Mike Flanagan nasce il 20 settembre 1978 a Salem. Sì, quella Salem. E forse proprio per questo non poteva che appassionarsi ai racconti dell’orrore, al folklore, alle storie di famiglie devastate da strane e imperscrutabili credenze. Sembra quasi che anche lui, come molti dei suoi personaggi, sia venuto al mondo con un destino da (in)seguire, ovvero essere un autore horror. Ripensare e riadattare il genere alle esigenze contemporanee, tanto tematiche quanto legate ai nuovi metodi di fruizione. Perché forse l’horror, tra tutti i generei, è quello che paradossalmente più necessita di continui aggiornamenti vicini al sentire comune. Le icone, i Mostri (con la M maiuscola), gli stili, sono dei veicoli e possono rimanere gli stessi nel tempo.
Ma le paure che si insinuano in noi, i mostri (con la m minuscola) che vediamo tutti i giorni e che ci angosciano, cambiano e mutano in base al periodo. Flanagan da anni ha preso questa via di rivisitare i grandi autori e i miti dell’horror, adeguandone i reconditi timori al contesto odierno. La sua strada non poteva quindi che incrociare quella dell’autore che più di ogni altro ha decodificato il genere per come lo conosciamo oggi. Così La caduta della Casa degli Usher è diventata l’ambiziosa sfida di quel ragazzino di Salem alle prese con il mito di Edgar Allan Poe.
Edgar Allan Poe e la base dell’horror moderno
I racconti dell’orrore sono sempre esistiti, se ne trovano traccia nei testi sacri o in antichi poemi. Ma il genere acquista autonomia e dignità in un momento ben preciso, nel ‘700 post-illuminista. Ovvero in una fase in cui la ragione sembrava aver la forza di sopperire a ogni tipo di dubbio. Una fase in cui, per tornare a un linguaggio relativo al mondo dell’intrattenimento, sembrava che la “tensione” potesse scomparire. In quel momento nasce il romanzo gotico che, nel tentativo di scavalcare l’imperante presenza del raziocinio, introduce una componente sovrannaturale pur rilegandola sempre a contesti specifici, spesso isolati come vecchi castelli.
È con Edgar Allan Poe nella prima metà del 1800 che, come detto, abbiamo una moderna decodifica del genere. Alla componente sovrannaturale, come quelle legate ai fantasmi, si aggiunge un orrore più vicino, più psicologicamente profondo e non più circoscritto ma portato a contesti comuni. Poe ci mostra ogni tipo di terrore attraverso una scrittura potente, evocativa ma accessibile. Tra poesie, saggi, racconti (e un unico romanzo) introduce tutti i temi che ancora oggi ci portiamo dietro, crea la maggior parte delle regole del genere (a margine: inventa anche il genere del giallo deduttivo), diventando il progenitore dell’horror.
La difficoltà di adattare Poe
Proprio per il ruolo all’interno del genere e della cultura di massa, esiste una lunga tradizione di adattamenti audiovisivi di opere di Poe. Lungometraggi, cortometraggi, serie tv (o singoli episodi), ogni racconto dell’autore americano ha ricevuto svariate trasposizioni. Per questo l’annuncio di una nuova serie tv Netflix di Flanagan che portava lo stesso titolo di un racconto di Poe non aveva destato particolare sorpresa. Eppure è bastato aprire la lista degli episodi per capire che si trattava di ben altra operazione. Con La caduta della Casa degli Usher Flanagan non adatta un racconto. Non adatta neanche “i racconti più famosi”.
Adatta Edgar Allan Poe. Crea una visita all’interno dell’immaginario del padre dell’horror, una sorta di dimostrazione di come quelle parole scritte quasi due secoli or sono possano evocare sentimenti – perché l’horror quello deve fare – ancora oggi. Le citazioni e i riferimenti, come vi abbiamo già raccontato, sono innumerevoli, fin dalla struttura, dalla narrazione in prima persona e comprendono personaggi, luoghi, situazioni, interi racconti, poesie e anche quel singolo romanzo. E Flanagan si diverte facendo esattamente quello che scrivevamo all’inizio di questo articolo: mantiene il veicolo (stile, icone, Mostri) e aggiorna la fonte delle paure.
Il “Poe Toaster” di Mike Flanagan
Nel corso degli anni Flanagan si è più volte cimentato nell’adattamento di grandi autori horror: Shirley Jackson, Henry James, Stephen King (due volte, in attesa della terza con il prossimo lungometraggio). Il tutto mantenendo buona parte del cast, come se fosse una compagnia teatrale. Spesso è stato tacciato di furbizia e in alcuni casi supponenza. L’impressione – per chi scrive – è invece sempre stata che si tratti di ambizione e soprattutto di uno smisurato amore per il genere. C’è fantastica storia che riguarda Edgar Allan Poe, ovvero quella legata al “Poe Toaster”.
Dagli anni ’30, anche se le prime testimonianze su carta stampata sono del 1950, ogni 19 gennaio in occasione dell’anniversario della nascita di Poe, una figura vestita di nero e con un borsalino si è recava a Baltimora sulla tomba dello scrittore. Qua, dopo aver brindato con un bicchiere di cognac, lasciava tre rose rosse e la stessa bottiglia mezza vuota. Una pratica andata in atto ininterrottamente fino al 2009, occasione del 200° anniversario della nascita. Guardando La Caduta della Casa degli Usher, soprattutto pensando al finale dove la donna misteriosa lascia sulla tomba di ogni membro della famiglia un oggetto simbolico, sembra che Flanagan abbia voluto mettere in scena il suo “Poe Toaster”. Uno speciale brindisi a colui che ha plasmato il genere e i sentimenti che il ragazzino di Salem ha imparato ad amare. Tre rose, una mezza bottiglia di cognac e una serie tv.