Paul Giamatti è un attore consumato, considerato tra i maggiori caratteristi del grande e piccolo schermo della sua generazione. Un’etichetta che spesso va fin troppo stretta a molti dei suoi colleghi attori, eppure che ben si sposa con le scelte artistiche di questo grande professionista del cinema statunitense. Che assieme ad un sodalizio instaurato con il regista e sceneggiatore premio Oscar Alexander Payne ha regalato al pubblico di cinefili due delle sue prove d’interprete più emblematiche: nel 2004 nel delizioso Sideways – In viaggio con Jack, e nelle sale italiane dal 18 gennaio con The Holdovers – Lezioni di vita.
Nell’ultimo film diretto da Payne (da un’acuta sceneggiatura originale curata da David Hemingson), Paul Giamatti veste i panni del ruvido e flemmatico insegnante della Barton Academy Paul Hunham, inflessibile e sarcastico professore americano alle prese con un Natale in facoltà a prendersi cura dell’unico studente dell’accademia (l’esordiente, e sorprendente, Dominic Sessa nei panni di Angus Tully); i due, “costretti” a doversi confrontare a stretto contatto per circa dieci giorni, riusciranno non solo ad appianare le proprie insormontabili differenze, ma anche ad instaurare un rapporto di rinnovata fiducia basata sull’empatia e la comprensione reciproca. Ecco quattro motivi per cui, forse, Paul Giamatti rischia di fare lo sgambetto al quotatissimo Cillian Murphy in Oppenheimer e ritirare il suo primo Oscar il prossimo 10 marzo a Los Angeles.
L’anti-John Keating di The Holdovers
In The Holdovers – Lezioni di vita, Paul Giamatti è semplicemente perfetto. Nei panni dell’arcigno, scostante e disilluso professore di lettere classiche Paul Hunham, l’attore statunitense regala al pubblico di cinespettatori contemporanei un ritratto di insegnante squisitamente ed ironicamente agli antipodi dell’iconico John Keating de L’attimo fuggente. A differenza dell’insegnante di poesia inglese dal volto indimenticabile ed appassionato di Robin Williams, quello di Paul Giamatti odia profondamente i suoi giovani studenti, ha ampiamente superato la mezza età e preferisce trascorrere le vacanze di Natale all’interno della facoltà piuttosto che festeggiare la festività religiosa attorno ad una tavola imbandita in compagnia di amici e parenti. Che del resto, non ha.
Un’anima solitaria solo apparentemente burbera e severa, che verrà progressivamente malleata dalla presenza del giovane Angus Tully, unico studente della Barton Academy a rimanere in facoltà a Natale, e dall’enigmatica Mary Lamb (Da’Vine Joy Randolph, anche lei a caccia del primo Oscar di carriera), capocuoca dell’istituto rimasta vedova del figlio caduto in Vietnam. Un ritratto attoriale, quello di Giamatti, che sembra mirabilmente sintetizzare le varie istanze che hanno lo hanno reso celebre davanti la macchina da presa negli anni precedenti, portando a compimento un percorso artistico che gli è già fruttato per il ruolo di Paul Hunham un Golden Globe ed un Critics’Choice Award.
Lo avrebbe già dovuto ottenere per Sideways
Statuette sacrosante, che potrebbero presto tramutarsi in Oscar. Un Oscar, però, che forse avrebbe dovuto ottenere già nel corso del 2005 per lo straordinario Sideways – In viaggio con Jack. Nella prima collaborazione con Alexander Payne targata 2004 Paul Giamatti veste i panni di Miles Raymond, un insegnante di inglese divorziato da poco dalla moglie; depresso, introverso e insicuro con le donne, ma che ha una grande passione e conoscenza dei vini ed aspira a scrivere un libro. Avvicinandosi il matrimonio del suo amico d’università l’attore Jack Lapote (Thomas Haden Church), i due decidono di prendersi una settimana di libertà in viaggio nella zona vinicola di Santa Ynez Valley, nella contea di Santa Barbara in California. Prima di The Holdovers, ancora un insegnante disilluso, diametralmente opposto al Paul Hunham che gli sta regalando riconoscimenti e candidature, eppure un ruolo che sembra idealmente chiudere un cerchio tematico con Payne.
