Grazia Letizia Veronese ha inviato una lettera a Mogol in cui dice la sua sul suo rapporto con Lucio Battisti, uno dei più celebri volti della canzone pop italiana. La moglie di Battisti si è espressa in modo estremamente duro nei confronti di Mogol, accusato di avvantaggiarsi del nome di Lucio Battisti e di aver intentato tre cause contro la famiglia, a dispetto della stima manifestata sui media. Inoltre, sottolinea la signora, Mogol non avrebbe mai fatto avere una lettera a Lucio, quando era malato e ricoverato in ospedale, e su questo punto Mogol ha replicato nelle ultime ore. Secondo Veronese inoltre, il paroliere avrebbe appena aperto un nuovo contenzioso contro la famiglia Battisti. La battaglia legale sul patrimonio del cantautore dura da anni, ed è stata segnata da continui colpi di scena. Non ultimo, la vittoria degli eredi ottenuta in tribunale contro la Sony solo il 6 settembre scorso. Vittoria che ribadisce il ruolo attivo di vedova e figlio nella gestione dell’eredità artistica di Lucio, e che quindi potrebbe tornare in qualche modo utile per riprendere in mano anche il contenzioso in atto con Mogol, che pretende lo sfruttamento commerciale dell’eredità di Lucio Battisti.
Nella lettera indirizzata a Mogol, Grazia Letizia Veronese ha scritto: “Eccomi qui. Sono passati 25 anni da quando Lucio Battisti non è più fra noi. Noto, caro Giulio, che non perdi occasione pubblica per spargere il tuo miele su Lucio, dichiarando di averlo amato tanto: io credo che tu abbia ragioni per amarlo molto di più adesso, visto che ancora oggi, dopo un quarto di secolo dalla sua morte, non ti riesce di separare il suo nome dal tuo. Noto anche che, in queste occasioni, non fai mai alcun cenno alle innumerevoli cause che hai intentato dopo la morte di Lucio: tre gradi di giudizio per una questione di confini, due gradi di giudizio per un risarcimento danni, per perdita di chance: una causa che, visto l’esito, ha costretto in liquidazione le Edizioni Acqua Azzurra. Ed ecco ora, dopo sette anni dalla sentenza del 2016, una nuova identica causa, questa appena nata, ma ancora per perdita di chance”.
La donna prosegue: “Ti ricordo (fra parentesi) che sono ancora in attesa di una risposta alla lettera che ti ho scritto il 10 giugno del 2020, quando eri Presidente effettivo della Siae. Sono passati tre anni e hai ritenuto di ignorare quella lettera ma, nel frattempo, hai continuato a produrre programmi che hanno al centro Lucio Battisti (che, consentimi il termine, è diventato il tuo passe-partout). Infine, per quanto riguarda la salute di Lucio e le cause della sua morte, ti chiedo gentilmente di lasciar perdere le tue infondate supposizioni e ogni altra illazione.
Ti chiedo soltanto di rispettare la sua dignità di uomo, dopo avere tanto lusingato la sua figura di artista”.
Grazia Letizia Veronese chiosa: “A tal proposito, ti invito a non raccontare più la commovente storia della lettera consegnata di nascosto a Lucio, ora da un’infermiera, ora da un medico, ora da un non meglio identificato professore. Voglio precisare, una volta per tutte, che mio marito in quei giorni lottava per la sua vita, che nessuno ha mai ricevuto una tua lettera, che Lucio in quegli stessi giorni non è stato mai lasciato solo e che non ha mai pianto, tantomeno ricordando la vostra amicizia. Ti rammento che il vostro sodalizio artistico si era interrotto nel lontano 1980. Sono passati ormai 43 anni, Giulio! Senza rancore”.
Immediata la risposta di Mogol, che ha dichiarato: “Non ho letto la lettera ma sono stato informato. Sulle vertenze giudiziarie si sono espressi e si esprimeranno i magistrati. Ma non mi interessa replicare. Se non su un paio di particolari. Mi dispiace si possa anche soltanto immaginare che io mi sia inventato di aver fatto avere una lettera a Lucio nel periodo finale della sua malattia. Non so che motivo avrebbe potuto spingermi a raccontare una bugia. Tra l’altro, fu un medico a rendere testimonianza della cosa, parlandone con una giornalista”.
Alla domanda sui motivi della fine del sodalizio artistico con Lucio Battisti, Mogol ha risposto: “Per la milionesima volta: non litigammo, non ci fu nulla di personale. Fu una questione economica. Io trovavo giusto che i diritti sulle canzoni fossero ripartiti paritariamente tra noi, nonostante la legge dicesse un’altra cosa. Lui inizialmente sembrava d’accordo, invece andò a casa e cambiò idea e ci separammo. Tutto qui”.