Su Netflix è appena arrivata la serie tv messicana Le vedove del giovedì, tratta dal romanzo omonimo del 2005 della scrittrice argentina Claudia Piñeiro e su cui era già stato basato un lungometraggio di successo nel 2009. Come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione della serie, Le vedove del giovedì ha tutti gli ingredienti per piacere ad un pubblico molto vasto: drammi, intrecci passionali, suspence e un intrigante mistero da risolvere. Il tutto condito dalle atmosfere tipiche della soap opera. Sotto una superficie da “guilty pleasure”, da intrattenimento puro, si nasconde però una critica molto affilata e puntuale al mondo che la serie racconta: quello dei superricchi, il cui unico interesse è quello di mantenere il proprio status e le apparenze, anche con gli amici più intimi.
Nei sei episodi che compongono la serie – ognuno, a parte il primo, dedicato ad una delle famiglie protagoniste – la critica si fa sempre più puntuale, evidenziando la duplice anima di una storia capace di parlare di discriminazione e classismo nel modo più efficace possibile. Il mondo in cui l’autrice ha ambientato il suo romanzo, di cui ha lei stessa fatto parte, è quello di una comunità isolata e volutamente distaccata dal resto del mondo, dai “poveri”, ma che subisce gli effetti della crisi economica che al tempo colpì gravemente l’Argentina: al centro del libro di Claudia Piñeiro c’è infatti il periodo dei primi anni Duemila, momento di crisi che colpi in maniera drammatica l’economia del suo paese e fece tremare lo status quo consolidato.
Nella serie Netflix cambiamo completamente ambientazione, ci spostiamo infatti in Messico, ma le premesse che danno il via alla storia variano di poco: ci troviamo in un complesso residenziale di lusso, Los Altos de las Cascadas, volutamente separato dalla realtà fatta di povertà e delinquenza del resto del paese. Una comunità idilliaca che non è però immune ai ribaltamenti della fortuna ed in cui segreti e marciume prima o poi vengono a galla: nell’articolo che segue approfondiremo il significato della serie e la spiegazione del finale di Le vedove del giovedì, cercando di mettere in luce i temi più importanti di questa storia.
Una comunità privilegiata
A Los Altos de las Cascadas vivono numerose famiglie benestanti, in particolare conosceremo cinque di loro: quella degli Scaglia, il cui capofamiglia Tano (Omar Chaparro) è un importante dirigente d’azienda, quella dei De la Luna, molto religiosi e interessati alla politica, quella degli Andrade, in cui il famoso chirurgo estetico Ernesto a trasformato l’aspetto della moglie, quella dei Guevara, in cui l’agente immobiliare Mavi (Cassandra Ciangherotti) è l’unica a lavorare e, infine, i Maldonado, appena arrivati in Messico dalla Spagna. Ma chi sono le vedove del giovedì? Le mogli di Las Cascadas – tra cui le protagoniste Teresa (Irene Azuela), Mavi, Mariana (Zuria Vega), Lala (Mayra Hermosillo) e la new entry Carla (Sofía Sisniega) – che si incontrano ogni giovedì per scambiarsi confidenze e pettegolezzi, mentre i loro mariti giocano a domino e bevono insieme.
A dare il via alla storia, e al viaggio nei segreti più reconditi di tutte queste famiglie, un fatto drammatico che nel primo episodio – in occasione del 26 di dicembre – sconvolge irrimediabilmente le vite dei personaggi: Tano, Martìn de la Luna e Gustavo Maldonado vengono trovati morti nella piscina di casa Scaglia, fulminati mentre nuotavano ubriachi. Anche Ronie, il marito di Mavi, aveva partecipato alla festa con gli amici, ma si era allontanato poco prima del mortale incidente, apparentemente sconvolto; arrivato a casa, non in sé a causa dell’alcol e della marijuana (che l’uomo coltiva nella sua serra), cade dalla finestra del secondo piano ferendosi gravemente. Per fortuna Mavi, appena rientrata, lo trova e porta velocemente in ospedale.
Ma la morte di Tano, Martin e Gustavo è realmente accidentale? O dietro quanto accaduto si nasconde qualcosa di più?
I segreti delle famiglie
Episodio dopo episodio vengono svelati tutti i segreti delle famiglie protagoniste e scopriamo che ognuna di loro nascondeva qualcosa. Tano Scaglia ha da poco perso il lavoro; Martìn de la Luna ha lasciato il partito politico di cui la sua famiglia faceva parte da generazioni, ma è andato in banca rotta cercando di mettersi in proprio; Gustavo Maldonado abusa fisicamente la moglie Carla, di cui era estremamente geloso, Ronnie, infine, è fallito in tutte le imprese intraprese nella sua vita, scaricando tutto sulle spalle della moglie. Solo Ernesto ha successo lavorativamente, rifugge infatti la compagnia degli altri mariti che ritiene troppo diversi da lui, ma l’unico modo che conosce per dimostrare amore alla moglie è migliorandone l’aspetto fisico tramite la chirurgia estetica. Saranno i figli degli unici due uomini del gruppo a non morire quel 26 di dicembre a scoprire la verità di quanto accaduto: Ramona, la figlia adottiva di Mariana ed Ernesto, e Juandi, il figlio dei Guevara, hanno l’abitudine di filmare quanto accade nel vicinato e per casualità, la sera dell'”incidente” assistono a tutto quello che succede.
