Dopo sedici anni, Eli Roth ha finalmente concretizzato uno dei suoi sogni con l’uscita dell’horror Thanksgiving (di cui abbiamo già parlato nella nostra recensione), un progetto a cui teneva sin da quando ha avuto la possibilità di realizzarlo per la prima volta in forma ridotta, grazie al patrocinio creativo di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez. Una prima versione che ha colpito subito gli appassionati di horror nel 2007, diventando soprattutto un piccolo fenomeno in rete dato che gran parte del pubblico non l’ha potuta vedere in sala. Tutta una serie di aspetti che vogliamo approfondire parlando delle origini del film.
L’arte del finto trailer
Amici e collaboratori di vecchia data, nel 2007 Tarantino e Rodriguez sono usciti nelle sale americane con Grindhouse, ambizioso omaggio cinefilo alla tradizione statunitense della doppia proiezione di pellicole di serie B (il titolo del film si riferisce al nomignolo che avevano i cinema che organizzavano questi eventi). Nel tentativo di ricreare l’esperienza, limitata al solo territorio nordamericano (negli altri paesi i due lungometraggi che componevano l’operazione sono usciti separatamente), i due registi hanno avuto l’idea di inserire, tra le due metà del progetto, dei finti trailer cinematografici. Inizialmente dovevano occuparsene direttamente loro, ma dopo che Rodriguez ha fatto vedere ad alcuni amici del settore il trailer di Machete (basato su una sceneggiatura che lui aveva scritto anni addietro, e che ha poi portato sullo schermo nel 2010 in versione completa), questi si sono offerti volontari per contribuire: trattasi di Rob Zombie, Edgar Wright e Eli Roth, con quest’ultimo che ha girato il proprio trailer sul set di Hostel: Parte II, in Repubblica Ceca (motivo per cui nel cast ci sono alcuni attori di quel film).
Accadde nel Massachusetts
Roth è originario di Newton, nel Massachusetts, non lontano da Plymouth, una delle colonie originali fondate dai pellegrini arrivati dall’Inghilterra a bordo della Mayflower, e sede della primissima festa del Ringraziamento. Questo dettaglio, unito alla passione del regista per il genere horror, e in particolare per gli slasher a tema festivo (Natale, Halloween, San Valentino, eccetera), lo ha portato a sperare, da giovane, che prima o poi uscisse una pellicola ambientata proprio durante la ricorrenza di novembre, una speranza condivisa dall’amico Jeff Rendell, divenuto sceneggiatore. E così, quando si è presentata l’opportunità di realizzare un trailer per Grindhouse, i due non hanno esitato a tradurre in immagini quello a cui avevano pensato per il loro slasher ideale a base di tacchini e sangue. Un vero e proprio monumento all’eccesso, poiché il filmato è appositamente costruito in modo da avere solo momenti forti.
Una cena indimenticabile
Come ha spiegato Roth durante la promozione di Grindhouse nel 2007, la premessa che lui e Rendell avevano ideato era la seguente: un ragazzino si era innamorato di un tacchino, e quando quest’ultimo venne ucciso dal padre il giovane impazzì e fece fuori l’intera famiglia, per poi tornare a seminare il panico dopo essere stato rinchiuso per anni in un manicomio. Non che ci sia traccia di una trama vera e propria nel finto trailer, che si concentra soprattutto sulle uccisioni, con vittime interpretate dallo stesso Roth e da Jordan Ladd e Jay Hernandez, mentre Michael Biehn è lo sceriffo, che nel lungometraggio vero e proprio è interpretato da Patrick Dempsey (il killer, invece, ha il volto di Rendell, oscurato dal cappello da pellegrino che fa parte del suo costume). Una scena in particolare ha rischiato di creare problemi con la censura: quella in cui una cheerleader, progressivamente nuda, salta su un trampolino e a un certo punto viene accoltellata in mezzo alle gambe. Alla fine, non sono stati necessari tagli, poiché il girato è stato poi manipolato in post-produzione per simulare graffi e altri segni di usura sulla pellicola.
Un nuovo Ringraziamento
Data l’accoglienza positiva dei vari trailer, Roth ha annunciato l’intenzione di fare un vero e proprio lungometraggio a partire dal materiale realizzato per Grindhouse, sempre con Rendell come collaboratore per la sceneggiatura. Ma a differenza di Machete, che nasceva come sceneggiatura completa prima di diventare parte del progetto del 2007, i due amici hanno deciso di non replicare al 100% quello che si vedeva nel loro trailer, conservando solo alcuni elementi: la scena della parata, quella del trampolino, e quella della cena finale (con qualche modifica dettata dalle nuove motivazioni del killer), con l’aggiunta, per il marketing, della frase di lancio “Quest’anno non ci saranno avanzi.” La modifica più curiosa sul piano iconografico è l’aspetto del killer, ora dotato anche di una maschera che riproduce le fattezze di John Carver, vero primo governatore di Plymouth. Una scelta azzeccata in termini simbolici, poiché Carver (dal verbo to carve, incidere/affettare), oltre a prestarsi al contesto festivo del film, è anche abbastanza gettonato come nomignolo per i serial killer di finzione…