingua originale.
Trama: Un ritratto del fumettista Stan Lee fatto interamente con materiali d’archivio, quasi tutti con lui stesso a fare da voce narrante e filo conduttore.
Difficile incontrare una persona anche solo vagamente familiare con la Marvel Comics che non sappia chi fosse Stan Lee, il co-creatore della maggior parte dei più noti eroi della Casa delle Idee. Questo anche grazie ai vari film tratti dai fumetti Marvel, dove il Sorridente era solito apparire per pochi secondi, a volte interagendo con le sue creazioni (una tradizione che si è interrotta, in seguito alla morte di Lee, con Avengers: Endgame). Ora, per iniziativa del documentarista David Gelb, già produttore della miniserie Marvel 616 che analizzava vari aspetti della longevità culturale della casa editrice, l’uomo che ha simboleggiato la Casa delle Idee per decenni è oggetto di un nuovo documentario, presentato in sala al Festival di Tribeca e poi andato direttamente in streaming su Disney+, ragion per cui ne parliamo nella nostra recensione di Stan Lee.
La trama: tutto su Stan, o quasi
Il documentario ricostruisce, in modo cronologico, il percorso biografico e professionale di Stanley Lieber, alias Stan Lee, con particolare attenzione al suo legame lavorativo con quella che prima era la Timely Comics, poi Atlas, e infine Marvel, quest’ultimo un nome tratto dal titolo del mensile in cui, nel 1939, debuttarono i primi supereroi della casa editrice. Avvalendosi quasi esclusivamente di materiale audio e video dello stesso Lee (con sporadici interventi di altre persone, tra cui la moglie Joan), il film ripercorre i tratti salienti dell’esperienza Marvel, dalla creazione del cosiddetto “Metodo” – Lee, oberato di lavoro in quanto sceneggiatore e supervisore editoriale, era solito dare ai disegnatori un canovaccio molto elementare, e aggiungeva i dialoghi dopo aver ricevuto i disegni – all’espansione dell’impero mediatico della Casa delle Idee, inclusa la componente cinematografica con i vari camei di Lee nei film del Marvel Cinematic Universe (non sono menzionati quelli Fox o Sony, forse perché il documentario è co-prodotto dai Marvel Studios). Alcuni ricordi del protagonista sono ricostruiti tramite dei diorami.
Il cast: la voce del Sorridente
La figura centrale è, ovviamente, Stan Lee, la cui voce carismatica domina l’ora e mezza scarsa del documentario. Tramite materiale d’archivio si sentono anche i contributi di persone come la moglie Joan, Joe Simon (co-creatore di Captain America e superiore di Lee nell’epoca Timely), Jack Kirby (disegnatore della maggior parte delle storie Marvel scritte dal Sorridente), Roy Thomas (successore di Lee come supervisore editoriale e sceneggiatore di alcuni dei titoli più importanti della casa editrice). Nella parte finale del film, incentrata sulla partecipazione di Lee ai lungometraggi del MCU, con spezzoni dai set di Thor, Captain Marvel e altri titoli, interviene anche Kevin Feige, produttore del franchise cinematografico della Casa delle Idee.
Le verità nascoste
Come ampiamente prevedibile, il lavoro di Gelb non contiene nulla che i fan non conosceranno già, a cominciare dal celebre aneddoto sull’origine del nome “Stan Lee” (il diretto interessato, convinto di avere un futuro come grande romanziere, scelse uno pseudonimo per la sua attività fumettistica). Un dettaglio che si fa particolarmente pesante nella seconda metà del progetto, con un salto temporale che elide sostanzialmente in toto gli anni Ottanta e Novanta, durante i quali Lee non era più la grande star di un tempo, al punto da avere numerose dispute con la Marvel. È come se lui stesso, dall’aldilà, avesse dettato la propria biografia, saltando i passaggi più scomodi (ed è notevole che, per quanto minimamente, sia stato dato spazio alla questione di quanto egli fosse effettivamente l’autore delle storie realizzate con il Metodo Marvel; ovviamente il documentario sta dalla parte di Lee, un dettaglio che ha infastidito gli eredi di Jack Kirby). L’agiografia scorre potente in un prodotto eticamente traballante ma non privo di fascino, che trasforma l’archivio in una sorta di esercizio di autopropaganda. E in tal senso, dato che Lee sapeva come usare il proprio carisma per creare un’immagine pubblica molto precisa, il film è molto coerente con il suo soggetto. Frustrante, ma coerente.
La recensione in breve
Il carisma di Stan Lee è al centro di un documentario furbo, che omette i dettagli meno simpatici, e per questo è abbastanza coerente con la figura di cui tratta.
-
Voto CinemaSerieTV