Per il ruolo irresistibile di Miles, Paul Giamatti arrivò vicinissimo a sfiorare la prima candidatura all’Oscar, tanto che venne candidato al Golden Globe, al Critics’ Choice Award e al SAG del sindacato attori. Tra le più spiacevoli sorprese nell’annuncio delle candidature dell’Academy di quell’anno, Giamatti venne allegramente snobbato a favore di altri interpreti, ricevendo una prima menzione alla statuetta l’anno successivo, come attore non protagonista per Cinderella Man, di Ron Howard e a fianco di Russell Crowe. Anche in quella occasione, nessun riconoscimento.
Paul Giamatti ha “superato” Cillian Murphy
Musica differente però quest’anno, visto che The Holdovers – Lezioni di vita sta raccogliendo larghissimi consensi di pubblico e di critica. Al momento in cui stiamo scrivendo, le candidature ai 96° Oscar devono ancora essere annunciate (le cinquine dorate verranno svelate martedì 23 gennaio), eppure Paul Giamatti ha già “superato” in vantaggio il suo altro probabile contender per la statuetta maschile di categoria: il formidabile Cillian Murphy in Oppenheimer. Se l’attore irlandese ha già ottenuto una caterva di riconoscimenti della critica internazionale e il Golden Globe Drama, Giamatti ha raccolto altrettanti premi della stampa americana, il Golden Globe Comedy/Musical e, un po’ a sorpresa, il Critics’ Choice Award come miglior attore protagonista, battendo all’interno della stessa categoria contendenti agguerriti come lo stesso Murphy e Bradley Cooper in Maestro.
Ora, il percorso di Giamatti verso l’Oscar (ci sembra inammissibile anche solo pensare che il suo ruolo non verrà candidato dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences) sarà più accidentato e carico di insidie e dubbi. Se è vero che per il ruolo di Paul Hunham nel film di Alexander Payne ha già ricevuto candidature essenziali al SAG e al Bafta, non è affatto scontato che riesca ad ottenere entrambe le statuette. Ma nonostante tutto, Giamatti è in quel momento della sua carriera davanti la macchina da presa per il quale sembra impossibile non provare un moto di ammirazione genuina e rispetto assoluto per un interprete che negli ultimi decenni ha saputo rappresentare al meglio l’offerta del cinema indie americano, regalando ruoli principali o di supporto di grande spessore, e mai del tutto riconosciuti a dovere.
The Holdovers è tra i film più amati della stagione dei premi
Un rispetto guadagnatosi nel tempo che sta generando sempre più passaparola positivo nei confronti del film e tra le cerchie dei suoi colleghi attori e “addetti ai lavori”. Non è difatti un caso che The Holdovers – Lezioni di vita (qui potete nuovamente leggere la nostra recensione al film) stia raccogliendo i frutti di una campagna premi ben spesa da parte di Focus Features in Usa e Universal Pictures sul mercato internazionale: due Golden Globe su tre candidature (l’altro, per l’attrice di supporto Da’Vine Joy Randolph), tre Critics’ Choice Awards, 2 nomination ai SAG, menzioni importantissime ai PGA, ai DGA e ben 7 nomination ai Bafta.
Un’impressionante quantità di riconoscimenti e candidature che posiziona il nuovo film di Alexander Payne su canovaccio originale di David Hemingson in pole position tra i titoli che potremmo ritrovare nominati ai 96°Oscar. Con l’auspicio che, almeno questa volta, Paul Giamatti non venga snobbato, chiudendo così un cerchio iniziato con la delusione Sideways con il trionfo possibile sul palco più ambito di Hollywood. A questo straordinario attore di razza, glielo auguriamo di grande cuore cinefilo.