Il film: Thanksgiving, 2023. Regia: Eli Roth. Cast: Patrick Dempsey, Addison Rae, Milo Manheim, Jalen Thomas Brooks, Nell Verlaque, Adam MacDonald, Rick Hoffman, Gina Gershon. Genere: horror. Durata: 106 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in lingua originale.
Trama: Un misterioso serial killer che si fa chiamare John Carver prende di mira la città di Plymouth, nel Massachusetts.
C’era una volta Grindhouse, il folle esperimento cinefilo a cura di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez che nel 2007 cercò di ricreare l’esperienza della doppietta cinematografica di serie B, con due film (Planet Terror di Rodriguez e Death Proof di Tarantino) intervallati da alcuni finti trailer. Una trovata che però non convinse il pubblico americano, mentre a livello internazionale si era già deciso di far uscire separatamente i due lungometraggi, con i trailer destinati a diventare un fenomeno di culto in rete in attesa dell’edizione home video del montaggio originale. Piccoli gioielli di cattivo gusto e/o nostalgia trucida che, oltre allo stesso Rodriguez (che poi trasformò Machete in un film vero e proprio, uscito nel 2010), coinvolse cineasti del calibro di Rob Zombie ed Edgar Wright.
E poi c’era Eli Roth, pupillo di Tarantino, che si cimentò con un omaggio allo slasher “festivo” (sulla falsariga di Halloween) ambientato durante il giorno del Ringraziamento. Un monumento al gore vecchio stile che il cineasta dichiarò di voler portare sullo schermo in versione estesa, un progetto che ha richiesto diversi anni di scrittura mentre Roth lavorava ad altre idee. E ora, dieci anni dopo l’ultimo horror duro e puro del regista (The Green Inferno, omaggi al filone cannibale del cinema italiano), eccoci finalmente a scrivere la recensione di Thanksgiving, che arriva nelle sale giusto in tempo per intrattenere chi vuole vedere abbondanti dosi di sangue durante il periodo che il film prende di mira.
La trama: grazie, Graziella e grazie al…
A Plymouth, nel Massachusetts, città associata alle primissime fasi della Storia degli Stati Uniti, il Ringraziamento è una ricorrenza particolarmente importante. Ne sa qualcosa Jess, il cui padre ha avuto l’idea geniale di tenere aperto il suo negozio la sera delle festività, anticipando il Black Friday. Una decisione che si rivela poco saggia quando i corridoi vengono presi d’assalto e alcune persone ci rimettono la vita. Un anno dopo, Jess, i suoi amici e l’intera città cercano di riprendersi dal trauma, ma qualcuno non ne vuole sapere di dimenticare: un misterioso e feroce serial killer, vestito da pellegrino e con una maschera di John Carver, il primo governatore della zona. Per questo individuo, la classica cena del Ringraziamento prevede degli ingredienti molto speciali. Per non parlare degli ospiti, appositamente taggati in dei post alquanto inquietanti…
Il cast: giovani, carini e perseguitati
Ancora una volta Roth si circonda di giovani talenti e veterani, anche di genere, a cominciare da Patrick Dempsey che, dopo essere stato un poliziotto in Scream 3, a questo giro è lo sceriffo di Plymouth, incaricato di indagare sugli omicidi con carisma simil-bostoniano (tra i tanti motivi per guardare il film in lingua originale c’è anche la questione degli accenti regionali più o meno esagerati). Sul fronte più giovane spicca Nell Verlaque nel ruolo di Jess, mentre il padre di lei è il caratterista Rick Hoffman, che ritrova il mondo sanguinolento del regista dopo essere stato il cliente americano nel primo Hostel. Gina Gershon si ritaglia una parte breve ma memorabile tra gli adulti della città, e la voce di Carver è di Adam MacDonald, noto attore e regista horror canadese (come spesso accade con queste produzioni – vedi il franchise di Saw, per esempio – le riprese si sono svolte nell’Ontario, più economico delle vere location statunitensi).
Un ritorno a lungo atteso
Come dicevamo in apertura, l’ultima volta che Eli Roth si è cimentato con l’horror vero e proprio è stato nel 2013, con la sua storia di cannibali intrisa di omaggi a Ruggero Deodato e Umberto Lenzi. Dopodiché si è dato al thriller (rifacendo – male – Il giustiziere della notte con Bruce Willis) e al fantastico ad altezza bambino, espandendo i propri orizzonti mentre prendeva forma Thanksgiving. E si percepisce un’autentica gioia nel ritrovare certe atmosfere, anche se rispetto alla versione Grindhouse – di cui ripropone comunque i momenti forti con genuino gusto dell’orripilante – c’è un’estetica più pulita, che porta l’omaggio allo slasher d’epoca ai nostri tempi, partendo dagli anni Settanta (la citazione di Halloween è spudoratamente piazzata nella prima scena, come per mettere le mani avanti su ciò che vedremo nelle quasi due ore successive) per arrivare ai Novanta come impostazione (Carver ricorda, come metodologia, il Pescatore di So cos’hai fatto) e iniettare una bella dose, passabilmente brutale, di satira da primi Duemila (una cosa che lo stesso Roth ha fatto nei suoi horror precedenti).
Dell’origine vista nel 2007 rimane il desiderio di uscirsene con trovate ai limiti del trash, dagli omicidi particolarmente creativi e disgustosi alla satira volutamente spicciola (il venditore di armi che fa affari fuori da un liceo, forse la gag più esilarante), con un’operazione che anche nella sua sgangheratezza – il ritmo cala un po’ nella parte centrale, prima del grand guignol conclusivo – mette in evidenza la sincerità di un regista che non vuole reinventare alcunché ma semplicemente divertirsi con gli espedienti più classici di un sottogenere a lui particolarmente caro. Con tutti gli ingredienti giusti per arrivare a chi forse non ne può più di horror postmoderni e vuole semplicemente vedere gente che muore male senza troppe pretese intellettuali. In tal senso, il piatto è molto ricco, e Roth ci si ficca fin da subito.
La recensione in breve
Eli Roth ritorna all'horror con il suo gusto per l'orripilante perfettamente intatto, trasformando il finto trailer del 2007 in vero spettacolo all'ultimo sangue, uno slasher che va dritto al sodo senza fronzoli.
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