Grazia Letizia Veronese, nata a Limbiate, nel monzese, nel luglio del 1943 è la moglie di Lucio Battisti, ed è stata un’autrice musicale, nota con lo pseudonimo di Velezia. Proprio con questo nome ha firmato i testi di E già, primo album di Lucio Battisti scritto senza la collaborazione di Mogol, pubblicato nel settembre del 1982. Dai più considerata “la Yoko Ono del pop italiano”, per aver in qualche modo favorito, come vedremo, la separazione della coppia Battisti-Mogol, ha avuto comunque un ruolo chiave nella seconda parte della carriera del cantautore di Poggio Bustone. Veronese e Battisti si sono conosciuti nel 1968 e si sono sposati nel 1976. Nel 1973 hanno avuto il loro unico figlio, Luca Carlo Filippo. Oggi madre e figlio vivono a Rimini.
Grazia Letizia Veronese inizia a respirare aria di musica lavorando come segretaria del leggendario clan di Adriano Celentano. Nel 1968 incontra a Sanremo Lucio Battisti e iniziano una relazione che sfocia nel matrimonio celebrato il 3 settembre 1976. I due hanno già un figlio, Luca Carlo Filippo, nato il 25 marzo 1973.
Si è sempre speculato molto sull’influenza della Veronese nella vita artistica del marito. Sebbene la diretta interessata non abbia mai risposto alle accuse specifiche, la vulgata vuole che sia stata proprio lei a far rompere il sodalizio Mogol-Battisti. Motivo del contendere, l’annosa questione dei diritti d’autore da ripartire in maniera uguale fra di loro. A parte questo, l’azione della Veronese è stata effettivamente importante dopo la morte di Lucio Battisti nel 1998.
La Veronese, poi, sarebbe stata anche responsabile della mancata pubblicazione di un album postumo del Lucio nazionale. Altre accuse riguardano il fatto che fosse stata lei a gettare via i fiori portati dai fan al cimitero di Molteno, sulla tomba del marito. Le cui spoglie sono state traslate nel 2013 e successivamente cremate.
La vedova del cantautore, inoltre, ha bloccato ogni tipo di iniziativa fatta per celebrare Battisti. O la pubblicazione di cover, CD e DVD. Una scelta aspramente criticata dagli addetti ai lavori, poiché non riusciva a valorizzare la memoria di uno degli artisti più importanti del nostro panorama musicale. Per citare solo un esempio, nel 2005 diffidò i Dik Dik dall’inserire in un loro DVD la canzone Vendo casa, che Battisti scrisse per loro nel 1971. La Veronese definì il gruppo “Pezzenti che sfruttano mio marito“.
In realtà, dall’inizio degli anni ’80 lo stesso Battisti aveva deciso di non apparire più (proprio come la sua partner d’eccellenza Mina). Dal suo punto di vista, la Veronese, dunque, avrebbe solo continuato a seguire la strada indicata dal marito quando era in vita. Ciò non ha comunque impedito a molti giornalisti musicali di chiedere un trattamento diverso.
Soprattutto per quanto riguarda la presenza di brani di Battisti sulle varie piattaforme streaming. Solo a settembre del 2019, dopo una lunga causa legale, gli album di Lucio Battisti (fino al 1980) sono approdati su Spotify, Apple Music, Google Music, Deezer e Tidal.