Dopo la première sul Lido alla Mostra del Cinema di Venezia, arriva su Netflix la dodicesima fatica di David Fincher (a cui abbiamo dedicato una recensione dopo la prima visione alla kermesse veneziana). The Killer, tratto dal fumetto francese Il killer scritto da Matz, autore tra le altre cose delle sceneggiature di svariati videogiochi della saga di Tom Clancy. Un film che rimette insieme la coppia Fincher e Andrew Kevin Walker, già dietro a Seven (film di cui vi abbiamo parlato nella nostra classifica dedicata ai film del regista, in ordine dal peggiore al migliore).
Nonostante l’attesa che ha accompagnato tutta la lavorazione, si tratta di un’opera che non ha convinto pienamente né la critica né il pubblico che lo ha visto in queste ore. Ma, come vedremo nella nostra spiegazione del finale di The Killer, il film di Fincher porta con sé più spunti di riflessione di quello che potrebbe sembrare.
The Killer: il finale spiegato
Dopo aver mancato il bersaglio a Parigi, uccidendo una donna involontariamente, il Killer si adopera per far perdere le proprie tracce e fuggire dalla Francia. Dopo svariate peripezie riesce infine a salire sull’aereo desiderato ed a lasciare lo stato. Destinazione Santo Domingo, luogo del suo rifugio. Arrivato a casa capisce però che qualcosa è andato storto. Magdala, la sua compagna, è stata massacrata per estorcergli informazioni su di lui. Così inizia The Killer, un percorso a tappe in varie zone del mondo con un unico obiettivo: vendetta. Prima New Orleans. L’obiettivo è Hodges, uomo che lo ha introdotto a questo mondo e suo attuale datore di lavoro, nonché una fonte primaria delle informazioni per risalire a tutti quelli coinvolti nella vicenda.
A rivelargli tutto sarà invece la segretaria Dolores, prima di perdere anch’essa la vita. La tappa successiva è Miami per eliminare, non senza difficoltà, il Bruto. Poi tocca all’Esperta, interpretata da Tilda Swinton. La re-intraccia e decide di incontrarla per parlarci in un ristorante, prima di accompagnarla in un giardino pubblico e giustiziarla. Infine tocca al Cliente, il miliardario Claybourne che si trova a Chicago. Riesce, a conclusione di un intricato piano, a intrufolarsi a casa sua dove scopre però che non c’era nulla di personali. Claybourne era solo stato mal-consigliato da Hodges, non gli interessava il caso specifico. Il Killer è soddisfatto del percorso compiuto e si ritira senza eliminarlo, per poi riunirsi alla sua Magdala e ripartire con la propria vita.
Riscoprire umanità in un percorso disumano
Nonostante a un primo sguardo sembri una linea retta, The Killer nasconde una struttura piuttosto circolare. Tutto il primo capitolo è dedicato alla routine del protagonista impersonato da Michael Fassbender. Una lunga sessione di azioni ripetute, nozioni espresse con grande ritmo, in una verbosità che sembra quasi voglia confondere lo spettatore. Il Killer si sente un semplice ingranaggio, uno che “questo è uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo”. Non c’è paura, non c’è pentimento, in sostanza non c’è emozione. Lo ripete lo stesso Killer in un perfetto momento mic drop: “I don’t give a fuck“.
È questo a renderlo speciale. Eppure quel grilletto vien premuto nel momento sbagliato. Il primo calcio emotivo che scuote il protagonista e inclina il piano, iniziando il moto che porterà tutte le palline a scorrere, inesorabilmente, verso il basso. Un percorso di riscoperta emotiva che però deve attraversare una lista di nomi da depennare che assomiglia molto a un sistema da abbattere, una ruota da distruggere. Il mantra è sempre lo stesso, un’esortazione alla freddezza con rifiuto di ogni sfumatura di emozione. Eppure la cantilena assume sempre più i contorni di un tentativo di auto-convincimento del Killer.
Con il passare del tempo gli errori aumentano, le concessioni e di conseguenza i rischi invadono il percorso del professionista. E così arriva l’incontro con Claybourne, il miliardario che inconsapevolmente quel sistema lo regge con i suoi investimenti. Ma il Killer lo risparmia. La rivoluzione viene interrotta e decide di ritirarsi con la sua amata. E qui fa la rivelazione che in realtà noi spettatori avevamo già intuito da diversi minuti. L’emozione c’è, è germogliata e si è diffusa. Il Killer non ha niente di speciale, è come tutti una persona con sentimenti.