Franco Caracciolo, nato il 6 marzo1944 a San Martino in Pensilis, in provincia di Campobasso, è stato un attore, tra i più apprezzati caratteristi della commedia italiana, e oggi è ricordato per lo stile e l’umorismo delle sue interpretazioni di personaggi omosessuali. Nato in una famiglia con ascendenze nobili, Caracciolo, ha raggiunto la notorietà sul finire degli anni ’80 grazie alla partecipazione del programma di Renzo Arbore, Indietro tutta!, dove figurava tra le Ragazze Coccodè, ma fece anche parte del trio delle Sorelle Bandiera, nelle formazioni successive a quella originaria. Legato da grande amicizia a Rocco Siffredi, lavorò con Fellini ma anche in Io, Caligola di Tinto Brass e nei film di Pierino. Caracciolo è morto il 3 novembre 1992 per complicazioni legate all’AIDS.
Nato nella casa dei nonni materni (non aristocratici) Franco Caracciolo crebbe in una nobile famiglia meridionale. Suo padre Marcello, infatti, era principe di Avellino e Torchiarolo. La sua figura molto severa e tradizionalista si rivelerà poi cruciale nella vita di Caracciolo. Fin da piccolo, infatti, veniva guardato con sospetto dai familiari per i suoi atteggiamenti ritenuti troppo femminili. Per dirne una, amava giocare con le bambole della sorella maggiore Maria Carmela.
Proprio per questo suo padre, molto legato al fascismo e in particolare alla controversa figura del dottor Nicola Pende, fondatore dell’eugenetica, spinse per sottoporre il figlio a cure ormonali prescritte da Pende per “tornare maschio”. Come spiega WikiPink, la terapia prevedeva anche esercizi molto pesanti, docce fredde. E soprattutto dolorose iniezioni di testosterone. Portato in giro per l’Italia come testimonial del successo della “cura”, Franco Caracciolo in realtà rimase sempre sé stesso.
Anzi, commentò sempre la cosa con grande ironia. Un giorno raccontò che Pende sarebbe stato felice di ricevere un grazie da parte sua per averlo reso uomo. “Nì, vorrei proprio incontrarla adesso, la Pende, e dirle: ‘Professooore! Grazie, lei ha fatto di me… una vera donna!’“, sarebbe stata invece la risposta di Caracciolo.
Arrivò al cinema grazie a Federico Fellini che lo volle in Otto e ½, Toby Dammit, Satyricon e Roma. Da quel momento Caracciolo non abbandonò mai Cinecittà partecipando a numerosissime commedie all’italiana (non tutte memorabili). Il suo ruolo era sempre quello dell’omosessuale. Leggenda narra che sia stato lui a coniare l’intercalare Nì, una romanizzazione dell’honey americano. Portato al successo poi da Renato Zero.
Soprannominato con cattiveria “la princessita di non so dove” dal poeta omosessuale Dario Bellezza, frequentava anche i cabaret della capitale, dov’era protagonista di molti spettacoli en-travesti. Lavorò anche con Oreste Lionello al Bagaglino di Castellacci e Pingitore. Scrisse con lo pseudonimo di Gianni Darelli per la rivista pornografica “OS-Settimanale dei quattro sessi” di cui nel 1972 divenne direttore.
Se gli anni ’70 sono stati vissuti lontano dai riflettori, la svolta arrivò con la partecipazione a Indietro Tutta! in qualità di Ragazza Coccodè. Entrò anche a far parte del trio delle Sorelle Bandiera nel 1990, al posto di Tito Le Duc. Poi si ammalò di AIDS. Morì nel novembre del 1992 all’ospedale Spallanzani di Roma, a causa di una polmonite dovuta al virus. Oggi è sepolto al cimitero di Prima Porta, a Roma.
Di Caracciolo si sta tornando a parlare molto in questi giorni per la sua amicizia con Rocco Siffredi, raccontata nella miniserie di Netflix, Supersex.