Arrivato su Netflix lo scorso 9 settembre, The Silencing – Senza voce sta raccogliendo molte manifestazioni d’interesse. Merito di grandi premesse che vanno a costituire un’impalcatura da thriller, che seppur già vista, è degna di una certa curiosità. A cui si aggiungono il design e la particolarità delle attitudini del killer. Eppure il film perde progressivamente mordente, come sottolineavamo nella nostra recensione, con il passare dei minuti. Proviamo quindi ad analizzarli in questa spiegazione del finale di The Silencing – Senza voce.
The Silencing – Senza voce: perché Alice lascia fuggire il killer?
Il primo contatto tra Rayburn e il killer mascherato arriva circa a metà film. Dopo un primo scontro, il personaggio interpretato da Nicolaj Coster-Waldau riesce a tornare a casa portandosi dietro una ragazzina in pericolo recuperata nella riserva. Qua viene raggiunto dall’assassino con cui ha un primo scontro. L’uomo mascherato lo mette K.O ma in quel momento arriva lo sceriffo a cui Annabelle Wallis presta il volto. La donna lo tiene sotto mira ma sente il tipico rumore delle nocche che è solito riprodurre il fratello. A quel punto, convinta di trovarsi davanti a Brooks decide di sparare a Rayburn e di lasciar fuggire il personaggio mascherato.
The Silencing – Senza voce: chi è il killer
Si scopre presto che Brooks, nonostante abbia i suoi problemi con la legge, non ha niente a che fare con il killer delle ragazzine. Allora come faceva l’assassino a sapere del rumore delle nocche? Lo si scopre poco più avanti. Rayburn infatti aveva visto un pick-up senza targa nella sua riserva e l’aveva segnato con una piccola x sulla carrozzeria. Si mette a pedinare dei modelli di veicolo simili finché non trova quello giusto. Il pick-up appartiene ad un anziano ma spesso viene preso in prestito dal suo vicino di casa.
Rayburn entra nell’abitazione di quest’ultimo, scopre uno scantinato dove ci sono inquietanti ritagli di giornale e una ragazza sedata su un lettino. Viene preso alle spalle e sedato anch’egli ma prima di perdere i sensi lo vede in faccia: si tratta del medico legale, il Dottor Boone. È il medico legale della contea, un ruolo perfetto per insabbiare e nascondere le proprie tracce. E durante un incontro con Brooks aveva anche sentito e visto il suo tic con le nocche, cosa che poi lo ha aiutato una volta che si è ritrovato davanti lo sceriffo Gustafson. A quel punto Boone non deve far altro che liberarsi di Rayburn.
Le motivazioni dell’assassino e il finale di The Silencing – Senza voce
Boone riporta quindi Rayburn nella riserva per liberarlo e dargli la caccia. Si tratta dello scontro finale e ai due uomini si aggiungerà anche lo sceriffo Gustafson che ormai ha scoperto tutto l’intreccio. Rayburn gioca però in casa: è la sua riserva, ne conosce ogni angolo e sa dove sono le trappole da lui stesso posizionate. La preda diventa quindi cacciatore e l’uomo riesce a tendere l’agguato al killer. Rayburn, ormai in controllo della situazione, chiede a Boone il motivo dietro la scia degli omicidi. Come impariamo si tratta di una sorta di vendetta morale del medico, il quale aveva perso molti anni prima la figlia, uccisa da un automobilista ubriaco. Rayburn a quel punto decide di uccidere l’assassino, sotto gli occhi dello sceriffo, gettandolo in una delle sue trappole.
Siamo ai minuti finali. Scopriamo che ufficialmente il dottor Boone è ancora in fuga perché lo sceriffo non ha mai raccontato al resto delle autorità come è andata a finire la storia. Il fienile dove Brooks era stato torturato e dove aveva compiuto i suoi atti illeciti viene demolito, a rappresentare la fine di un capitolo oscuro della sua vita. Rayburn e la moglie riescono finalmente a celebrare il funerale della figlia e l’uomo, nell’ultima scena del film, getta una bottiglia di whiskey chiusa nel fiume dietro casa. La stessa che aveva comprato il giorno della scomparsa della ragazza, come a chiudere il cerchio ed a superare un senso di colpa che si portava dietro da tanto.