Tano, disperato per la sua situazione economica, cerca di convincere gli amici a togliersi con lui la vita, convinto che sia l’unico modo per salvare le famiglie (che verrebbero “ripagate” della perdita con i soldi dell’assicurazione). Martìn accetta, sconfitto dai problemi di soldi e odiandosi per essere costretto a far trasferire la famiglia fuori da Las Cascadas; Gustavo decide di partecipare perché disperato dopo che Carla lo ha finalmente lasciato; Ronie, invece, seppur quasi convinto dalle insistenze di Tano, che lo accusa di essere un peso morto per la sua famiglia, si tira indietro all’ultimo momento. Per uccidersi e portare con se i suoi amici Tano fa cadere in piscina una delle macchine sparaneve che con Teresa aveva noleggiato per la festa di Natale, ed i tre muoiono per elettroshock all’istante. Ramona e Juandi, osservando di nascosto la scena, scoprono che è lo stesso Tano ad uccidere Gustavo, l’uomo aveva infatti cambiato idea all’ultimo e aveva cercato di uscire dalla piscina, l’altro lo ha però colpito ed annegato perché non se ne andasse.
Suicidio o omicidio?
La morte dei tre uomini deve essere necessariamente accidentale perché le loro famiglie riscuotano i soldi delle assicurazioni. Ernesto, infatti, essendo accorso per primo a casa di Tano si era accorto che Gustavo era stato ucciso e, per mantenere l’apparenza di un incidente, a salvare così le reputazioni di tutti, aveva sistemato velocemente il naso rotto di Gustavo. La verità – filmata da Ramona e Juandi – può mettere però tutti in pericolo: i due decidono di rivelarla alle proprie madri nel giorno del funerale dei tre uomini, mandando il video dell’omicidio/suicidio nella chat di gruppo delle vedove del giovedì. Tra le donne scoppia comprensibilmente il panico ma, parlando con una altro vicino, Alfredo (il primo ad aver suggerito l’idea del suicidio a Tano…), decidono di mantenere il segreto per ottenere i soldi dell’assicurazione. Nel finale le ritroviamo tutte alla festa di capodanno in casa di Lala, la moglie di Martìn, che continua insieme alle altre vedove (ora realmente) quasi come se nulla fosse accaduto.
Tano il coraggioso?
Tano è colui che idea il piano che porterà alla morte sua e dei suoi amici. L’uomo sceglie di uccidersi per salvare la famiglia facendo una scelta apparentemente coraggiosa, o almeno questo è quello che racconta a sé stesso. Nell’episodio che è dedicato alla famiglia Scaglia scopriamo che il coraggio è l’attributo che l’uomo considera più importante: coraggio di farcela da solo senza l’aiuto del suo ricco padre, coraggio di tentare imprese sconsiderate ma vincenti sul lavoro, ecc… Anche Teresa glielo ripete in continuazione: lui è il più coraggioso tra tutti, quello che osa, che guarda più in alto. Ma è veramente così? La scelta di uccidersi potrebbe sembrare ai suoi occhi coraggiosa, ma in realtà è tutto il contrario, l’uomo sceglie infatti di non affrontare i suoi problemi e il biasimo del resto della famiglia, decide di uscire di scena in maniera veloce e indolore. Portare con sé i suoi amici, poi, è l’ennesima prova della sua codardia, Tano non ha infatti il coraggio di uccidersi da solo. Il gesto estremo nei confronti di Gustavo conferma quanto l’uomo non potesse permettere che gli altri lo abbandonassero.
Come ripete spesso, Tano deve essere padrone del suo tempo e delle sue scelte per sentirsi realizzato ed in pace con sé stesso, ancor meglio se può controllare anche quelle degli altri. Dietro il suicidio non c’è quindi la volontà di aiutare i propri familiari ma quello di non dover affrontare l’inevitabile perdita di status. Lui e Teresa non sarebbero più stati la famiglia più in vista di Las Cascadas, non sarebbero più stati al centro delle loro cerchie sociali. La scelta migliore, quindi, è quella meno coraggiosa possibile: non affrontare la vergogna e togliersi la vita.
Nascondere i propri peccati
C’è redenzione per queste famiglie che hanno perso mariti ed amici? Assolutamente no, infatti Teresa, Mariana e Lala decidono di andare avanti con le loro vite, nascondendo quello che hanno fatto Tano, Martin e Gustavo. La scelta, per mantenere le loro vite come sono sempre state, è quella di insabbiare tutto, di nascondere l’orrore dietro una patina di felicità e benessere. Mariana, che non ha perso il marito, teme di dover rinunciare alla sua posizione nella cerchia delle sue amiche, e quindi si fa complice del silenzio e decide di restare in silenzio. L’unica per cui le cose sembrano essere cambiate è Mavi: dopo aver scoperto che anche il marito avrebbe voluto togliersi la vita il rapporto con lui migliora, i due decidono infatti di ricominciare. Nel monologo finale, Mavi ci fa intendere che forse lei e la sua famiglia se ne andranno da Las Cascadas, ricostruendosi una vita in un luogo in cui possano essere sinceri gli uni con gli altri, senza il bisogni di nascondere terribili segreti.