Il film: The Palace, 2023. Regia: Roman Polanski. Cast: Oliver Masucci, Fanny Ardant, Bronwyn James, John Cleese, Luca Barbareschi, Joaquim de Almeida, Milan Peschel, Fortunato Cerlino, Mickey Rourke, Teco Celio.
Genere: commedia. Durata: 100 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in lingua originale.
Trama: Nel 1999, una cena di Capodanno all’interno del lussuoso Gstaad Palace non va per il verso giusto.
“È – forse – il mio ultimo film, e non me ne frega più niente.” Tale sembra essere il senso del ventitreesimo lungometraggio di Roman Polanski, una commedia nera ambientata (e in parte girata) all’interno dello Gstaad Palace, un albergo di lusso nel cuore della Svizzera che è il centro nevralgico del racconto concepito dal regista franco-polacco insieme al sodale e amico Jerzy Skolimowski (con il quale aveva già firmato la sceneggiatura del suo esordio, Il coltello nell’acqua). Una storia all’insegna del caos, presentata in anteprima mondiale, fuori concorso, alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e di cui parliamo in questa nostra recensione di The Palace.
La trama: chi cucca a Capodanno cucca tutto l’anno
È il 31 dicembre 1999, e mentre circola il panico per il Millennium Bug, nei corridoi dello Gstaad Palace sono in corso i preparativi per la consueta cena di Capodanno, un evento molto atteso a cui partecipano ospiti selezionati che prenotano anche con un anno di anticipo. Per il direttore Hansueli è fondamentale che tutto fili liscio come l’olio, a prescindere da quanto possano essere strambe le richieste dei clienti. E tra coloro che frequentano regolarmente l’albergo ci sono figure come l’ex-pornodivo Bongo, il misterioso magnate Bill Crush, il miliardario Arthur William Dallas III, l’eccentrica marchesa Constance Rose Marie de La Valle e il chirurgo plastico Dr. Lima. Percorsi che, entro mezzanotte, potrebbero intrecciarsi nei modi più prevedibili.
Il cast: delirio internazionale
A tenere insieme le varie fila dell’intreccio, nei panni di Hansueli, è l’attore tedesco Oliver Masucci (noto per Dark e Lui è tornato, dove interpretava il redivivo Adolf Hitler), la cui performance va gustata in originale per il suo inglese perfetto a cui si alternano piccoli momenti in impeccabile dialetto bernese (ma la parte propriamente svizzera del cast è rappresentata dal caratterista ticinese Teco Celio, chef dell’albergo). Attorno a lui gravita un cast di contorno molto internazionale, composto da nomi del calibro di Luca Barbareschi (Bongo), che ha anche prodotto il film; Fortunato Cerlino (Tonino, il concierge); Fanny Ardant (la marchesa); Joaquim de Almeida (Dr. Lima); Mickey Rourke (Crush, una sorta di Trump dei poveri); e John Cleese (Arthur), la cui presenza vorrebbe simbolicamente richiamare la commedia alberghiera per eccellenza, la sitcom inglese Fawlty Towers.
Cosa resterà di questi anni Novanta?
Come dicevamo prima, è la fine del 1999, con il presunto Millennium Bug alle porte. Una di tante gag a tema, dall’intento satirico, che in realtà girano a vuoto, insieme a quelle sull’insediamento di Putin, le future malefatte di Bernie Madoff, e molto altro (Crush, come accennato, almeno sulla carta è una sorta di antesignano dei comportamenti più volgari di Donald Trump, con due sequenze in particolare che mettono alla berlina aspetti della persona del controverso magnate e politico americano). E poi la prevedibile sequela di vomito, feci e quant’altro, un Triangle of Sadness che non ce l’ha fatta e si è trasformato in uno dei più beceri cinepanettoni alla Neri Parenti, con tanto di personaggi che improbabilmente riescono a “puciare il biscotto”. Forse non a caso, quasi vent’anni or sono, proprio Parenti aveva firmato l’incursione svizzera del filone natalizio con Massimo Boldi e Christian De Sica, non al Palace ma sempre a Gstaad.
Testamento (?) volgare
Se The Palace sia stato concepito come ultimo lungometraggio di Polanski (che, tra l’età che avanza e le difficoltà sempre maggiori a trovare finanziamenti per i ben noti motivi extracinematografici, potrebbe essere effettivamente al capolinea) non ci è dato sapere, ma certamente ha un che di simbolico che per l’occasione abbia ritrovato un collaboratore degli esordi (anche se l’accostamento più pertinente sarebbe con la commedia Che?, girata in Italia nel 1972, e c’è un rimando a Chinatown che è praticamente un sacrilegio autoinflitto). E se i tempi comici sono rimasti più o meno intatti (le gag si susseguono a un ritmo notevole, senza mai veramente mollare la presa per 100 minuti), ad annacquare l’efficacia delle trovate stesse è una sceneggiatura che si ferma al grado zero, inanellando punte di grottesco in maniera abbastanza gratuita, perdendo per strada ogni mordente politico e satirico. Un po’ come il Millennium Bug, la splendida sequenza d’apertura promette chissà quali faville, ma alla fine riesce solo a farci rimpiangere ancora di più i danni che Bradley Cooper e soci fecero a un altro palazzo, il Caesar’s Palace di Las Vegas, in Una notte da leoni.
La recensione in breve
Roman Polanski torna alla commedia, ma lo spirito mordace di un tempo ha lasciato il posto a una superficiale sequela di provocazioni gratuite in mezzo alle quali spiccano solo, ogni tanto, le prestazioni di un simpatico cast internazionale.
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Voto CinemaSerieTV