Il film: The Suicide Squad – Missione suicida (The Suicide Squad), 2021. Regia: James Gunn. Cast: Margot Robbie, Idris Elba, John Cena, Joel Kinnaman, Sylvester Stallone, Viola Davis, David Dastmalchian, Daniela Melchior, Michael Rooker, Jai Courtney, Peter Capaldi, Alice Braga, Pete Davidson, Steve Agee, Nathan Fillion, Jennifer Holland, Flula Borg, Sean Gunn.
Genere: azione, fantascienza. Durata: 132 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Amanda Waller recluta una nuova incarnazione della Suicide Squad per un incarico delicato e pericoloso sull’isola di Corto Maltese.
Nel 2018, dopo essere stato temporaneamente licenziato dalla Disney in seguito alla riesumazione di vecchi tweet dal contenuto altamente discutibile, il regista e sceneggiatore James Gunn pensava di essere arrivato al capolinea sul piano professionale. Poi è arrivata a Warner Bros. che, volendo rinvigorire il franchise cinematografico della DC, ha puntato su Gunn che in casa Marvel aveva reso appetibili personaggi come i Guardiani della galassia, semisconosciuti anche ai lettori dei fumetti. Avendo libertà di scelta per la sua prima incursione in un nuovo universo, il cineasta ha scelto quello che forse è il più malleabile dei vari gruppi che popolano il mondo DC. Il risultato è il film di cui parliamo in questa nostra recensione di The Suicide Squad – Missione suicida.
La trama: una missione da morire
Amanda Waller ha nuovamente bisogno dei servigi della Suicide Squad, team composto da detenuti che accettano incarichi ad alto rischio in cambio di una riduzione della pena. Capitanati da Rick Flag, i veterani Harley Quinn e Captain Boomerang sono affiancati da nuove reclute come Bloodsport, Peacemaker, Ratcatcher, Javelin, Polka-Dot Man e lo squalo antropomorfo King Shark. Devono recarsi sull’isola sudamericana di Corto Maltese, il cui governo è stato da poco rovesciato da un regime dittatoriale, e distruggere il laboratorio di Jötunheim, dove da decenni vengono effettuati strani esperimenti. Una volta sul posto, la squadra scopre che la situazione è più pericolosa del previsto, e la minaccia più grande potrebbe essere la stessa Waller che, come al solito, ha motivazioni nascoste che è pronta a celare uccidendo chiunque sia d’impaccio.
Il cast: brutti, sporchi e cattivi
Dal primo Suicide Squad, uscito nel 2016 quando il DC Extended Universe era ancora agli inizi, tornano quattro attori: Viola Davis (Waller), Joel Kinnaman (Flag), Jai Courtney (Captain Boomerang) e la strepitosa Margot Robbie che per la terza volta interpreta Harley Quinn. Tra le nuove reclute c’è un esilarante scontro di personalità fra Idris Elba nei panni di Bloodsport e John Cena in quelli di Peacemaker, con quest’ultimo successivamente promosso a protagonista del proprio spin-off seriale. Ma a rubare la scena a tutti ci pensa Sylvester Stallone come voce di King Shark, che sul set era interpretato fisicamente da Steve Agee (presente anche nel ruolo di John Economos, uno dei galoppini di Waller). Antagonista ufficiale è Peter Capaldi nel ruolo di Thinker, scienziato pazzo responsabile degli esperimenti di Jötunheim. Non mancano brevi apparizioni degli attori-feticcio di Gunn, tra cui Michael Rooker e Nathan Fillion. Dee Bradley Baker presta la “voce” al ratto Sebastian.
Il suo nome è Gunn, James Gunn
Nel 2016, quello di David Ayer fu un Suicide Squad figlio di compromessi, di ripensamenti, di incertezze su come procedere con il DCEU (il film fu pesantemente rimontato dopo le reazioni negative a Batman v Superman), al punto che l’elemento sulla carta più interessante – Jared Leto nei panni del primo Joker cinematografico dopo l’exploit di Heath Ledger – nel montaggio finale era qualcosa di frammentario, confuso, quasi anonimo. L’esatto contrario di questo sequel autoconclusivo, folle e sregolato come piace a James Gunn, libero di sfogare gli istinti creativi che la Marvel un pochino teneva a bada: se i Guardiani della Galassia erano il regista che replicava come si era sentito quando ha visto in sala Guerre stellari, il ritorno in scena della Suicide Squad è la versione extralarge di un progetto come quelli a cui ha lavorato a inizio carriera, un film della Troma con budget stratosferico (185 milioni di dollari contro i pochi spiccioli della casa di produzione ultraindipendente, il cui fondatore Lloyd Kaufman appare anche in un cameo). Un progetto volutamente sporco e cattivo, dove l’irriverenza è all’ordine del giorno dalla prima inquadratura e in alcuni casi una chiusura del cerchio (i titoli di testa sono accompagnati dalla canzone People Who Died, che nel 2004 fu usata per i credits finali de L’alba dei morti viventi, anch’esso scritto da Gunn).
Squadra che vince a volte si cambia
“Ricordatevi, siamo i cattivi”, diceva il Deadshot interpretato da Will Smith nel primo film, che in fin dei conti – e, ribadiamolo, non per volere del regista – era troppo educato nei confronti dei personaggi, trasformandoli in antieroi e non veri e propri criminali propensi agli atti più efferati. Il sequel aggiusta il tiro, perché al netto dei comportamenti sociopatici di Waller e Thinker abbiamo comunque a che fare con della gran brutta gente, di quella che si sfida a chi ne ammazza di più senza alcuna esitazione. Il tutto condito con un messaggio politico spudorato la cui ferocia non è edulcorata dalla confezione pulp, anzi, ne esce rafforzata grazie alla furia creativa di Gunn, appassionato di fumetti che ha portato sullo schermo l’inventiva estetica del medium di partenza mettendoci poi del suo, trasformando un gruppo di perdenti di prima categoria in protagonisti di un’avventura all’insegna dell’improbabile compatibilità fra persone altamente strambe.
La recensione in breve
James Gunn è all'apice della sua creatività, senza freni al servizio della DC con un'avventura che abbraccia il lato più folle e "sporco" dei fumetti della casa editrice.
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Voto CinemaSerieTV