Il film: The Flash, 2023. Regia: Andy Muschietti. Cast: Ezra Miller, Sasha Calle, Michael Shannon, Ron Livingston, Maribel Verdù, Kiersey Clemons, Antje Traue, Michael Keaton, Ben Affleck, Jeremy Irons.
Genere: Azione, fantascienza. Durata: 144 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in lingua originale.
Trama: Barry Allen torna indietro nel tempo per impedire l’omicidio della madre, ma così facendo crea un una nuova linea temporale dal sapore apocalittico.
Si fatica quasi a credere che Barry Allen sia finalmente protagonista di un proprio film al cinema, dato che il lungometraggio in questione ha avuto una storia produttiva a dir poco travagliata: annunciato come parte del DC Extended Universe nell’autunno del 2014, doveva inizialmente uscire nel 2018, ma vari cambi di rotta dietro le quinte e la pandemia hanno portato a rinvii multipli (basti pensare che Andy Muschietti, regista della versione finale, è stato reclutato nel 2019).
Un percorso che a suo modo ha una certa, perversa giustizia poetica, dato che il film stesso, di cui parliamo nella nostra recensione di The Flash, è caotico dentro e fuori lo schermo, con un racconto dove il cambio di rotta, a volte con conseguenze disastrose, ha una posizione centrale.
La trama: corri, Barry, corri
È passato un po’ di tempo dagli eventi di Justice League, e Barry Allen aiuta frequentemente Batman con vari problemi a Gotham City. Una sera scopre che la sua capacità di viaggiare nel tempo tramite la supervelocità potrebbe consentirgli di andare molto più indietro del solito, e potenzialmente alterare l’evento tragico della sua infanzia (la madre Nora fu uccisa da un misterioso intruso, e in assenza di un alibi verificabile il di lei marito Henry è tuttora in prigione).
Il giovane decide di farlo, ma mentre sta tornando nel presente si ritrova catapultato in un 2013 alternativo, nel periodo in cui il Generale Zod arrivava sulla Terra alla ricerca di Superman. Aiutato da una sua variante temporale, Barry deve riunire la Justice League per fermare il folle kryptoniano, ma sarà più facile a dirsi che a farsi perché il suo viaggio nel passato ha creato un universo dove i supereroi non esistono. O meglio, Batman c’è ancora, ma non è quello con cui Flash è solito interagire…
Il cast: uno, nessuno e cento Miller
Il ruolo multiplo di Barry Allen è nuovamente affidato a Ezra Miller, per la terza volta nei panni del personaggio nel DCEU e qui al suo meglio nella parte, poiché il film approfondisce i suoi traumi e contestualizza una personalità che nelle apparizioni precedenti era un po’ (volutamente) irritante. A dargli manforte nel 2013 alternativo ci sono un’agguerrita Sasha Calle, rivelazione del progetto nei panni di Kara Zor-El/Supergirl, e Michael Keaton, che torna nei panni del Batman di qualche decennio fa con tutto il carisma intatto, regalando una performance che non cerca troppo la nostalgia facile (anche perché, come spiega il film stesso parlando del Multiverso, non è detto che si tratti esattamente dello stesso eroe visto nel dittico di Tim Burton).
Presente anche l’altro Batman, un simpatico e convinto Ben Affleck, che fa parte del gruppo di attori che tornano da precedenti film del DCEU insieme a Jeremy Irons (Alfred), Michael Shannon (Zod), Kiersey Clemons (Iris West, sottoutilizzata) e altri. Maribel Verdù è Nora Allen, mentre Ron Livingston ha sostituito Billy Crudup, assente per sovrapposizione di impegni, nel ruolo di Henry.
E Flashpoint fu, di nuovo
Nel 2011 la DC Comics diede alle stampe la miniserie Flashpoint, un crossover ambizioso che partiva dalle vicende personali di Barry (da poco resuscitato dopo la sua celeberrima morte nel 1985, e con un retcon sul destino della madre, uccisa dal perfido Eobard Thawne/Reverse-Flash) per arrivare alla riscrittura dell’intero universo fumettistico, resettato con quello che fu chiamato il New 52, un percorso editoriale controverso che ebbe vita breve (lo status quo precedente fu reintrodotto nel 2016).
Una curiosa commistione di scrittura personale – il progetto rientrava nella poetica dello sceneggiatore Geoff Johns, che in quel periodo stava facendo con Barry qualcosa di simile al suo operato con Hal Jordan/Lanterna Verde – e piani aziendali, che si riversa perfettamente in questo adattamento libero della miniserie: da un lato, è evidente la volontà di approfondire la figura di Barry e dargli lo spessore che un po’ mancava nei film corali; dall’altro, è palese – anche tramite i vari rimaneggiamenti che ci sono stati dietro le quinte fino all’inizio delle riprese – il desiderio della Warner di servirsi del film come gigantesco detonatore per fare tabula rasa e lasciarsi alle spalle il sempre più caotico e ingombrante DCEU, divenuto una zavorra a forza di continui ripensamenti su come gestirlo (tra l’altro, alla luce di ciò che accade in questo film, diventa sempre meno sorprendente che Batgirl sia stato cancellato in piena post-produzione).
DC Universe: No Way Home
Questo equilibrio non proprio felice tra le due esigenze, artistiche e commerciali, è ancora più palese alla luce del recentissimo Spider-Man: Across the Spider-Verse (che, manco a farlo apposta, affronta la questione del Multiverso con una filosofia molto simile), dove gli universi multipli sono coerenti con l’impostazione cinematografica del film e non una scusa per rimediare agli errori del passato (e, sulla parziale falsariga di Spider-Man: No Way Home, guadagnare punti nostalgia presso i fan di vecchia data).
Difatti c’è una cesura abbastanza netta fra i primi due atti, quelli dove l’epica e il personale vanno più o meno a braccetto, al netto di qualche caduta di stile in singole scene d’azione, e il terzo, dove il pur potente clou emotivo dell’intera vicenda rischia di annegare in un brodo di CGI che sa interamente di imposizione dall’alto per arrivare a un nuovo punto di partenza (anche se difficilmente il nuovo DC Universe, gestito creativamente da James Gunn, corrisponderà in toto a quello creato dalle azioni di Barry). Dopo dieci anni, le sofferenze terrene del DCEU sono giunte al termine. E come dice Nora Allen, è giunto il momento di lasciare andare e voltare pagina.
La recensione in breve
Le due anime del film si scontrano con una certa violenza, ma la sincerità emotiva delle performance e della caratterizzazione dei personaggi riesce a compensare in più punti la sovrabbondanza di cinismo commerciale intriso di CGI.
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